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Retta casa di riposo
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Lettera 
3 febbraio 2010 0:00
 
Buongiorno il mio nome è Giulia sono figlia nonché amministratore di sostegno di mia madre affetta da Alzheimer. A settembre 2009 a causa del suo aggravamento gli assistenti sociali del comune unitamente ai medici dell'ospedale mi hanno comunicato la necessità di inserire mia madre in una casa di riposo. Il giorno 8 settembre con ambulanza messa a disposizione dall'ospedale, io e mio padre abbiamo trasferito mia madre dall'ospedale dove era ricoverata alla casa di riposo. Appena giunti in casa di riposo (IPAB) -nessun assistente sociale del comune di Montebelluna era presente- il ragioniere mi ha fatto firmare il contratto di accoglimento (€ 55,00 al giorno) e richiesto una quota di € 1550 come cauzione. Al momento non ero a conoscenza della normativa (legge 328 del 2000) e nonostante mia mamma percepisse solo € 475 di pensione (accompagnatoria) ho integrato la retta con la restante pensione di mio padre (€ 1370) e deciso a fronte di ciò di lasciare l'abitazione presa in fitto dai miei (€ 450 mensile) e prendermi io mio padre completamente a carico. (ho due fratelli che si sono completamente disinteressati del problema). Dopo aver appreso dei diritti di mia madre mi sono recata presso il comune e ho chiesto delucidazioni ma, soprattutto ho fatto presente che mio padre ormai aveva perso tutta la sua dignità dipendendo da me totalmente anche per il semplice acquisto di un ticket e, se io non ci fossi stata lui non avrebbe potuto vivere. Le assistenti sociali mi hanno detto che avrei dovuto portare tutti i nostri redditi alla loro attenzione e vendere la casa di proprietà dei miei genitori a fronte del pagamento. Alle affermazioni delle assistenti sociali ho fatto presente che la legge è molto chiara e che visto il loro diniego avrei disdetto il contratto della casa di riposo. A quest'ultima affermazione la dott.ssa dirigente del servizio sociale mi ha anticipato che se mai avessi disdetto tale contratto lei mi avrebbe denunciato. Io non sono un avvocato ma solo una figlia stanca che non riesce più ad andare economicamente e moralmente avanti..ho ridotto le entrate della mia famiglia (2 figli un marito un mutuo e un lavoro di libera professione con costi certi e entrate incerte) anche perché mi tocca per legge preservare l'immobile di proprietà al 50% di mia madre e 50% di mio padre..immobile che nonostante non sia abitato per evidenti motivi di salute dei miei (immobile si trova a Marina di Ginosa mentre loro vivono a Montebelluna trasferimento resosi necessario per essere accuditi da me) comporta dei costi (manutenzione, spazzatura quote fisse luce acqua etc).
Dopo questa lunga premessa non mi resta che pensare che pur esistendo una legge chiara i comuni la rigettano tranquillamente senza che nessuno possa quanto meno fargli smettere di minacciare le persone che tra l'altro attraversano un momento di frustrazione? Domani vado ha parlarne con il difensore civico del comune ma credo che neanche li troverò conforto..grazie per l'attenzione
Giulia, da Montebelluna

Risposta:
approfondisca i diritti in questione ed eventualmente proceda:
http://salute.aduc.it/info/rettersa.php
ADUC Salute - http://salute.aduc.it/
 
 
 
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