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RSA e quota sociale
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Lettera 
21 febbraio 2018 0:00
 
Il fatto: nel settembre 2015 mia madre ed io abbiamo deciso di ricoverare mia nonna in RSA dati i problemi di salute di mia madre e soprattutto dato che mia nonna in casa era diventata ingestibile. Invalida al 100% per via di artrodesi, 2 protesi alle anche, osteoporosi, demenza senile. Negli ultimi tempi era diventata molto aggressiva ed ogni mese eravamo costretti a cambiare badante. Inoltre era convinta che le persone della televisione la salutassero e parlassero con lei. Per il resto però leggeva (non so quanto ne capisse alla fine) e comunque parlava. Non era in grado di tenere conversazioni lunghe. Addirittura era arrivata a credere che io non fossi suo nipote, salvo poi piano piano ritornarlo a credere.
Nel rivolgerci al punto insieme per chiedere l’inserimento in struttura e relativa convenzione, mia madre, in quanto figlia, ha firmato impegno a sostenere la quota sociale di 52,..€ giornalieri. La pensione di mia nonna era di 1420,00€ mensili comprensivi di accompagnamento.
Mia madre nel 2015 insegnava (oggi è in pensione). Io sono disoccupato con 120000,00€ di debito addosso per chiusura attività nel 2010, la casa di proprietà ipotecata. Mia madre già aiutava me con rata mutuo di 750€ mensili, inoltre per sostenere mia nonna in RSA aveva dovuto prendere piccolo finanziamento con cessione del quinto. Altri 320€ mensili. In pratica noi vivevamo con 800€ mensili. Le medicine in RSA non sono coperte e neanche la parrucchiera (2 volte al mese circa 40€). Totale retta mensile a carico nostro 1620€, il più delle volte, coperti per 1400€ da mia nonna, il resto da mia madre.
Nel 2017 la demenza di mia nonna è peggiorata. Riconosceva, ma i discorsi spesso non avevano un filo logico e si ripetevano, nonostante tutti i giorni andassimo da lei due ore per farla leggere, parlare, portarla all’aria aperta. Tutti i giorni per 2 anni per 2 ore al giorno!! Menomale che in RSA dovrebbero lavorare al fine di limitare il peggioramento cognitivo!
Purtroppo il giorno di Natale 2017 a mia nonna è venuto un ictus emorragico. Al pronto soccorso la neurologa, vista la TAC, ci ha parlato di una situazione già grave in precedenza a causa della demenza. La maggior parte dei vasi erano sclerotizzati. Non si poteva fare niente. Il 4 gennaio è deceduta. Erroneamente abbiamo buttato i certificati che attestavano la demenza. Tuttavia TAC e visita psichiatrica in ASL sono documenti a regola sempre esistenti. Inoltre il medico di famiglia potrebbe testimoniare (a fine anno va in pensione). In questi giorni ho visto sul vostro sito sentenza cassazione in merito ad Alzheimer e retta RSA.
Ritengo che mia nonna non dovesse pagare tale quota. Cosa ne pensate? Dobbiamo procedere? Ve ne occupereste voi con i vostri legali?
Cordiali saluti
Massimiliano, da Pietrasanta (LU)

Risposta:
se le condizioni di salute della signora hanno comportato la necessità di un ricovero con prestazioni da considerarsi prettamente sanitarie, potreste provare a chiedere il rimborso, utilizzando i ragionamenti e le norme invocate nelle sentenze in questione. Si tratta tuttavia di un tentativo, nessun legale serio le darà la garanzia di ottenere quanto chiedete poiché la normativa è complessa e la giurisprudenza è incerta. Aduc offre assistenza legale nei canali della consulenza telefonica e allo sportello dedicato alla materia (il martedì ed il venerdì dalle 5 alle 18 anche al 899 9696997). Tuttavia, per intentare un'azione legale dovrà avvalersi dell'opera di un legale privatamente. Contatti direttamente se crede il nostro servizio durante i giorni e gli orari su indicati.
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Ha risposto Claudia Moretti: https://sosonline.aduc.it/info/claudiamoretti.php
 
 
 
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