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CLONAZIONE TERAPEUTICA: AVANZA IL BELGIO
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Comunicato 
7 dicembre 2002 0:00
 
ANCORA PIU' POSSIBILITA' PER I MALATI ITALIANI, CHE ALTRIMENTI CONTINUEREBBERO SOLO AD ESSERE CONDANNATI A MORTE

Firenze, 7 Dicembre 2002. Il Senato del Belgio ha approvato un progetto di legge che autorizza la produzione di embrioni umani a scopi terapeutici. La legge, che dovra' avere il lasciapassare anche dalla Camera, spianerebbe cosi' la strada alla clonazione terapeutica, mentre resterebbe vietata la clonazione riproduttiva.
Quindi il Belgio si appresta a diventare il secondo Paese dell'Unione Europea con una normativa in questo senso, dopo che la Gran Bretagna, nel dicembre del 2000, ne e' diventata pioniere.
La legge belga consente l'uso degli embrioni sovrannumerari dalle tecniche di fecondazione artificiale, mentre una specifica commissione medica e scientifica a livello federale, vigilera' su questa ricerca. La legge vieta che gli embrioni clonati siano utilizzati a fini commerciali.
La situazione anche a livello mondiale si va evolvendo. Dopo il voto del Senato dell'Australia, che ha definitivamente approvato una legge che consente la ricerca in materia, c'e' anche una proposta di legge del Governo federale della Svizzera. Mentre negli Usa, pur non essendoci finanziamenti federali, la ricerca privata e' consentita. E alcune comunita' autonome della Spagna, visto il perdurare dell'ostracismo del Governo centrale, hanno deciso di fare da sole (come l'Andalusia).
In Italia la situazione e' nota. E' di ostracismo e di stallo. Quest'ultimo perche' se ne occupa la legge sulla fecondazione assistita che e' ferma al Senato dopo l'approvazione della Camera. E quand'anche fosse approvata, stabilisce la chiusura di qualsiasi ricerca per la creazione di cellule staminali embrionali. Quindi non c'e' da farci alcun affidamento, anche perche' nella maggioranza trasversale che questa legge ha conquistato in Parlamento, anche coloro che nel segreto del voto potrebbero non votarla, non si sognano neanche di prendere la pur minima iniziativa: i ricatti degli equilibri di governo e di opposizione ben valgono una messa. E' cosi'. E al suo interno e' inutile sperare e sforzarsi.
Ma la speranza per i malati di Alzheimr o di sclerosi o di cancro, non si infrange di fronte alla politica. Insieme alla scienza fa passi da gigante e supera qualunque ostacolo, trovando asilo in Paesi dell'Unione europea in cui, quando dalla ricerca si passera' alla sperimentazione, e quando dalla sperimentazione si passera' (ce lo auguriamo) all'applicazione diffusa, si potranno far curare anche senza spendere soldi.
Altrimenti a cosa vale la decisione dell'Ue dei giorni scorsi, quando i ministri degli Affari Sociali hanno stabilito il principio (che dovra' essere sostanziato con fatti e norme nei prossimi mesi) che dal 2004 ogni cittadino di Paesi dell'Ue potra' farsi curare in un Paese partner? Il principio per ora parla di cure prestate all'estero purche' rientrino tra quelle sostenibili dalla sanita' pubblica dello specifico Paese, e nei casi in cui l'attesa nel proprio Paese e' troppo lunga. Ma nello stesso tempo esiste (ed e' tutt'ora in vigore) la possibilita' di farsi curare nei casi gravi. Se mettiamo insieme queste due possibilita' (tempi lunghi e casi gravi), con il fatto che le cure con cellule staminali embrionali non sono per rifarsi un orecchio cresciuto male, ma per malattie altrimenti incurabili, dove la scelta di farsi curare e' come tra la vita e la morte, non ci sentiamo dei sognatori che si possa ben sperare ad un "turismo medico" verso Belgio e Gran Bretagna.
Certamente non e' cosa che nasce dal nulla, ma la nostra associazione e il nostro impegno in materia c'e' proprio per questo. Perche' crediamo che, rispetto ai tempi dei successi della ricerca belga e britannica, sara' piu' semplice mandare i nostri malati in quei Paesi che non far approvare una legge che lo consenta in Italia.
Ricordiamo il nostro quattodricinale "Notiziario cellule staminali - il punto sulle politiche della clonazione terapeutica" all'indirizzo Internet clicca qui
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
 
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