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La speranza di vita dalla distruzione degli embrioni
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Comunicato 
25 agosto 2001 19:06
 
Sono le possibilita' della scienza quando si decide di applicarla senza preclusioni ideologiche: il perfetto contrario di cio' che auspica il nostro ministro della Salute.
Dal caso tedesco, si andra' avanti, e quale sara' la ricaduta in Italia?

La notizia e' entusiasmante, perche' apre possibilita' scientifiche a cui, ultimamente, abbiamo un approccio solo con sterili polemiche che trasformano in ragione civica l'integralita' di un messaggio e di una pratica ideologica. Stiamo parlando di un gruppo di medici dell'Universita di Duesseldorf (Germania) che in un intervento addirittura non chirurgico ha parzialmente ricostruito le cellule del cuore di un infartuato, impiantandovi cellule madri del midollo osseo dello stesso malato.
Queste cellule madri sono una fonte conosciuta agli scienziati, in grado di produrre tutti i tipi di tessuto, anche se la loro selezione fra tutte le cellule del midollo osseo puo' avere tempi cosi' lunghi che il malato, nel frattempo, puo' anche morire. I tempi potrebbero essere notevolmente abbreviati se fossero trapiantate delle cellule madri embrionarie (cioe' nel primo stadio di sviluppo dopo la fecondazione della cellula uovo), che pero' darebbero il risultato sperato solo grazie alla distruzione degli embrioni, e questo significa che per alcuni, per motivi etici, diventa una pratica da non utilizzare.
Non e' la prima volta che succede nella scienza: per dare vita bisogna passare dalla distruzione di qualcosa che e' in un certo senso vita (l'esempio, terra terra, di tagliare una gamba viva, perche' la malattia da cui e' colpita potrebbe estendersi al resto del corpo, valga per tutti).
Sappiamo che alcuni, facendo un salto dalla scienza all'ideologia, considerano vita tutto cio' che e' potenzialita' di vita (l'embrione, per l'appunto), e che su questo loro altare sono disposti a sacrificare anche chi potrebbe trarre un beneficio dalla rinuncia a questa potenzialita' di vita (sono gli stessi che di fronte ad una partoriente in pericolo di vita se fa nascere il figlio, scelgono il figlio al posto della madre), ma li lasciamo, per l'appunto ai loro altari, che sarebbe meglio fossero sempre piu' loro e sempre meno "cosa pubblica".
Cio' che e' successo in Germania, per la prima volta nel mondo, apre ad una riflessione che non possiamo non portare alle estreme conseguenze: se la certezza del metodo si potesse avere con l'uso di cellule madri embrionali, perche' rinunciarvi? La solita paura dell'uomo che non e' in grado di governare la propria scienza?
Fino ad oggi -ministro della Salute in testa- assistiamo a chiusure come quella dell'uso delle cellule staminali per la clonazione umana terapeutica, E non abbiamo dubbi che anche in questo caso il nostro seguira' il suo integralismo ideologico. Ma dal caso tedesco di Duesseldorf auspichiamo che si andra' avanti nel modo piu' sicuro per la salute dei malati, e noi siamo in prima fila a far si' che le barriere siano solo scientifiche. Ci domandiamo quale sara' la ricaduta in Italia.
 
 
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