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Farmacie e parafarmacie
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Lettera 
14 novembre 2008 0:00
 
Egregio Presidente,
mi presento: sono un giovane farmacista non titolare e Le scrivo riguardo ad un articolo "Farmaci senza ricette e parafarmacie" letto alla pagina 36 del quindicinale di annunci e d'informazione economica "Piazza Affari" numero 345 del 1-15 ottobre 2008. Nel suddetto articolo si asserisce che un farmaco da banco potrebbe essere venduto anche da chi non possiede una laurea in Farmacia, perché, come accade nella via quotidiana, per curare un semplice mal di testa, si ricorre all'automedicazione. In effetti è la propria esperienza o il consiglio di un amico visto, magari, al mercato ad indurre il soggetto ad automedicarsi senza magari capire né i segni né i sintomi del proprio malessere.
Il problema è che l'ingegnere o il carpentiere, senza nulla togliere a questa professione o a quel mestiere, che starebbe dietro al banco, nella stazione di servizio sull'autostrada, a vendere l'ibuprofene, potrebbe essere l'amico del mercato, esperto nel suo lavoro ma non in quello altrui. Il farmacista, che lavori in farmacia, in parafarmacia o in un corner qualsiasi, sa vita, opere, morte e miracoli di ogni singola molecola racchiusa in ogni singola scatola. Lei saprebbe dirmi le modalità, le dosi e i tempi di assunzione dell'ibuprofene? Io saprei interessarmi dei problemi e dei diritti dei consumatori?
Queste domande, essendo retoriche, non meritano nemmeno una risposta scritta. Mi creda, questo problema della vendita libera dei farmaci può essere capito solo da chi c'è dentro, solo da chi è farmacista. Riguardo ai consumatori, con l'apertura delle parafarmacie, i prezzi dei farmaci sono diminuiti notevolmente a causa della concorrenza spietata che si è venuta a creare tra esse e le farmacie, vendendo i farmaci a prezzo di costo. Non a caso ho usato sempre il verbo vendere e non dispensare, perché si è sempre associato il farmacista ad un semplice commesso: questo è un ulteriore errore perché il farmacista prima di dispensare il farmaco dispensa il consiglio permettendo all'utente di migliorare la qualità della sua vita e non soltanto dal punto di vista chimico; di sicuro il farmacista non costruisce ponti o rammenda scarpe. Giuridicamente e professionalmente solo il farmacista può dispensare i farmaci. Con questa proposta, teoricamente potrebbe farlo chiunque. Chiunque potrebbe prendere meccanicamente una scatola di Aspirina (acido acetilsalicilico) dal cassetto e darla ad un soggetto qualsiasi, pur sapendo che questi sia asmatico, ma ignorando che il farmaco in questione induce ulteriore broncocostrizione, per non parlare degli altri numerosi effetti collaterali. I farmaci non sono caramelle, ma ciò viene sempre più ignorato. Qualunque sia il farmaco: OTC, SOP o con ricetta e ovunque sia il luogo deve essere sempre e solo il farmacista a dispensarlo. Quindi se vogliamo parlare di professionalità facciamolo, ma diamole anche più rispetto.


Risposta:
La ringraziamo della lettera che ci ha inviato e che pubblichiamo su Cara Aduc.
 
 
 
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