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Cannabis light e non solo. Una svolta verso la legalizzazione della non-light? Non illudersi
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Comunicato di Vincenzo Donvito
15 dicembre 2019 13:22
 
 Tranne ribaltoni dell’ultimo momento, sembra che il mercato della cosiddetta cannabis light tornerà ad essere quello che era prima: legale e punto di riferimento (anche “modaiolo”) per gli amanti del settore. Per coloro che sono anche attenti alle politiche produttive e lavorative, inoltre, si tratta di un settore che ha la sua nicchia, in crescita, che, se vogliamo fare riferimento ai Paesi d’oltreoceano che l’hanno legalizzata già da un po’ (anche quella ricreativa non light), i dati sono di un certo peso (1).

Stiamo parlando della “cannabis light” che, come dice anche chi è scientificamente quotato rispetto a noi consumatori e osservatori civici e politici, ha effetti al livello di camomilla e tanto placebo. Ma che nonostante questo, sembra temutissima da quel gruppo di politici che, indipendentemente da ciò che dice la scienza, si inalbera alla sola pronuncia della parola “droga”: memoria labile rispetto ai negozi “legalissimi” con l’insegna “drogheria”, che non ci sono quasi più solo per motivi commerciali, ché i loro prodotti si trovano in qualunque bancone di qualunque supermercato. Sì, droghe anche quelle della “drogheria”, solo che son quelle legali, ed alcune di queste come l’alcool, nocive ma proprio tanto tanto più nocive non solo della cannabis light, ma anche di quella non light (2): sono tutte quelle spezie che fanno da regine nelle nostre cucine ma che, in quanto droghe, rispetto all’uso potrebbero provocare un effetto dipendenza.

Questo gruppo di politici ignoranti (innati o per scelta e strategia non ci interessa), ci fanno però capire che dopo questa “tempesta in un bicchier d’acqua” sulla cannabis light, non c’è da illudersi che possa significare che il legislatore abbia preso l’argomento in considerazione scientifica, economica, sociale e politica.

Il maggior partito attuale (in Parlamento, M5S) sembra che abbia intenzione di proseguire sulla strada della legalizzazione. Il maggior partito attuale (nei sondaggi, Lega Salvini) è tra i più accesi sostenitori di coloro che vorrebbero rendere ancora più proibizioniste le attuali norme in vigore. Nel mezzo ci sono i partiti più o meno legalizzatori (Pd, Iv-Renzi e Leu) che, come dicono loro “per salvare l’Italia”, si alleano anche con quelli che per loro stessi il giorno prima erano il diavolo. Poi c’é il corollario degli emergenti (per i sondaggi: FdI) che sostengono le stesse cose del presunto prossimo primo partito nazionale (Lega-Salvini). E infine ci sono i piccoletti sparsi, e sempre in calo o giù di lì (+Europa, Potere al Popolo, etc) che, legalizzatori, hanno finora mostrato possibilità zero di incidere in materia. Ci sono, ovviamente, gli extraparlamentari storicamente legalizzatori come il Partito Radicale ma, per l’appunto, extraparlamentari e validi solo come gruppo di pressione.

Questo è il quadro politico/legislativo. Ed è per questo che non ci facciamo illusioni. Per capirci, anche se con gesto nobile alla Marco Pannella, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si facesse pubblicamente uno spinello per sensibilizzare il legislatore… non crediamo che il quadro legislativo per una eventuale modifica dell’attuale normativa ne subirebbe un qualche scossone.

C’è infine da ricordare che, dalla parte legalizzatrice, c’è anche la proposta di legge di iniziativa popolare che è stata depositata grazie all’opera di Radicali italiani e dell’Associazione Luca Coscioni. Giustamente viene chiesto che dai cassetti passi alla discussione… ma dal chiedere al fare, le fotografie che abbiamo prima elencato ci sembrano che rendano difficile anche questa possibilità. Perché: la maggioranza non proibizionista attuale (Pd, Iv-Renzi, Leu, M5S) sembrano tali solo sulla carta (soprattutto il M5S) e sembra che non abbiano interesse a confrontarsi e scontrarsi anche su questo argomento; altrettanto dicasi per le probabili future maggioranze come da sondaggi. Il problema è che parlarne, al di là degli slogan tipo “la droga fa male” o “siamo aperti a nuove soluzioni legalizzatrici”, sembra che nessuno abbia voglia di confrontarsi e affrontare il problema nella sua semplicità scientifica e pratica: regolamentare un mercato di sostanze che oggi sono nocive solo per le conseguenze di essere nelle mani della delinquenza grande (narcotrafficanti) e piccola (spacciatori di strada), anche perché l’eventuale legalizzazione porterebbe il nostro Paese fuori dei trattati internazionali (tutti proibizionisti)… e l’Italia non è il Canada.

1 - Qui solo l’esempio del Canada, l’unico grande Paese (l’altro, piccolo, è l’Uruguay) dove la legalizzazione è per tutta la nazione, e non a macchia d’olio come nei diversi Stati degli Usa.
2 - e in drogheria non si trova il tabacco, altrettanta droga nociva che ha il suo specifico canale di vendita, imposto dalla legge sul monopolio.
 
 
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