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Cannabis per uso privato. Coppia assolta. Chi paga? Quanti processi ancora?
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Comunicato di Vincenzo Donvito
2 maggio 2021 17:32
 
 Chi paga per le privazioni subite da una incriminazione ingiusta e un processo che è arrivato a sentenza dopo quattro anni? Privazioni fatte di limiti alla propria mobilità e perché i non-rei non hanno potuto continuare a consumare cannabis, consumo riconosciuto legittimo dalla sentenza che li ha assolti?
Il Tribunale di Sassari ha infatti assolto una coppia di Alghero, a processo dal 2017 perché in possesso di cinque piantine di marijuana. Nei giorni scorsi il giudice Giulia Tronci ha chiuso il procedimento con l'assoluzione «poiché il fatto non costituisce reato». Le piantine, prive di qualsiasi impianto di irrigazione, erano utilizzate a scopo personale. E’ stato accolto un recente orientamento della Cassazione (12348/2020), secondo cui non è punibile chi coltiva cannabis in casa per uso personale qualora l’esiguità del numero di piantine e i mezzi utilizzati consentano di escludere lo spaccio (1).

Consumare cannabis è un diritto, sancito dalla legge.

Lo è stato, in modo eclatante grazie alla mobilitazione dei radicali, per Walter De Benedetto, assolto ad Arezzo per non aver volato le leggi sugli stupefacenti (coltivava cannabis terapeutica, altrimenti introvabile nel mercato legale).
Lo è stato per altrettanto autocoltivatore terapeutico assolto dal Tribunale di Lanusei nei giorni scorsi.
Lo è stato per un imprenditore di cannabis light assolto dal tribunale di Teulada.

E queste sono solo le ultime sentenze. Quante ce ne dovranno essere ancora? Può un comportamento umano ritenuto legale continuare a sottostare agli stigmi di una legislazione proibizionista che condiziona forze dell’ordine e giustizia?

Quanto dovranno ancora spendere in libertà, salute e soldi i singoli e lo Stato a causa della protervia proibizionista che non vuole prendere atto che il tempo della legalizzazione della cannabis è più che maturo?

1 - La Nuova Sardegna
 
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