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EUTANASIA/WELBY. ODIOSA NON E' LA STRUMENTALIZZAZIONE, CHE NON C'E', MA L'INDIFFERENZA DEL CARNEFICE
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Comunicato 
5 dicembre 2006 0:00
 

Firenze, 5 Dicembre 2006. A coloro che continuano a denunciare la "odiosa strumentalizzazione" del dolore da parte di Piergiorgio Welby, chiediamo di entrare nel merito del dibattito sul diritto a non soffrire. Denigrare coloro grazie ai quali oggi, per la prima volta, si dibatte concretamente su un tema come il fine vita e' inutile -oltre che non condiviso dall'opinione pubblica, che appoggia la battaglia di Welby.
Ricordiamo a costoro che il dolore di Welby e' prima di tutto frutto di una legislazione ed una giurisprudenza da loro difese che impedisce al cittadino di scegliere i propri trattamenti medici. In molti casi, l'imposizione di trattamenti indesiderati si accompagna ad una politica che ha portato l'Italia fra gli ultimissimi Paesi in Europa per la terapia del dolore e per le cure palliative. Da una parte si e' quindi obbligati a vivere a tutti i costi, dall'altra si e' obbligati a soffrire a causa di gravi carenze sanitarie.
Tutti noi, ma proprio tutti, rischiamo di giungere alla fine della nostra vita per ritrovarci prigionieri della sofferenza. Molti di noi sceglieranno la strada della clandestinita', chiedendo aiuto ad un medico amico. Welby non puo' piu' farlo proprio perche' ha deciso che la sua sofferenza debba servire a qualcosa, perlomeno a farci discutere, dibattere, ed eventualmente legiferare. Definire questo gesto di estrema generosita' e coscienza civile "strumentalizzazione", denota l'odiosa indifferenza che solitamente caratterizza il carnefice di fronte alle sue vittime.

Pietro Yates Moretti
Consigliere Aduc e responsabile del notiziario "Vivere & Morire" (www.aduc.it/dyn/eutanasia), dedicato ai temi dell'eutanasia e della liberta' terapeutica
 
 
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