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Due o tre cose che il professor Sirchia dovrebbe spiegare al ministro della Salute
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Articolo di Grazia Galli
19 settembre 2002 18:12
 
Ad una lettura attenta, molte delle notizie che pubblichiamo in questo numero confermano il crescente pessimismo sul futuro della ricerca medica nel nostro Paese. A destare un rinnovato ed urgente allarme non e' solo la cronica mancanza di investimenti, pubblici e privati, o l'innegabile mancanza di trasparenza nei programmi di riforma degli istituti di ricerca, che da anni vengono tessuti e disfatti nell'attesa di chissa' quale Ulisse. Vi e' di peggio. Nel disinteresse di tutti i girotondi o degli "XXX" Day e, apparentemente, di gran parte dei ricercatori italiani, una sorta di "proibizionismo" ideologico si e' definitivamente affermato anche nella ricerca scientifica. Con tutte le gravi conseguenze che cio' comporta per la salute, ma anche per la cultura e per l'economia di quanti vivono in questo Paese.

Da nessuna parte si e' infatti data notizia di importanti risultati ottenuti nei laboratori sparsi per il mondo, dove si tenta di capire come ottenere terapie rigenerative dalle cellule staminali. In queste ultime settimane sono infatti comparsi, sulle piu' autorevoli riviste scientifiche internazionali, numerosi articoli che non si limitano a confermare i dubbi avanzati da mesi sulla reale plasticita' delle cellule staminali adulte, ma ancora una volta dimostrano la miopia, politica e scientifica, di chi, come il nostro ministro della Salute, ha deciso di puntare su di esse tutte le speranze degli italiani, dei malati cosi' come dei ricercatori e dei (rari) imprenditori che hanno deciso di investire capitali (e lavoro) in questo (altrove?) promettente settore del biotech. Alcuni di questi studi sembrano, infatti, dare definitivamente ragione a quanti da tempo vanno spiegando quanto sia vano tentare di rintracciare nel genoma dello zigote, o di una cellula staminale embrionale, le evidenze sperimentali di concetti giuridico-filosofici quali "individuo", "anima" o via discorrendo. E, permetteteci di aggiungere, quanto sia immorale e politicamente irresponsabile, giocare su queste speculazioni obiettivi cosi' importanti come la salute.

Ma c'e' di piu'. Dal confronto dell'espressione genica nelle cellule staminali embrionali ed adulte, ematopoietiche o neuronali, giungono indicazioni che i geni espressi sono, grosso modo, gli stessi e che non vi sono grosse differenze neanche tra uomo e topo. Che fare dunque? Applicando alla lettera la somma dei sottili sillogismi utilizzati dalla Pontificia Accademia per la Vita, ripresi nel documento "l'embrione come paziente" dovremmo sacralizzare anche i simpatici topini e riconoscerne l'individualita' giuridica nel codice civile. Anche se cio' non dispiacerebbe a qualche animalista intransigente, l'assurdita' e l'impraticabilita' di una norma di questo genere e' evidente a tutti. Cio' che gli ultimi risultati della ricerca scientifica dicono e' che la differenza tra una cellula staminale embrionale ed una adulta risiede nel misterioso complesso di meccanismi molecolari, elettrici, meccanici che avvengono al loro interno e nell'ambiente in cui si trovano, determinandone i percorsi differenziativi: in poche parole, nella loro storia. Evidenze, che mostrano anche quanto siano remote ed infondate le paure di chi sostiene il divieto di utilizzare la clonazione terapeutica per evitare che possa degenerare nella produzione di individui identici.

