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Rette disabili in RSA
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Lettera 
21 aprile 2009 0:00
 
Buon giorno,
Mia madre di 69 anni è affetta da una malattia neurodegenerativa rara, completamente allettata. Vive grazie a ventilazione invasiva (tracheostomia) ed alimentazione artificiale (PEG).
E' cosciente ma, non in grado di comunicare verbalmente.
Da circa un anno è ricoverata presso una RSA in provincia di Milano.
Percepisce una pensione minima + accompagnamento per un tot. di circa 1100 euro mensili.
E' vedova e, prima del ricovero, viveva con mio fratello. Siamo 4 figli.
La retta giornaliera in RSA è di circa euro 200. Ai familiari viene richiesto un contributo giornaliero di Euro 40.00. La restante parte della retta viene sostenuta dalla ASL.
L'RSA però non fornisce biancheria intima e pigiami, quindi tutte queste spese sono ancora a carico dei familiari.
Abbiamo chiesto informazioni per avere un rimborso o un aiuto ai vari enti competenti nonchè alla stessa RSA e tutti confermano che dobbiamo contribuire con i 40 euro giornalieri.
E' giusto il contributo che ci viene richiesto, calcolando che se non ci fossimo noi figli mia madre non sarebbe in grado di sostenere queste spese?
In caso affermativo possiamo chiedere aiuto al comune o ai servizi sociali?
Se si, in che modo? Si può fare richiesta per avere un rimborso o un contributo economico?
Vorrei anche segnalare che mia madre necessita di visite mediche specialistiche periodiche.
Ogni volta che servono controlli più specialistici e siamo costretti a trasportare la mamma in ospedale, dobbiamo utilizzare un' ambulanza con la presenza tassativa di un medico rianimatore. Tutti i costi sono a nostro carico. (l'ultimo trasporto ci è costato Euro 800,00 e nonostante le nostre richieste, nessuno ha contribuito al pagamento della tariffa).
Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto!
Valeria, da San Vittore Olona (MI)

Risposta:
andiamo con ordine. Se l'ingresso in RSA e' avvenuto tramite i servizi sociali (e riterremmo di si', altrimenti l'ASL non pagherebbe) dovete chiedere la rideterminazione della quota pagata dall'utente al Comune. Consideri che nulla puo' essere richiesto ai parenti (per legge) e che nel calcolo della compartecipazione dovuta da sua madre non va computata l'indennita' di accompagnamento. Al massimo dunque il Comune e la RSA potrebbe richiedere al degente l'80-90% (il resto, computato come franchigia varia da Comune a Comune) della pensione vera e propria. Il nostro consiglio e' quindi di chiedere al Comune la rideterminazione della quota e in caso cio' non avvenga, o avvenga non secondo legge, ricorrere al TAR entro 60 giorni dal provvedimento del Comune.
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Buon giorno,
Mia madre di 69 anni è affetta da una malattia neurodegenerativa rara, completamente allettata. Vive grazie a ventilazione invasiva (tracheostomia) ed alimentazione artificiale (PEG).
E' cosciente ma, non in grado di comunicare verbalmente.
Da circa un anno è ricoverata presso una RSA in provincia di Milano.
Percepisce una pensione minima + accompagnamento per un tot. di circa 1100 euro mensili.
E' vedova e, prima del ricovero, viveva con mio fratello. Siamo 4 figli.
La retta giornaliera in RSA è di circa euro 200. Ai familiari viene richiesto un contributo giornaliero di Euro 40.00. La restante parte della retta viene sostenuta dalla ASL.
L'RSA però non fornisce biancheria intima e pigiami, quindi tutte queste spese sono ancora a carico dei familiari.
Abbiamo chiesto informazioni per avere un rimborso o un aiuto ai vari enti competenti nonchè alla stessa RSA e tutti confermano che dobbiamo contribuire con i 40 euro giornalieri.
E' giusto il contributo che ci viene richiesto, calcolando che se non ci fossimo noi figli mia madre non sarebbe in grado di sostenere queste spese?
In caso affermativo possiamo chiedere aiuto al comune o ai servizi sociali?
Se si, in che modo? Si può fare richiesta per avere un rimborso o un contributo economico?
Vorrei anche segnalare che mia madre necessita di visite mediche specialistiche periodiche.
Ogni volta che servono controlli più specialistici e siamo costretti a trasportare la mamma in ospedale, dobbiamo utilizzare un' ambulanza con la presenza tassativa di un medico rianimatore. Tutti i costi sono a nostro carico. (l'ultimo trasporto ci è costato Euro 800,00 e nonostante le nostre richieste, nessuno ha contribuito al pagamento della tariffa).
Vi ringrazio anticipatamente per l'aiuto!
Valeria, da San Vittore Olona (MI)

Risposta:
andiamo con ordine. Se l'ingresso in RSA e' avvenuto tramite i servizi sociali (e riterremmo di si', altrimenti l'ASL non pagherebbe) dovete chiedere la rideterminazione della quota pagata dall'utente al Comune. Consideri che nulla puo' essere richiesto ai parenti (per legge) e che nel calcolo della compartecipazione dovuta da sua madre non va computata l'indennita' di accompagnamento. Al massimo dunque il Comune e la RSA potrebbe richiedere al degente l'80-90% (il resto, computato come franchigia varia da Comune a Comune) della pensione vera e propria. Il nostro consiglio e' quindi di chiedere al Comune la rideterminazione della quota e in caso cio' non avvenga, o avvenga non secondo legge, ricorrere al TAR entro 60 giorni dal provvedimento del Comune.
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