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EUTANASIA. IL CONTRIBUTO DELL'ADUC AL SEMINARIO SU PIERGIORGIO WELBY: LA CLANDESTINITA' SARA' IMPOSSIBILE
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Comunicato 
28 ottobre 2006 0:00
 

Firenze, 28 Ottobre 2006. Durante il seminario promosso dall'associazione Luca Coscioni che si e' tenuto il 27 ottobre a Roma sulla richiesta di Piergiorgio Welby di interrompere il trattamento di sostegno vitale, sono intervenuti Claudia Moretti, avvocato dell'Aduc, e Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc e responsabile del notiziario "Vivere & Morire" (clicca qui). Questa la sintesi degli interventi.

Claudia Moretti ha sostenuto che l'alimentazione, l'idratazione e la respirazione artificiali sono trattamenti sanitari a tutti gli effetti, e che il diritto del paziente al consenso informato e' primario e supera la diatriba sulla disponibilita' del proprio corpo e sulla liceita' di interrompere le cure anche ove queste portano alla morte. Avverte tuttavia che la giurisprudenza e' ancora lontana dal riconoscere pienamente i diritti in questione. Moretti ha infatti citato un documento del Comitato Nazionale di Bioetica del 2003 e una sentenza della Corte d'Appello di Milano (sul caso di Eluana Englaro) secondo cui nutrire artificialmente non e' necessariamente "curare" e pertanto non e' rifiutabile. Allo stesso tempo la Cassazione ancora nega la possibilita' di dare il consenso o il dissenso al trattamento se si dovesse violare permanentemente l'integrita' del proprio corpo. Con questa giurisprudenza appare ancora lontana la possibilita' di disporre definitivamente del proprio corpo rifiutando l'alimentazione artificiale.

Nel suo intervento, Pietro Yates Moretti si e' soffermato sulla valenza politica della richiesta di Welby che, rendendo le sue richieste pubbliche, si e' privato della possibilita' di usufruire clandestinamente dell'eutanasia, come invece fanno ogni anno moltissimi italiani. E' questo un sacrificio che rende evidente la sua volonta' di stimolare il dibattito politico e l'avvicinamento ad una legge che regolamenti la materia. Citando casi recenti di eutanasia in altri Paesi, Yates Moretti ha spiegato quali sono state le conseguenze sul dibattito politico nei casi di interruzione del sostegno vitale e di eutanasia attiva attraverso la somministrazione di una dose letale di farmaci.
La sedazione terminale seguita dall'interruzione delle cure, offre maggiori chance di evitare azioni legali o condanne, e nel contempo affermerebbe il diritto del malato a rifiutare ogni terapia, incluse l'alimentazione, l'idratazione e la respirazione artificiali. Questa strada non garantisce pero' una morte rapida, come richiesto da Welby, ed esclude la possibilita' che si sviluppi un dibattito sulla legalizzazione dell'eutanasia.
I casi che hanno maggiormente stimolato il dibattito politico all'estero ed hanno portato a modifiche legislative, riguardano l'eutanasia attiva praticata per "pieta'" da famigliari o amici intimi . Vi e' pero' un altissimo rischio di condanna per omicidio del consenziente, che prevede dai 6 ai 15 anni di carcere. In quei pochi casi in cui e' avvenuta, l'eutanasia praticata come atto pubblico di disobbedienza civile risulta invece controproducente ai fini del dibattito politico, in quanto il clamore dell'evento porta spesso all'impossibilita' di approfondire -soprattutto tramite i mezzi di informazioni- le motivazioni del gesto.
 
 
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