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Rifiuto assistenza a malato ospedalizzato a domicilio
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Lettera 
8 ottobre 2008 0:00
 
Spett/le
Mia madre, di anni 80, è stata dichiarata invalida al 100%, si trova immobilizzata nel proprio letto e ha bisogno di continua assistenza.
Alcuni mesi fa, di accordo con il medico di famiglia, è stata disposta la sua ospedalizzazione domiciliare.
Ha usufruito di una serie di servizi, in particolare infermieristici, atteso che periodicamente le deve essere sostituito il catetere. Da alcune settimane questo servizio viene reso solamente dietro pagamento, per la precisione 15 euro, senza ricevuta o fattura fiscale, dagli stessi infermieri dell'ospedale, che tra l'altro utilizzano il kit della Asl.
Ho parlato personalmente con alcuni medici responsabili i quali mi hanno riferito che l'assistenza gratuita a domicilio non poteva più essere assicurata a causa di problemi di bilancio dell'azienda sanitaria (A.S.L. BA/5).
Or bene, mi chiedo:
- è mai possibile negare l'assistenza ad un paziente ospedalizzato al proprio domicilio, invalido al 100 %?
- è giusto che l'assistenza debba essere svolta dagli stessi infermieri, in nero, utilizzando prodotti ospedalieri?
- un infermiere, essendo un dipendente pubblico, non potrebbe svolgere un secondo lavoro a scopo di lucro. Quindi, perché non vengono presi provvedimenti nei loro confronti?
- cosa devo e cosa posso fare?
Grazie per l'attenzione.
Speranzoso di ricevere al più presto un vostro gentile riscontro, cordialmente vi saluto.
Bernardo, da Conversano (BA)

Risposta:
deve chiedere all'assistete sociale di predisporre con urgenza l'attivazione dell'ADI (Assistenza Domiciliare integrata) secondo un piano personalizzato redatto dal medico di famiglia in collaborazione con gli specialisti della ASL. Nel quale devono essere previsti gli interventi sanitari, quelli riabilitativi, l'igiene personale, la preparazione dei pasti e la loro somministrazione. Il Comune che deve garantire i servizi non sanitari, può chiedere una compartecipazione alla spesa in proporzione al valore ISEE calcolato solo sui redditi di sua madre.
Le ricordo che detto intervento rientra (D.lgs, 502/92)nei LEA (Livelli essenziali di Assistenza) e quindi, è un atto dovuto da parte della pubblica Amministrazione.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento
Gianfranco Mannini
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
ADUC - Salute - Lettera - Rifiuto assistenza a malato ospedalizzato a domicilio

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Rifiuto assistenza a malato ospedalizzato a domicilio
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8 ottobre 2008 0:00
 
Spett/le
Mia madre, di anni 80, è stata dichiarata invalida al 100%, si trova immobilizzata nel proprio letto e ha bisogno di continua assistenza.
Alcuni mesi fa, di accordo con il medico di famiglia, è stata disposta la sua ospedalizzazione domiciliare.
Ha usufruito di una serie di servizi, in particolare infermieristici, atteso che periodicamente le deve essere sostituito il catetere. Da alcune settimane questo servizio viene reso solamente dietro pagamento, per la precisione 15 euro, senza ricevuta o fattura fiscale, dagli stessi infermieri dell'ospedale, che tra l'altro utilizzano il kit della Asl.
Ho parlato personalmente con alcuni medici responsabili i quali mi hanno riferito che l'assistenza gratuita a domicilio non poteva più essere assicurata a causa di problemi di bilancio dell'azienda sanitaria (A.S.L. BA/5).
Or bene, mi chiedo:
- è mai possibile negare l'assistenza ad un paziente ospedalizzato al proprio domicilio, invalido al 100 %?
- è giusto che l'assistenza debba essere svolta dagli stessi infermieri, in nero, utilizzando prodotti ospedalieri?
- un infermiere, essendo un dipendente pubblico, non potrebbe svolgere un secondo lavoro a scopo di lucro. Quindi, perché non vengono presi provvedimenti nei loro confronti?
- cosa devo e cosa posso fare?
Grazie per l'attenzione.
Speranzoso di ricevere al più presto un vostro gentile riscontro, cordialmente vi saluto.
Bernardo, da Conversano (BA)

Risposta:
deve chiedere all'assistete sociale di predisporre con urgenza l'attivazione dell'ADI (Assistenza Domiciliare integrata) secondo un piano personalizzato redatto dal medico di famiglia in collaborazione con gli specialisti della ASL. Nel quale devono essere previsti gli interventi sanitari, quelli riabilitativi, l'igiene personale, la preparazione dei pasti e la loro somministrazione. Il Comune che deve garantire i servizi non sanitari, può chiedere una compartecipazione alla spesa in proporzione al valore ISEE calcolato solo sui redditi di sua madre.
Le ricordo che detto intervento rientra (D.lgs, 502/92)nei LEA (Livelli essenziali di Assistenza) e quindi, è un atto dovuto da parte della pubblica Amministrazione.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento
Gianfranco Mannini
 
 
 
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