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 USA - USA - Usa. La sentenza della Corte Suprema sul suicidio assistito riapre il dibattito sulle cura palliative
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22 gennaio 2006 0:00
 
I medici specializzati in cure palliative e i sostenitori delle terapie contro il dolore sperano che la decisione della Corte Suprema di legittimare la legge dell'Oregon sul suicidio assistito contribuisca alla difesa di quei colleghi che sono accusati di aver prescritto ai loro pazienti antidolorifici a base di sostanze narcotiche. Con decine di medici, farmacisti e pazienti in galera o in attesa di essere incarcerati a seguito di una condanna per traffico di droga, gli specialisti di cure di fine vita e i loro legali sostengono che i procuratori federali hanno interferito impropriamente con una pratica medica di giurisdizione statale.
Eli Stutsman, rappresentante legale di alcuni medici condannati, spiega cosi' l'importanza della decisione della Corte Suprema: "Prima ero solo un avvocato che si presentava in corte con una analisi legale, ma ora ho alle spalle una decisione della piu' alta corte del Paese". Piu' pessimista Radley Balko, analista del thinktank conservatore Cato Institute, il quale non vede come questa sentenza andra' effettivamente a limitare l'azione del governo contro le cure palliative: "Con la decisione sull'Oregon i membri della Corte Suprema hanno creato una piccola sfera di diritti individuali, che spero si estenda anche alla sfera delle cure antidolorifiche. Ma non sono del tutto ottimista a causa di altre decisioni che hanno preso in passato." In particolare, Balko fa riferimento al fatto che la Corte ha cassato le leggi dei singoli Stati che legalizzavano la marijuana per uso medico.
 
 
 
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