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Assistenza medica madre
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Lettera 
31 gennaio 2022 0:00
 
Gentilissimi ADUC buongiorno, chiedo se possibile un VS parere legale ma anche etico a riguardo di questa nostra situazione familiare. Mia madre 80 anni da un po di tempo soffre di una lieve demenza senile. Ragiona ancora bene ma dimentica tanto. Non le e' stato dichiarato formalmente, ne richiesto nessuno stato di incapacità di intendere, anche perche' e' solo il primo anno che ne soffre. Il problema e' che io che vivo a 500 km da casa e mio padre 83 anni che invece convive con mia madre, abbiamo un modo diverso di intendere le cure mediche.
In preciso lui e' interventista e trova grande sollievo nel consultare mille medici ed eseguire altrettanti esami diagnostici, provare tutte le cure che vengono prescritte. Io sono molto più moderato. Studio bene prima di consultare qualsiasi medico e mi rivolgo solo a chi mi permette di interagire, chiedere, informarmi e partecipare. Io trovo folle la visione sanitaria di mio padre che pero' per altre cose e' abbastanza equilibrato. Sul punto medico non abbiamo nessun punto di incontro. Siccome pero, devo evitare che si creino scontri nei quali chi ci rimetterà e' solo mia madre, io vorrei chiedervi in questi casi chi ha la precedenza nelle scelte mediche? Sottolineo che la "disputa" e' solo a livello di scelte mediche. Non c'entrano questioni economiche, pensioni, o varie questioni di supremazia che spesso si sviluppano all'interno delle famiglie. Assolutamente no. E' solo che mi rattrista dover vedere mia madre imbottita di medicinali spesso inutili. Se ho un dolore alle articolazioni io attendo qualche giorno, ci ragiono, osservo, faccio qualche prova a muovermi in questo o l'altro modo. Di solito passa da solo. Se persiste inizio con una visitina al medico di base... e poi in buona sostanza lo seguo.. Mio padre al primo giorno e' gia' dal medico di base, prende la ricetta, poi farmacia e se non il fastidio non passa in 3 giorni e' già dallo specialista dove segue lo stesso ritmo cioè referto, farmacia farmaco nella stessa giornata. Il problema non sta nel consiglio del medico perché a qualsiasi medico ci si rivolga con una certa ansia, al 8% si uscirà dallo studio con una ricetta di un farmaco. Il medico ci ascolta ma non può rilevare quanto e' effettivamente il disagio che proviamo.
Ci ho provato in ogni modo a farlo ragionare, a farlo rallentare ed avvicinarlo ad una situazione più cauta ma il risultato e' stato zero e anche peggio in quanto conoscendo la mia posizione tende a nascondere qualche cura e qualche medicinale temendo che io lo possa ostacolare. La mia ultima speranza e' che esista quindi una legge, una tendenza, un qualcosa che ci possa chiarire chi ha diritto di scelta in questi casi, non essendo umanamente possibile una soluzione di comune accordo. Intanto noi figli non possiamo fare altro che guardare. Decide tutto lui nonostante i nostri consigli contrari e non c'e' modo che si ammorbidisca. Ringrazio e saluto cordialmente,
Guida (NA)

Risposta:
la questione è tutt'altro che semplice. La prima persona che può effettuare scelte relative alla propria salute è sua madre. In caso lei non sia in grado, potrebbe essere lei - adesso che ancora lo è - ad indicare se voglia demandare tali scelte ad uno o ad altro familiare, preferibilmente con una procura speciale ad hoc. Se ciò non avviene, e i familiari non concordano su approcci terapeutici suggeriti dai medici, sarà necessario rivolgersi al tribunale. Questo sul piano giuridico; sul piano personale ed etico non possiamo che suggerirle di confrontarsi con il medico di famiglia di sua madre sul punto, per chiedergli consiglio su come procedere.
 
 
 
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