Divieto che non impedisce ai Raeliani di prendersi beffe ne' di noi ne' dei propri clienti, ma pone ostacoli alla comprensione delle malattie congenite ed alla ricera sui trapianti. Paure fondate sull'emotivita', alimentata da programmi ministeriali che prevedono di ampliare l'insegnamento della bioetica, ma non quello della scienza che si dichiara di voler al contempo incentivare, ma a cui si toglie la linfa vitale: la liberta' di ricerca. E se e' comunque ragionevole sperare che in un numero di anni impossibile da quantificare, si riusciranno ad individuare gli ingredienti delle "pozioni" necessarie a far ripercorrere ad una cellula adulta in provetta il cammino inverso, che le permetta di rigenerare tutti i tipi cellulari che compongono i nostri tessuti, e' altresi' certo che, chi ora impone questa come unica strada alla ricerca, dovra' dare alla propria coscienza ed alla societa' serie, serissime giustificazioni. Si', perche' appare evidente che sara' difficile distinguere sul piano metafisico, non certo su quello scientifico, le staminali adulte "ringiovanite" di domani, dagli zigoti o dalle staminali embrionali di oggi. L'alternativa a questo e' -e sara'- l'ipocrisia di chi vuole imporre, in nome dell'etica o delle "comuni radici cristiane" europee l'arbitrio di decidere che alcuni debbono oggi essere condannati a non sopravvivere al tortuoso percorso imposto alla ricerca di nuove terapie, mentre ad altri vengono imposti trattamenti sanitari obbligatori che offendono la loro coscienza.

Come scienziato, il professor Sirchia, indipendentemente dalle sue convinzioni morali, ha ora il dovere di dire al ministro della Salute che le "evidenze scientifiche" su cui il Governo ha basato la propria scelta di finanziare solo la ricerca sulle staminali adulte e di premere per il blocco dei finanziamenti comunitari alla ricerca sulle staminali embrionali, non reggono il confronto con piu' recenti, e accurate, verifiche sperimentali. Come ministro di un Governo che fa della lotta alla poverta' la sua bandiera e promette misure per impedire l'esclusione dei piu' poveri dall'accesso alle cure ed ai farmaci innovativi, ha il dovere di provvedere a garantire che le pubbliche istituzioni diano il loro contributo in un settore ora affidato non alle multinazionali, come spesso si vorrebbe far credere, ma al coraggio del rischio di piccole e medie imprese, in gran parte fuori dal nostro Paese.

 
 
 
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19 settembre 2002 18:12
 
Ad una lettura attenta, molte delle notizie che pubblichiamo in questo numero confermano il crescente pessimismo sul futuro della ricerca medica nel nostro Paese. A destare un rinnovato ed urgente allarme non e' solo la cronica mancanza di investimenti, pubblici e privati, o l'innegabile mancanza di trasparenza nei programmi di riforma degli istituti di ricerca, che da anni vengono tessuti e disfatti nell'attesa di chissa' quale Ulisse. Vi e' di peggio. Nel disinteresse di tutti i girotondi o degli "XXX" Day e, apparentemente, di gran parte dei ricercatori italiani, una sorta di "proibizionismo" ideologico si e' definitivamente affermato anche nella ricerca scientifica. Con tutte le gravi conseguenze che cio' comporta per la salute, ma anche per la cultura e per l'economia di quanti vivono in questo Paese.

Da nessuna parte si e' infatti data notizia di importanti risultati ottenuti nei laboratori sparsi per il mondo, dove si tenta di capire come ottenere terapie rigenerative dalle cellule staminali. In queste ultime settimane sono infatti comparsi, sulle piu' autorevoli riviste scientifiche internazionali, numerosi articoli che non si limitano a confermare i dubbi avanzati da mesi sulla reale plasticita' delle cellule staminali adulte, ma ancora una volta dimostrano la miopia, politica e scientifica, di chi, come il nostro ministro della Salute, ha deciso di puntare su di esse tutte le speranze degli italiani, dei malati cosi' come dei ricercatori e dei (rari) imprenditori che hanno deciso di investire capitali (e lavoro) in questo (altrove?) promettente settore del biotech. Alcuni di questi studi sembrano, infatti, dare definitivamente ragione a quanti da tempo vanno spiegando quanto sia vano tentare di rintracciare nel genoma dello zigote, o di una cellula staminale embrionale, le evidenze sperimentali di concetti giuridico-filosofici quali "individuo", "anima" o via discorrendo. E, permetteteci di aggiungere, quanto sia immorale e politicamente irresponsabile, giocare su queste speculazioni obiettivi cosi' importanti come la salute.

