testata ADUC
Retta RSA
Scarica e stampa il PDF
Lettera 
25 febbraio 2009 0:00
 
Buongiorno.
Sono una giovane figlia (24 anni) di una mamma oramai nella fase terminale di un tumore al cervello, di cui è affetta da circa 23 anni. E' titolare di una pensione EMPACL di circa 440 euro, di pensione di invalidità al 100% e accompagnamento che ammonta a circa 700 euro quindi per un totale di 1140 euro mensili. Mio padre già da diverso tempo non lavora più visto che lei ha bisogno da sempre di cure continue quindi non percepisce reddito e in più è in attesa di riconoscimento di invalidità in quanto affetto anche lui da un anno da una grave patologia. Avevamo già provato a metterla in una RSA ma ci chiedevano una retta di 1500 euro e dopo un pò non siamo più riusciti a sostenerla. Io e mio fratello lavoriamo ma abitiamo con i nostri rispettivi compagni e già con 1000 euro al mese ciascuno è difficile vivere. Altri parenti vicini non ne abbiamo.
Ora le condizioni si sono aggravate e abbiamo dovuto ricoverarla per emorragia cerebrale.In ospedale dicono che non possiamo portarla a casa in quanto anche con l'assistenza domiciliare non saremmo in grado di curarla, ma allo stesso tempo non è in condizioni talmente gravi da essere in imminente pericolo di vita, quindi ci "consigliano" un ricovero in RSA. Questo permetterebbe oltre a curare lei, anche a curare mio padre che magari può riprovare a lavorare e rendersi autonomo.L'assistente sociale ci ha riferito di alcuni aiuti. Per il momento cercando notizie ho letto di notizie discordanti e francamente sconfortanti.
Le domande sono due:
1. Per le rette da noi pagate la prima volta possiamo fare qualcosa? la situazione era anche peggiore visto che e io e mio fratello nemmeno lavoravamo e abbiamo dovuto dilapidare fondi personali.
2. Per questo nuovo ricovero come dobbiamo comportarci da subito se tentano di farci pagare più di quello che mia madre prende di pensione? Dobbiamo fornire la documentazione ISEE anche di noi familiari? Noi non vogliamo tenerci la pensione di mia mamma ma nemmeno dover pagare più di quello che lei percepisce e non permettere di vivere noi familiari
La ringrazio davvero tanto della Sua cortese risposta.
Donatella, da Forlì (FC)

Risposta:
Il malato terminale ha diritto di vivere a casa propria. Ma quando ciò non è possibile,come nel caso di specie, deve essere ricoverato in una struttura come l'hospice, dove può ricevere tutta l'assistenza di cui ha bisogno e disporre di ogni comfort. L'Hospice è il luogo d'accoglienza e ricovero per malati terminali (soprattutto malati di tumore), ogni camera è dotata di un posto letto per il familiare per rendere l'ambiente più consono alle condizioni psico-fisiche dei malati.
La funzione attribuita all'Hospice è quella di completare l'offerta assistenziale extraospedaliera a favore dei pazienti oncologici in un contesto di integrazione tra i medici di medicina generale, assistenza territoriale e domiciliare, cure palliative e attività distrettuali per garantire una risposta efficace ai pazienti e ai loro familiari.
Il ricovero deve essere richiesto direttamente dal responsabile del reparto dove sua suocera è ricoverata (dimissioni protette e programmate.
I costi, molto più bassi di quelli della RSA, sono a totale carico del SSN.
SE comunque viene richiesto il ricovero in una RSA, sempre dal responsabile del reparto, l'art. 54 della legge 289/02 dispone che i costi sono a carico per il 50% del SSN e per il 50% del Comune di residenza il quale, sulla propria quota, può chiedere all'utente una compartecipazione proporzionale al valore del suo solo ISEE (D.lgs 130/00.
Per quello che avete pagato fino ad ora potete chiedere sicuramente il rimborso;
per il ricovero in RSA, pretendete il passaggio diretto dall'ospedale alla struttura e presentate solo l'ISEE dell'assistito.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento
Gianfranco Mannini
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
ADUC - Salute - Lettera - Retta RSA

