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REFERENDUM PROCREAZIONE ASSISTITA E RICERCA CELLULE STAMINALI EMBRIONALI. DIRITTI VERSO LA LORO CANCELLAZIONE? LA CORTE COSTITUZIONALE CI PROVA GIA' OGGI VIOLANDO LA LEGGE
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Comunicato 
10 gennaio 2005 0:00
 

Firenze, 10 Gennaio 2005. Sui referendum per l'abrogazione totale e parziale della legge che limita moltissimo la fecondazione assistita e vieta la ricerca con le cellule staminali embrionali, abbiamo sempre nutrito piu' che un dubbio. Non per il contenuto in se', sui cui abbiamo invitato a firmare, ma per la fattibilita', nel nostro sistema politico e giuridico, dei referendum abrogativi: negli ultimi anni disattesi e boicottati dalle stesse istituzioni e trasformatisi in un bagno di energie finite nel nulla.
Purtroppo abbiamo il sentore che questo delitto giuridico si stia per compiere anche questa volta. La decisione della Corte Costituzionale, che si deve pronunciare sulla legittimita' costituzionale delle richieste, di ammettere memorie e audizioni anche di comitati contrari agli specifici referendum e' molto grave e sintomo di quanto sta per accadere. La Corte Costituzionale fa sapere che, siccome l'art.33 della legge sui referendum consente la presenza in camera di consiglio SOLO dei comitati promotori e del rappresentante del Governo (l'Avvocatura di Stato che fara' la sua relazione contro la tenuta delle consultazioni), siccome non si tratta di un processo di parti viene data comunque la possibilita' a terzi di offrire i propri contributi (terzi che -e' bene evidenziarlo- non hanno una rappresentanza istituzionale, come i comitati promotori o l'Avvocatura dello Stato, ma sono dei signori Pinco Pallino che hanno depositato delle memorie e per questo vengono auditi).
Chiaro, no? Siccome la legge dice che non si deve fare, noi Corte Costituzionale lo facciamo!!!
E il rischio -e' bene evidenziarlo- e' che al confronto sulla legittimita' costituzionale si sostituisca il confronto politico.
Ci domandiamo quale fiducia possa un cittadino avere nei confronti della faziosita' costituzionale e del rigore della legge che questa Corte dovrebbe avere. Se alla faziosita' richiesta per il bene della nostra suprema Carta si affianca la discrezionalita' e il travisamento, dov'e' il diritto?
In democrazia e giustizia la procedura e il rispetto della stessa e delle norme sono la base fondamentale su cui si fonda il patto pubblico tra istituzioni e cittadini. Se ad esse si sostituisce la discrezionalita', siccome non stiamo parlando di un giudice che deve decidere se dare il minimo o il massimo della pena al ladro di arance, il passo verso il baratro ci sembra gia' in atto.
Cogliamo l'occasione per ribadire che, fintanto che il giudizio della Corte Costituzionale sull'ammissibilita' dei referendum non diventera' antecedente alla raccolta delle firme, e fintanto che per rendere valida la consultazione sara' necessaria la partecipazione del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, di referendum, nel nostro ordinamento giuridico e politico, se ne potra' parlare solo in termini accademici.
Che i referendum siano invece forieri di democrazia, partecipazione, fiducia nelle istituzioni e salubrita' delle stesse, lo dimostra l'uso continuo e numeroso che, per esempio, ne fanno Paesi come la Svizzera e la California. Ma questi Paesi sono molto lontani, anche dal piu' semplice e apparentemente banale senso comune italico.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
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10 gennaio 2005 0:00
 

Firenze, 10 Gennaio 2005. Sui referendum per l'abrogazione totale e parziale della legge che limita moltissimo la fecondazione assistita e vieta la ricerca con le cellule staminali embrionali, abbiamo sempre nutrito piu' che un dubbio. Non per il contenuto in se', sui cui abbiamo invitato a firmare, ma per la fattibilita', nel nostro sistema politico e giuridico, dei referendum abrogativi: negli ultimi anni disattesi e boicottati dalle stesse istituzioni e trasformatisi in un bagno di energie finite nel nulla.
Purtroppo abbiamo il sentore che questo delitto giuridico si stia per compiere anche questa volta. La decisione della Corte Costituzionale, che si deve pronunciare sulla legittimita' costituzionale delle richieste, di ammettere memorie e audizioni anche di comitati contrari agli specifici referendum e' molto grave e sintomo di quanto sta per accadere. La Corte Costituzionale fa sapere che, siccome l'art.33 della legge sui referendum consente la presenza in camera di consiglio SOLO dei comitati promotori e del rappresentante del Governo (l'Avvocatura di Stato che fara' la sua relazione contro la tenuta delle consultazioni), siccome non si tratta di un processo di parti viene data comunque la possibilita' a terzi di offrire i propri contributi (terzi che -e' bene evidenziarlo- non hanno una rappresentanza istituzionale, come i comitati promotori o l'Avvocatura dello Stato, ma sono dei signori Pinco Pallino che hanno depositato delle memorie e per questo vengono auditi).
Chiaro, no? Siccome la legge dice che non si deve fare, noi Corte Costituzionale lo facciamo!!!
E il rischio -e' bene evidenziarlo- e' che al confronto sulla legittimita' costituzionale si sostituisca il confronto politico.
Ci domandiamo quale fiducia possa un cittadino avere nei confronti della faziosita' costituzionale e del rigore della legge che questa Corte dovrebbe avere. Se alla faziosita' richiesta per il bene della nostra suprema Carta si affianca la discrezionalita' e il travisamento, dov'e' il diritto?
In democrazia e giustizia la procedura e il rispetto della stessa e delle norme sono la base fondamentale su cui si fonda il patto pubblico tra istituzioni e cittadini. Se ad esse si sostituisce la discrezionalita', siccome non stiamo parlando di un giudice che deve decidere se dare il minimo o il massimo della pena al ladro di arance, il passo verso il baratro ci sembra gia' in atto.
Cogliamo l'occasione per ribadire che, fintanto che il giudizio della Corte Costituzionale sull'ammissibilita' dei referendum non diventera' antecedente alla raccolta delle firme, e fintanto che per rendere valida la consultazione sara' necessaria la partecipazione del 50% + 1 degli aventi diritto al voto, di referendum, nel nostro ordinamento giuridico e politico, se ne potra' parlare solo in termini accademici.
Che i referendum siano invece forieri di democrazia, partecipazione, fiducia nelle istituzioni e salubrita' delle stesse, lo dimostra l'uso continuo e numeroso che, per esempio, ne fanno Paesi come la Svizzera e la California. Ma questi Paesi sono molto lontani, anche dal piu' semplice e apparentemente banale senso comune italico.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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