Ma c'e' di piu'. Dal confronto dell'espressione genica nelle cellule staminali embrionali ed adulte, ematopoietiche o neuronali, giungono indicazioni che i geni espressi sono, grosso modo, gli stessi e che non vi sono grosse differenze neanche tra uomo e topo. Che fare dunque? Applicando alla lettera la somma dei sottili sillogismi utilizzati dalla Pontificia Accademia per la Vita, ripresi nel documento "l'embrione come paziente" dovremmo sacralizzare anche i simpatici topini e riconoscerne l'individualita' giuridica nel codice civile. Anche se cio' non dispiacerebbe a qualche animalista intransigente, l'assurdita' e l'impraticabilita' di una norma di questo genere e' evidente a tutti. Cio' che gli ultimi risultati della ricerca scientifica dicono e' che la differenza tra una cellula staminale embrionale ed una adulta risiede nel misterioso complesso di meccanismi molecolari, elettrici, meccanici che avvengono al loro interno e nell'ambiente in cui si trovano, determinandone i percorsi differenziativi: in poche parole, nella loro storia. Evidenze, che mostrano anche quanto siano remote ed infondate le paure di chi sostiene il divieto di utilizzare la clonazione terapeutica per evitare che possa degenerare nella produzione di individui identici.

Divieto che non impedisce ai Raeliani di prendersi beffe ne' di noi ne' dei propri clienti, ma pone ostacoli alla comprensione delle malattie congenite ed alla ricera sui trapianti. Paure fondate sull'emotivita', alimentata da programmi ministeriali che prevedono di ampliare l'insegnamento della bioetica, ma non quello della scienza che si dichiara di voler al contempo incentivare, ma a cui si toglie la linfa vitale: la liberta' di ricerca. E se e' comunque ragionevole sperare che in un numero di anni impossibile da quantificare, si riusciranno ad individuare gli ingredienti delle "pozioni" necessarie a far ripercorrere ad una cellula adulta in provetta il cammino inverso, che le permetta di rigenerare tutti i tipi cellulari che compongono i nostri tessuti, e' altresi' certo che, chi ora impone questa come unica strada alla ricerca, dovra' dare alla propria coscienza ed alla societa' serie, serissime giustificazioni. Si', perche' appare evidente che sara' difficile distinguere sul piano metafisico, non certo su quello scientifico, le staminali adulte "ringiovanite" di domani, dagli zigoti o dalle staminali embrionali di oggi. L'alternativa a questo e' -e sara'- l'ipocrisia di chi vuole imporre, in nome dell'etica o delle "comuni radici cristiane" europee l'arbitrio di decidere che alcuni debbono oggi essere condannati a non sopravvivere al tortuoso percorso imposto alla ricerca di nuove terapie, mentre ad altri vengono imposti trattamenti sanitari obbligatori che offendono la loro coscienza.

Come scienziato, il professor Sirchia, indipendentemente dalle sue convinzioni morali, ha ora il dovere di dire al ministro della Salute che le "evidenze scientifiche" su cui il Governo ha basato la propria scelta di finanziare solo la ricerca sulle staminali adulte e di premere per il blocco dei finanziamenti comunitari alla ricerca sulle staminali embrionali, non reggono il confronto con piu' recenti, e accurate, verifiche sperimentali. Come ministro di un Governo che fa della lotta alla poverta' la sua bandiera e promette misure per impedire l'esclusione dei piu' poveri dall'accesso alle cure ed ai farmaci innovativi, ha il dovere di provvedere a garantire che le pubbliche istituzioni diano il loro contributo in un settore ora affidato non alle multinazionali, come spesso si vorrebbe far credere, ma al coraggio del rischio di piccole e medie imprese, in gran parte fuori dal nostro Paese.

 
 
 
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