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 ITALIA - ITALIA - La politica demografica italiana collima con quella ungherese: fare più figli
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Notizia 
26 giugno 2024 9:25
 
“Apprezzo molto e condivido le priorità che sono state individuate dalla presidenza ungherese” che dal primo luglio assumerà la guida della Ue, “a partire dalla decisione non scontata di inserire tra le priorità una sfida che anche io mi sono permessa molte volte di citare, anche per la competenza dell’Unione Europea, che è la sfida demografica: è una, dal mio punto di vista, delle precondizioni che servono a costruire un’Europa forte, un’Europa che sappia tornare a essere protagonista nel mondo”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni congiunte alla stampa con il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

“La denatalità è un problema che colpisce tutto il continente – ha proseguito -, oggi nessuna nazione europea raggiunge il cosiddetto ‘tasso di sostituzione’, cioè il numero di figli per donna minimo che garantisce la continuità della popolazione. Se noi non affrontiamo insieme questa sfida e non riusciamo a invertire questa tendenza nel medio e nel lungo periodo i nostri sistemi economici, i nostri sistemi sociali, i nostri sistemi di welfare diventeranno insostenibili e per questo abbiamo sempre considerato che su questa materia si dovesse lavorare insieme. Sono molto contenta che la Presidenza di turno ungherese abbia deciso di porre questa questione tra le sue priorità”.

La sfida demografica: una priorità
La sfida demografica è stata la prima priorità espressa da parte della premier italiana Giorgia Meloni. Dal 2015, invece, il collega ungherese cerca di incentivare le famiglie ad avere più figli. Nel Paese di Orbán, infatti, le donne che hanno più di quattro figli vengono esentate a vita dal pagare le tasse. Le coppie che ne hanno tre accedono a vari bonus, da un finanziamento statale di 30mila euro fino a sussidi per l’acquisto dell’automobile. Circa quattro anni fa, il governo ungherese aveva nazionalizzato una serie di cliniche private per la fertilità, integrando così i servizi ai costi del sistema sanitario nazionale.

Il tasso di sostituzione di cui ha parlato ieri sera a Roma Giorgia Meloni è pari a 2,1 figli per donna in Ungheria tanto quanto in Italia. Il tasso di fecondità ungherese, nonostante tutti gli incentivi economici, è aumentato da 1,2 a 1,6 figli per donna, ma è ancora lontano dall’obiettivo di 2,1. Così come in Italia, il tasso di natalità non riesce a superare l’1,25 e in alcuni comuni del territorio è al di sotto della media nazionale.
Numeri che preoccupano la maggior parte dei Paesi europei che ne condividono i livelli e che, secondo tasso di natalità non riesce a superare l’1,25, solo l’immigrazione potrebbe tornare utile ad uno Stato se non dovesse crescere il tasso di natalità “interno”.

La stessa immigrazione, però, sulla quale molti di questi Stati, come appunto Italia e Ungheria, ieri, hanno chiarito di non considerare i flussi migratori come una strada percorribile a sanare la denatalità.

“Secondo i nostri calcoli nei prossimi 20 anni la popolazione dell’Africa aumenterà di 750 milioni di persone”, ha chiarito Orbán sostenendo che “quindi ci sono due soluzioni o abbiamo un progetto di sviluppo per l’Africa con cui riusciamo a far rimanere a casa gli africani oppure ci sarà un’immigrazione di massa che non potremo gestire”. Un progetto che condivide con l’Italia e che costringerà entrambi i Paesi, nei prossimi decenni, a fare i conti con sistema sanitari al collasso, aumento della longevità e riduzione delle fasce di lavoratori più giovani.
(AdnKronos)

 
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