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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Eutanasia, via libera alle linee guida che depenalizzano l'assistenza al suicidio
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25 febbraio 2010 13:31
 
Chi assiste per motivi di compassione un malato terminale che ha deciso, senza subire pressioni, di morire, e non guadagna nulla dalla sua morte non verra' con ogni probabilita' accusato in un tribunale di Inghilterra e Galles: lo stabiliscono le nuove linee guida pubblicate da Keir Starmer, direttore dei procuratori d'accusa per Inghilterra e Galles, in risposta a una richiesta di "chiarificazione" della legge richiesta dai Law Lords, la massima istanza giudiziaria britannica.
Starmer ha piu' volte sottolineato che la legge che vieta il suicidio assistito (con pena fino a 14 anni di carcere) resta in vigore, e che nessuno intende legalizzare l'eutanasia. Tuttavia, oltre 100 britannici hanno deciso negli ultimi anni di metter fine alla loro vita nella clinica svizzera Dignitas, e nessuno dei loro parenti o amici coinvolti nella loro fine e' mai finito in tribunale: questo perche' la stessa legge da' discrezionalita' ai magistrati.
Le nuove direttive chiedono di valutare se la persona che potrebbe esser accusata ha agito per compassione, se ha cooperato con la polizia, e se la persona che desiderava morire aveva le facolta' mentali per prendere una simile decisione.
Tutti i sospetti verranno obbligatoriamente interrogati dalla polizia.
'Questa direttiva non cambia la legge sul suicidio assistito e non apre la porta all'eutanasia', ha detto Starmer. 'Non cambia la volonta' del Parlamento. Offre un quadro chiaro ai procuratori per decidere quali casi debbano finire in tribunale e quali no'.
La pubblicazione delle linee guida avviene al termine di una lunga battaglia condotta da Debbie Purdy, malata terminale di sclerosi multipla, che ha chiesto a vari gradi della giustizia di sapere se il marito verra' perseguito in caso la accompagni a morire all'estero.

Debbie Purdy, la britannica affetta da sclerosi a placche che è stata al centro di una lunga battaglia per il diritto a morire, ha accolto con soddisfazione le linee guida sul suicidio assistito presentate oggi nel Regno Unito dal Procuratore generale, Keir Starmer.
"Mi hanno ridato la vita", ha detto al Telegraph Debbie che oggi sa che se il marito, il violinista jazz cubano Omar Puente, dovesse un giorno aiutarla a morire avrebbe ottime opportunità di non essere perseguito dalla giustizia. Le nuove linee guida di Starmer, pur senza decriminalizzare il suicidio assistito, affermano il principio che chi abbia aiutato un parente o una persona cara consenziente a togliersi la vita, in certi casi può non essere perseguibile; per esempio se si prova innanzitutto che è stato mosso da compassione, o se la "vittima" ha lasciato indicazioni chiare di voler farla finita.
"La cosa importante di queste linee guida è che finalmente chiariscono la differenza fra un incoraggiamento malevolo e un sostegno compassionevole alla decisione di una persona sofferente", ha detto Purdy. "Mi hanno ridato la vita e finalmente so che posso continuare a vivere e che non devo prendere una decisione adesso", ha detto ancora Debbie che ha promesso di continuare la sua battaglia per fare in modo che le linee guida diventino legge.
Le linee guida di Starmer sono il risultato della battaglia di Debbie che, volendo disperatamente sapere se il marito rischiava di essere perseguito dalla giustizia nel caso in cui l'avesse aiutata a togliersi la vita, si era rivolta ai Law Lords, la più alta istanza giudiziaria britannica. In seguito i Law Lords hanno chiamato in causa il Procuratore generale perché facesse chiarezza sulla questione.
Debbie Purdy voleva andare in Svizzera per assumere una dose mortale di barbiturici prescritti dai dottori dell'associazione elvetica Dignitas e mettere così fine ai suoi giorni quando le sue condizioni di vita diventeranno insopportabili.

Lo scrittore Sir Terry Pratchett si è detto soddisfatto delle nuove linee guida. Poche settimane fa, un suo appello per la legalizzazione dell'eutanasia e l'istituzione di 'tribunali del malato terminale' dove poter ottenere l'autorizzazione a morire, aveva attirato le ire di chi si batte contro l'autodeterminazione dei pazienti nel fine vita.
"Sono davvero contento, credo che sia stato fatto il possibile senza un intervento legislativo. (Le nuove linee guida) prendono in considerazione le intenzioni e le motivazioni di chi assiste una persona a togliersi la vita. Mi piace il fatto che si allontani dall'approccio troppo meccanico delle linee guida preliminari", ha detto Pratchett.
Lo scrittore, a cui due anni fa è stata diagnosticata una forma rara del morbo di Alzheimer, ha comunque detto che continuerà a battersi affinché vi sia una legge che legalizza l'eutanasia attraverso il ferreo controllo di speciali tribunali.
Per Sarah Wootton, presidente dell'associazione Dignity in Dying, le nuove linee guida sono una vittoria del buon senso e della compassione, e una pietra miliare nel cammino verso la legalizzazione della morte assistita. In ogni caso, senza un cambiamento della legge, spiega Wootton, si è sempre e comunque a rischio di invadenti indagini di polizia dopo aver assistito un proprio caro a togliersi la vita.
Per Lord Carlile QC, presidente dell'associazione pro-life Care Not Killing, le linee guida non sono così malvage come ci si poteva aspettare: "La nostra principale preoccupazione era che le linee guida provvisorie si riferivano specificamente a disabili e malati, offrendo loro minore protezione rispetto ad altri gruppi. Siamo davvero felici che le nuove linee guida non menzionino gruppi specifici".
 
