testata ADUC
Network problematiche fine vita
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Lettera 
2 gennaio 2009 0:00
 
Continuano ad arrivare mail dal Network sulla situazione di Eluana Englaro che pubblico, invitando chiunque ad inviarmi degli scritti da pubblicare:
----
Relativamente al caso di Eluana, mi restano grandi perplessità.
Mi tormenta il pensiero che a decidere siano i giudici (se una toga mi imponesse decisioni di questo tipo, getterei definitivamente il camice).
Nello stesso tempo l'alimentazione e l'idratazione forzate sono atto medico e, nel caso in questione, potrebbero configurarsi nella categoria del trattamento "futile", se non dell'"accanimento terapeutico".
Non capisco, tuttavia, perché la sospensione di tale trattamento debba necessariamente avvenire in una struttura, pubblica o privata che sia.
Ancora oggi, anche se con frequenza molto minore di un tempo, ci viene chiesto di riportare a casa pazienti terminali, perché muoiano nel proprio letto. Non l'ho mai negato, convinto come sono che il morire e l'accompagnare alla morte un proprio caro, richiedano pietas e riservatezza, difficilmente ottenibili da una "struttura".
Spero che Eluana possa morire avendo vicino qualcuno che le tiene la mano e le accarezza la fronte. Questo è forse il grande cruccio di suo padre, e lo capisco bene.
Non capisco viceversa il giudice, quando pretende che la morte debba verificarsi in una struttura dotata di assistenza medica.
dott. Gabriele Bittolo Bon (Direttore Reparto Medicina Interna - Ospedale dell'Angelo di Mestre)


Risposta:
La ringraziamo della lettera che ci ha inviato per conoscenza e che pubblichiamo su Cara Aduc.
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
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Lettera 
2 gennaio 2009 0:00
 
Continuano ad arrivare mail dal Network sulla situazione di Eluana Englaro che pubblico, invitando chiunque ad inviarmi degli scritti da pubblicare:
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Relativamente al caso di Eluana, mi restano grandi perplessità.
Mi tormenta il pensiero che a decidere siano i giudici (se una toga mi imponesse decisioni di questo tipo, getterei definitivamente il camice).
Nello stesso tempo l'alimentazione e l'idratazione forzate sono atto medico e, nel caso in questione, potrebbero configurarsi nella categoria del trattamento "futile", se non dell'"accanimento terapeutico".
Non capisco, tuttavia, perché la sospensione di tale trattamento debba necessariamente avvenire in una struttura, pubblica o privata che sia.
Ancora oggi, anche se con frequenza molto minore di un tempo, ci viene chiesto di riportare a casa pazienti terminali, perché muoiano nel proprio letto. Non l'ho mai negato, convinto come sono che il morire e l'accompagnare alla morte un proprio caro, richiedano pietas e riservatezza, difficilmente ottenibili da una "struttura".
Spero che Eluana possa morire avendo vicino qualcuno che le tiene la mano e le accarezza la fronte. Questo è forse il grande cruccio di suo padre, e lo capisco bene.
Non capisco viceversa il giudice, quando pretende che la morte debba verificarsi in una struttura dotata di assistenza medica.
dott. Gabriele Bittolo Bon (Direttore Reparto Medicina Interna - Ospedale dell'Angelo di Mestre)


Risposta:
La ringraziamo della lettera che ci ha inviato per conoscenza e che pubblichiamo su Cara Aduc.
 
 
 
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