Il ministro della Giustizia Christoph Blocher non intende corrispondere alle iniziative parlamentari volte a proibire il cosiddetto turismo della morte. A differenza di altri Paesi, la Svizzera autorizza l'assistenza al suicidio purche' non sia motivata da interessi egoistici.
Dignitas ed Exit sono le due organizzazioni che accolgono le persone gravemente malate decise a porre fine alla loro vita. Dignitas ne assiste circa 300 l'anno, di cui un terzo stranieri. Sono loro i turisti della morte che arrivano in Svizzera solo poche ore prima di morire, e il fatto crea sconcerto in Parlamento e in alcuni settori del Paese.
Nella sua relazione, il ministro Blocher riconosce che il fenomeno non contribuisce a migliorare l'immagine della Svizzera, ma non ritiene necessario modificare la regolamentazione vigente. L'idea di vietare l'assistenza ai residenti all'estero la considera difficilmente sostenibile, in quanto creerebbe una disparita' di trattamento. Cosi' come gli appare inopportuno rimettere mano alla norma vigente sull'assistenza alla morte in forma attiva o passiva. Secondo il ministro, sia la prescrizione di farmaci che accelerano la morte, sia la rinuncia a terapie di puro mantenimento in vita dovrebbero continuare ad essere leciti, se eseguiti nelle circostanze e con le modalita' prescritte. Gia' oggi Cantoni e Comuni hanno la possibilita' d'impedire eventuali abusi. E in questo senso fa appello alle realta' locali e alle strutture sanitarie perche' ci sia una maggiore vigilanza. Ritiene invece che una regolamentazione piu' dettagliata andrebbe a scontrarsi con la difficolta' oggettiva di stabilire a posteriori la vera causa di una morte.
La proposta passa ora agli uffici competenti per la formulazione di un testo che, qualora fatto proprio dal ministro della Giustizia, diventera' un documento ufficiale del Governo.