testata ADUC
Retta RSA
Scarica e stampa il PDF
Lettera 
25 febbraio 2009 0:00
 
Buongiorno.
Sono una giovane figlia (24 anni) di una mamma oramai nella fase terminale di un tumore al cervello, di cui è affetta da circa 23 anni. E' titolare di una pensione EMPACL di circa 440 euro, di pensione di invalidità al 100% e accompagnamento che ammonta a circa 700 euro quindi per un totale di 1140 euro mensili. Mio padre già da diverso tempo non lavora più visto che lei ha bisogno da sempre di cure continue quindi non percepisce reddito e in più è in attesa di riconoscimento di invalidità in quanto affetto anche lui da un anno da una grave patologia. Avevamo già provato a metterla in una RSA ma ci chiedevano una retta di 1500 euro e dopo un pò non siamo più riusciti a sostenerla. Io e mio fratello lavoriamo ma abitiamo con i nostri rispettivi compagni e già con 1000 euro al mese ciascuno è difficile vivere. Altri parenti vicini non ne abbiamo.
Ora le condizioni si sono aggravate e abbiamo dovuto ricoverarla per emorragia cerebrale.In ospedale dicono che non possiamo portarla a casa in quanto anche con l'assistenza domiciliare non saremmo in grado di curarla, ma allo stesso tempo non è in condizioni talmente gravi da essere in imminente pericolo di vita, quindi ci "consigliano" un ricovero in RSA. Questo permetterebbe oltre a curare lei, anche a curare mio padre che magari può riprovare a lavorare e rendersi autonomo.L'assistente sociale ci ha riferito di alcuni aiuti. Per il momento cercando notizie ho letto di notizie discordanti e francamente sconfortanti.
Le domande sono due:
1. Per le rette da noi pagate la prima volta possiamo fare qualcosa? la situazione era anche peggiore visto che e io e mio fratello nemmeno lavoravamo e abbiamo dovuto dilapidare fondi personali.
2. Per questo nuovo ricovero come dobbiamo comportarci da subito se tentano di farci pagare più di quello che mia madre prende di pensione? Dobbiamo fornire la documentazione ISEE anche di noi familiari? Noi non vogliamo tenerci la pensione di mia mamma ma nemmeno dover pagare più di quello che lei percepisce e non permettere di vivere noi familiari
La ringrazio davvero tanto della Sua cortese risposta.
Donatella, da Forlì (FC)

Risposta:
Il malato terminale ha diritto di vivere a casa propria. Ma quando ciò non è possibile,come nel caso di specie, deve essere ricoverato in una struttura come l'hospice, dove può ricevere tutta l'assistenza di cui ha bisogno e disporre di ogni comfort. L'Hospice è il luogo d'accoglienza e ricovero per malati terminali (soprattutto malati di tumore), ogni camera è dotata di un posto letto per il familiare per rendere l'ambiente più consono alle condizioni psico-fisiche dei malati.
La funzione attribuita all'Hospice è quella di completare l'offerta assistenziale extraospedaliera a favore dei pazienti oncologici in un contesto di integrazione tra i medici di medicina generale, assistenza territoriale e domiciliare, cure palliative e attività distrettuali per garantire una risposta efficace ai pazienti e ai loro familiari.
Il ricovero deve essere richiesto direttamente dal responsabile del reparto dove sua suocera è ricoverata (dimissioni protette e programmate.
I costi, molto più bassi di quelli della RSA, sono a totale carico del SSN.
SE comunque viene richiesto il ricovero in una RSA, sempre dal responsabile del reparto, l'art. 54 della legge 289/02 dispone che i costi sono a carico per il 50% del SSN e per il 50% del Comune di residenza il quale, sulla propria quota, può chiedere all'utente una compartecipazione proporzionale al valore del suo solo ISEE (D.lgs 130/00.
Per quello che avete pagato fino ad ora potete chiedere sicuramente il rimborso;
per il ricovero in RSA, pretendete il passaggio diretto dall'ospedale alla struttura e presentate solo l'ISEE dell'assistito.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento
Gianfranco Mannini
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS