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 ITALIA - ITALIA - Dibattito parlamentare fecondazione assistita e cellule staminali
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Comunicato 
27 marzo 2002 14:24
 
APPELLO DELL'ADUC AI LEGISLATORI: VI APPRESTATE A VOTARE SEGUENDO SCHIERAMENTI DI PARTE SU UNA MATERIA CHE INVECE APPARTIENE ALLA COSCIENZA DI OGNUNO. NON PROCEDETE OLTRE: PER IL MOMENTO E' MEGLIO NON AVERE UNA LEGGE

Firenze, 27 marzo 2002. E' partito il dibattito parlamentare sulla legge che vorrebbe regolamentare la fecondazione assistita e porre il divieto di sperimentazione su qualsiasi embrione umano.
Dopo aver letto il testo licenziato dalla Commissione Affari Sociali e ascoltato i primi interventi in Aula noche' le prime reazioni, e' evidente che il nostro Parlamento non e' in grado di legiferare in materia. Non per mancanza di capacita' di giudizio, ovviamente, ma perche' il lavoro esperito nei due anni dalla Commissione non ha portato tutti quegli elementi cognitivi che potrebbero contribuire ad ogni legislatore di formarsi una consapevolezza definita dell'oggetto del contendere. Tranne quei deputati che hanno specificamente lavorato e seguito la materia, sembra evidente -dice il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito- che si sta profilando un voto di schieramento e non di coscienza. E proprio perche', chi ha imbastito il lavoro preparatorio, ha fatto si' che si addivenisse a questo, non potendo, altrimenti, sperare in una maggioranza (e non credo che qualcuno ci voglia convincere che anche nell'attuale maggioranza non ci sia un nutrito numero di deputati che non ha dimestichezza con, per esempio, il diritto degli embrioni .).
Per cui, sull'altare della stabilita' politica si sta cercando di far passare una legge lacerante e compromissoria anche della liberta' di coscienza di ogni singolo legislatore.
Una valida ragione perche' ci si fermi in tempo, e non si proceda ad alcuna votazione.
Siamo proprio sicuri che la fecondazione eterologa debba essere vietata, e siamo proprio sicuri che ogni sperimentazione sugli embrioni umani debba seguire la stessa sorte? Al di la' dei convincimenti ideologici di uno o dell'altro (che profondamente rispettiamo e che non abbiamo alcuna intenzione di turbare, ma anzi su cui ribadiamo il nostro impegno perche' abbiano ovunque spazio di espressione e discussione), ci sembra che questa certezza non ci sia.
E prima di bloccare l'Italia di fronte alle generali tendenze europee e mondiali in materia, sara' bene che non si intraprenda una strada che da' qualcosa a qualcuno (il diritto di un embrione che non e' portatore di diritto in alcun codice del nostro Paese) levandolo a qualcun altro (il diritto -questo si' sancito da diverse leggi- di cura, e la liberta' della stessa).
Rangion per cui rivolgiamo un caloroso e fiducioso appello a tutti i legislatori perche' si fermino e non procedano oltre per l'approvazione di questa legge: non e' con l'imposizione di una ideologia che si riesce a convincere chi la pensa in modo diverso, cosi' come non e' con il divieto che si impedisce a chi in coscienza e' convinto di poterlo e doverlo fare, di andare altrove -per esempio in diversi Paesi della stessa Ue- ad usufruire dei servizi negati nel proprio Paese.
 
 
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