I calcoli sono complessi ma mostrano, in poche tabelle, una stima del costo per la società, ogni anno, delle droghe "legali" (alcool, tabacco) e "illegali", secondo la terminologia usata da Pierre Kopp, professore alla Università Paris-I-Panthéon-Sorbonne e avvocato del foro di Parigi, autore di una nota sull'argomento commissionata dall'Osservatorio francese sulle droghe e le tendenze alla dipendenza (OFDT), resa pubblica lunedì 31 luglio. Un varco statistico, per comprendere, oltre che attraverso il prisma di fatti vari, sequestri e arresti, le conseguenze del consumo, della vendita e del traffico di queste sostanze in senso lato.
Costo della vita persa, costo della produzione persa (per le imprese), costo della perdita della qualità della vita (per il singolo consumatore), ma anche costo della cura, della prevenzione, della repressione per la finanza pubblica, rispetto ai risparmi realizzati sulle pensioni non pagate (alle persone decedute) e sulle tasse riscosse (alcol e tabacco)... L'equazione posta dall'autore, estendendo un precedente studio pubblicato nel 2015, gli ha permesso di ottenere tre cifre chiave: per anno, il "costo sociale" del tabacco ammonta a 156 miliardi di euro, quello dell'alcol, a 102 miliardi di euro, mentre quello delle droghe illegali arriva a 7,7 miliardi di euro.
La pubblicazione può essere molto recente, ma l'anno di riferimento per i dati è il 2019. Un periodo di tempo necessario per raccogliere, elaborare e analizzare statistiche da un'ampia varietà di fonti, sostiene. Questo era già il caso della nota 2015, che copriva l'anno 2010. E, prima ancora, su un precedente esercizio relativo all'anno 2000 e pubblicato nel 2006.
«Il divario tra i costi sociali delle tre categorie di droghe si spiega essenzialmente con la differenza nell'entità del consumo e della mortalità associata», risponde Pierre Kopp, che qualche anno fa è stato avvocato del Comitato nazionale contro il fumo. Nell'anno di riferimento sono stati registrati 73.189 decessi correlati al tabacco, 41.080 sono stati attribuiti all'alcol e 1.230 al consumo di sostanze illegali.
Per comprendere il divario si può fare riferimento anche al numero dei cosiddetti consumatori "a rischio", responsabili della maggior parte dei costi sociali, anche se questa quantificazione è difficile: sono stimati in tredici milioni per il tabacco ( umatori giornalieri), 3,5 milioni per l'alcol (ovvero l'8% dei 18-75enni) e 300.000 per le droghe illegali.
Quest'ultimo dato, calcolato dall'OFDT (sempre nel 2019), include i consumatori abituali di oppioidi e stimolanti, nonché le persone che si iniettano droghe.
Diminuzione del numero dei decessi
A sostegno dei suoi calcoli, il Sig. Kopp ha poi ritenuto il valore medio di un anno di vita stimato, per convenzione, in 115.000 euro. Dati del rapporto Quinet (2013) ampiamente utilizzati negli ambienti socio-economici.
Ha inoltre distinto i cosiddetti costi "esterni" (vite - e qualità della vita - perdute, perdite di produzione) e costi per la finanza pubblica (prevenzione, repressione, cura, ecc.) che ha sommato. Prima di sottrarre a tale somma il gettito fiscale e il risparmio realizzato sulle pensioni non pagate per morte prematura.
Che per arrivare alla stima finale, alla virgola più vicina, di questi tre costi sociali. Costi, si capirà, in cui pesa di più la perdita di anni di vita, prima delle perdite di cura e di produzione.
Si sarebbe tentati di ipotizzare un costo sociale "totale", sommando i tre risultati, che supererebbe così i 265 miliardi di euro l'anno. L'autore ha scelto di non mostrarlo, anche se, ammette, "questa cifra non dovrebbe essere troppo lontana dalla realtà".
Mr. Kopp sostiene "comorbilità", che influenzano il calcolo: "Anche le persone che muoiono a causa del consumo di alcol sono fumatori. È vero il contrario. E lo stesso ragionamento può essere tenuto con le droghe illegali. Il totale aritmetico è quindi distorto da questi pregiudizi.»
Lo stesso monito è stato lanciato nel 2015, quando è stata pubblicata la nota precedente. Non aveva impedito ai media di aggiungere il conto: all'epoca il costo sociale di alcol e tabacco era pressoché identico – 120 miliardi di euro l'anno –, quando quello delle droghe illegali era pari a 8,7 miliardi di euro. O quasi 250 miliardi di euro, in totale.
A prima vista, il trend può quindi sembrare rialzista. Solo che i parametri di calcolo sono stati molto modificati dal 2015 ad oggi, in particolare la speranza di vita, che è aumentata (passando, in media, da 80 a 83 anni), e la stima della spesa sanitaria che si è affinata. “Se non si tiene conto di questo, i risultati possono sembrare paradossali, con il costo sociale dei farmaci in aumento nonostante la mortalità in netto calo”, avverte Kopp: i dati più eclatanti dello studio sono, infatti, il calo del numero di decessi registrati nel periodo, con rispettivamente 8.000 decessi in meno per alcol, 5.777 in meno per tabacco e 375 in meno per altre droghe.
"Un calcolo cinico...e sbagliato"
Nel documento pubblicato sul sito dell'OFDT, una tabella statistica in cui è stata neutralizzata l'evoluzione dei parametri di calcolo mostra un'altra tendenza: i costi sociali per ogni famiglia di farmaci appaiono piuttosto in calo.
Pierre Kopp difende una "fotografia al momento T", più attendibile di un confronto a lungo termine, ricordando anche la difficoltà di stabilire dati certi e la necessità di operare scelte metodologiche.
Oltre alle spese, lo studio cerca di tenere conto dei risparmi realizzati con le pensioni non pagate (1.256 milioni di euro in meno per gli alcolici, 2.845 milioni di euro per i tabacchi, 65 milioni di euro per le sostanze illegali) e delle entrate fiscali (4.000 milioni di euro per le alcol, 13.100 milioni di euro per il tabacco).
In relazione alla spesa sanitaria, anch'essa finemente quantificata, queste somme – e, soprattutto, il rapporto entrate-spese –
smentiscono definitivamente l'idea che alcol e tabacco rendano allo Stato più di quanto costano. "Un calcolo cinico... e sbagliato", affronta Kopp.
L'autore dello studio spera che questi costi monetari così posti sui problemi della società consentiranno di "priorizzare" meglio la salute e la risposta politica.
(Mattea Battaglia su Le Monde del 02/08/2023)
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