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RICCIO/WELBY. INCRIMINAZIONE E' ENNESIMO AFFRONTO A STATO DI DIRITTO
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Comunicato 
8 giugno 2007 0:00
 

Firenze, 8 giugno 2007. E' davvero difficile non sospettare che l'incriminazione del dottor Mario Riccio, voluta a tutti i costi dal Gip di Roma per un reato che non esiste (eutanasia passiva), contro il parere della stessa Procura, non sia conseguenza di quello sciagurato appello del Vaticano con cui si invitano i giudici a non applicare leggi che violano gli insegnamenti della Chiesa sulla "vita". Non e' un caso che questa incriminazione coatta del giudice-accusatore romano giunga proprio quando si discute di testamento biologico al Senato, e su cui si annuncia uno scontro non dissimile a quello gia' visto sulle unioni civili. Ci auguriamo anche che il Csm ed il capo dello Stato vogliano ribadire con forza ai magistrati italiani che la giustizia non puo' mai essere strumento politico-religioso in uno Stato di Diritto. La vittima, oltre il dottor Riccio, a cui va tutta la nostra solidarieta' e sostegno, e' prima di tutto la Costituzione repubblicana, che all'art. 32 recita senza ambiguita': " Nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario".
Mala tempora currunt.

Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc
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