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 USA - USA - Usa. Continua l'inchiesta su possibili casi di eutanasia a New Orleans
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20 febbraio 2006 0:00
 
Continua l'inchiesta su alcuni casi sospetti di eutanasia avvenuti nei giorni che seguirono l'uragano Katrina, quando molti ospedali di New Orleans rimasero isolati e circondati dalle acque del Mississipi, con l'impossibilita' di evacuare i pazienti. In particolare, si sono appresi nuovi particolari dell'inchiesta del Procuratore dello Stato della Louisiana sui medici e gli infermieri del Memorial Medical Center, dove si e' suggerito che ad alcuni pazienti furono fatte iniezioni letali.
Con piu' di 70 persone chiamate a testimoniare e montagne di carte gia' studiate dagli investigatori, nessuno e' stato ancora accusato di aver commesso alcun reato e nessun testimone ha confermato di aver effettivamente visto un medico o un infermiere somministrare farmaci letali. Secondo il Coroner di New Orleans, Frack Minyard, sara' difficile provare con certezza che siano state proprio le iniezioni di morfina ad uccidere i pazienti, in quanto i loro corpi sono stati recuperati due settimane dopo l'uragano in fase avanzata di decomposizione. Inoltre, anche se risultassero tracce di morfina, cio' potrebbe esser dovuto al fatto che ai pazienti potrebbero esser state somministrate dosi sicure del farmaco prima dell'uragano.
E' quindi sulle dichiarazioni dei testimoni che l'inchiesta dovra' basarsi. Come quella di Angela McManus, che in quei giorni ha perso la madre settantottenne al settimo piano dell'ospedale. McManus era accanto alla madre quando la citta' fu invasa dall'acqua. L'edificio ospedaliero perse immediatamente l'energia elettrica, compreso quella dei generatori di emergenza. Piu' di 2.000 persone rimasero intrappolate nell'ospedale con temperature che sfioravano i quaranta gradi. "Le tubature fognarie erano tutte piene, ed eravamo li', intrappolati, con un caldo micidiale ed un odore orrendo", ricorda McManus.
Dopo la prima nottata passata ad aspettare invano i soccorsi al piano terra, McManus dice di aver trovato la madre pesantemente sedata, dopo esserne stata separata per una notte (i soccorsi per i pazienti piu' gravi sarebbero dovuti giungere dal tetto tramite elicottero). Il giorno dopo, ascoltando di nascosto una conversazione fra infermieri, McManus racconta di esser venuta a conoscenza della decisione del personale medico di non evacuare certi pazienti. La sera stessa la polizia, con tanto di pistola alla mano, e' arrivata ad evacuare tutto il personale non essenziale, tra cui McManus. "Ho svegliato mia madre e le ho detto che dovevo andarmene, le ho detto che era tutto OK, di andare da Gesu', e lei mi capi' perche' si mise a piangere. Ed io le dissi, 'Mamma, mi capisci?' e lei mi rispose, 'Si'. E poi mi chiese di cantarle un'ultima volta, e l'ho fatto. Piangevamo tutti. L'ho dovuta lasciare li. La polizia mi ha scortato via...". Questa la testimonianza lasciata agli investigatori.
I documenti in mano al procuratore, ancora secretati, parlano anche di una discussione avvenuta il primo settembre fra gli amministratori dell'ospedale su cosa fare con i pazienti piu' gravi. Il direttore della farmacia ospedaliera ha dichiarato agli investigatori che il piano di evacuazione del settimo piano consisteva nel "non abbandonare nessun paziente ancora in vita" e che "una dose letale sarebbe stata loro somministrata".
 
 
 
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