 
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Chi assiste per motivi di compassione un malato terminale che ha deciso, senza subire pressioni, di morire, e non guadagna nulla dalla sua morte non verra' con ogni probabilita' accusato in un tribunale di Inghilterra e Galles: lo stabiliscono le nuove linee guida pubblicate da Keir Starmer, direttore dei procuratori d'accusa per Inghilterra e Galles, in risposta a una richiesta di "chiarificazione" della legge richiesta dai Law Lords, la massima istanza giudiziaria britannica.
Starmer ha piu' volte sottolineato che la legge che vieta il suicidio assistito (con pena fino a 14 anni di carcere) resta in vigore, e che nessuno intende legalizzare l'eutanasia. Tuttavia, oltre 100 britannici hanno deciso negli ultimi anni di metter fine alla loro vita nella clinica svizzera Dignitas, e nessuno dei loro parenti o amici coinvolti nella loro fine e' mai finito in tribunale: questo perche' la stessa legge da' discrezionalita' ai magistrati.
Le nuove direttive chiedono di valutare se la persona che potrebbe esser accusata ha agito per compassione, se ha cooperato con la polizia, e se la persona che desiderava morire aveva le facolta' mentali per prendere una simile decisione.
Tutti i sospetti verranno obbligatoriamente interrogati dalla polizia.
'Questa direttiva non cambia la legge sul suicidio assistito e non apre la porta all'eutanasia', ha detto Starmer. 'Non cambia la volonta' del Parlamento. Offre un quadro chiaro ai procuratori per decidere quali casi debbano finire in tribunale e quali no'.
La pubblicazione delle linee guida avviene al termine di una lunga battaglia condotta da Debbie Purdy, malata terminale di sclerosi multipla, che ha chiesto a vari gradi della giustizia di sapere se il marito verra' perseguito in caso la accompagni a morire all'estero.

Debbie Purdy, la britannica affetta da sclerosi a placche che è stata al centro di una lunga battaglia per il diritto a morire, ha accolto con soddisfazione le linee guida sul suicidio assistito presentate oggi nel Regno Unito dal Procuratore generale, Keir Starmer.
"Mi hanno ridato la vita", ha detto al Telegraph Debbie che oggi sa che se il marito, il violinista jazz cubano Omar Puente, dovesse un giorno aiutarla a morire avrebbe ottime opportunità di non essere perseguito dalla giustizia. Le nuove linee guida di Starmer, pur senza decriminalizzare il suicidio assistito, affermano il principio che chi abbia aiutato un parente o una persona cara consenziente a togliersi la vita, in certi casi può non essere perseguibile; per esempio se si prova innanzitutto che è stato mosso da compassione, o se la "vittima" ha lasciato indicazioni chiare di voler farla finita.
"La cosa importante di queste linee guida è che finalmente chiariscono la differenza fra un incoraggiamento malevolo e un sostegno compassionevole alla decisione di una persona sofferente", ha detto Purdy. "Mi hanno ridato la vita e finalmente so che posso continuare a vivere e che non devo prendere una decisione adesso", ha detto ancora Debbie che ha promesso di continuare la sua battaglia per fare in modo che le linee guida diventino legge.
Le linee guida di Starmer sono il risultato della battaglia di Debbie che, volendo disperatamente sapere se il marito rischiava di essere perseguito dalla giustizia nel caso in cui l'avesse aiutata a togliersi la vita, si era rivolta ai Law Lords, la più alta istanza giudiziaria britannica. In seguito i Law Lords hanno chiamato in causa il Procuratore generale perché facesse chiarezza sulla questione.
Debbie Purdy voleva andare in Svizzera per assumere una dose mortale di barbiturici prescritti dai dottori dell'associazione elvetica Dignitas e mettere così fine ai suoi giorni quando le sue condizioni di vita diventeranno insopportabili.

Lo scrittore Sir Terry Pratchett si è detto soddisfatto delle nuove linee guida. Poche settimane fa, un suo appello per la legalizzazione dell'eutanasia e l'istituzione di 'tribunali del malato terminale' dove poter ottenere l'autorizzazione a morire, aveva attirato le ire di chi si batte contro l'autodeterminazione dei pazienti nel fine vita.
"Sono davvero contento, credo che sia stato fatto il possibile senza un intervento legislativo. (Le nuove linee guida) prendono in considerazione le intenzioni e le motivazioni di chi assiste una persona a togliersi la vita. Mi piace il fatto che si allontani dall'approccio troppo meccanico delle linee guida preliminari", ha detto Pratchett.
Lo scrittore, a cui due anni fa è stata diagnosticata una forma rara del morbo di Alzheimer, ha comunque detto che continuerà a battersi affinché vi sia una legge che legalizza l'eutanasia attraverso il ferreo controllo di speciali tribunali.
Per Sarah Wootton, presidente dell'associazione Dignity in Dying, le nuove linee guida sono una vittoria del buon senso e della compassione, e una pietra miliare nel cammino verso la legalizzazione della morte assistita. In ogni caso, senza un cambiamento della legge, spiega Wootton, si è sempre e comunque a rischio di invadenti indagini di polizia dopo aver assistito un proprio caro a togliersi la vita.
Per Lord Carlile QC, presidente dell'associazione pro-life Care Not Killing, le linee guida non sono così malvage come ci si poteva aspettare: "La nostra principale preoccupazione era che le linee guida provvisorie si riferivano specificamente a disabili e malati, offrendo loro minore protezione rispetto ad altri gruppi. Siamo davvero felici che le nuove linee guida non menzionino gruppi specifici".
 
 
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