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 ITALIA - ITALIA - Italia. Solo il 20% dei malati terminali del Lazio riceve cure appropriate
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14 febbraio 2006 0:00
 
Sono ben 350.000 i pazienti che ogni anno in Italia sono dichiarati inguaribili ed il 10 per cento di questi vive nel Lazio. Si tratta di pazienti che hanno affrontato e perduto la loro lotta contro il cancro e che non possono essere abbandonati dalla medicina. Per questi pazienti, e per i loro familiari, il momento della rinuncia alla terapia attiva ed il conseguente passaggio alla terapia del dolore e alle cure palliative rappresenta una fase di crisi particolarmente delicata, superabile solo a condizione di aver preparato un percorso di continuita' assistenziale. Come riporta Il Pensiero Scientifico Editore, a questa problematica e' stata dedicata la tavola rotonda Continuita' assistenziale nella malattia oncoematologica, svoltasi presso l'Aula Consiliare del Comune di Velletri. L'evento, organizzato dagli Hospice San Raffaele, e' stato patrocinato dai comuni di Velletri e Rocca di Papa, insieme alla Asl Rm H e alla Societa' Italiana Cure Palliative (SICP).
Nonostante l'impegno profuso negli ultimi anni, nel nostro Paese ed in particolare nel Centro Sud la domanda di assistenza ai malati terminali non trova adeguata risposta. Nel Lazio, solo il 20 per cento dei malati terminali riesce ad essere seguito attraverso le cure degli Hospice, residenziali o domiciliari. Spiega uno dei relatori,il professor Enrico Cortesi, direttore del Day hospital oncologico del Policlinico Umberto I, Universita' La Sapienza di Roma: "Sulle cure palliative c'e' una falsa credenza che e' necessario smentire. La maggior parte degli individui e' infatti convinta si tratti di un'assistenza superflua, mentre sono proprio le cure palliative a trattare i sintomi piu' dolorosi che affliggono i pazienti affetti da tumore. La meta' dei nostri assistiti presenta gravi disturbi correlati al cancro: dolore in varie parti del corpo, ma anche problemi respiratori, intestinali, digestivi e psicologici. Fondamentale diventa allora riuscire a calmare questi sintomi facendo stare meglio la persona. Tutto questo a prescindere dallo stato di avanzamento della malattia. Il che significa che, anche quando un tumore e' incurabile, una buona terapia oncologica deve sempre unire ed integrare alla chemio e radioterapia le cure palliative. Solo cosi' quando sara' il momento di lasciare il paziente al palliativista questo non subira' uno choc. Ma in che modo e' opportuno gestire le cure palliative? E' importante non arrivare tardi; cominciare il trattamento dei sintomi in modo precoce, affiancando all'attivita' del medico oncologo quello dello specialista in cure palliative. Indispensabile e' un rapporto comunicativo vero e reale con il paziente, non solo con la sua famiglia. Dire la verita' anche se difficile, e lavorare per gestire questa verita' nel quotidiano coordinando le figure in grado di offrire supporto medico e psicologico, ecco il compito di oncologi e palliativisti. Bisogna, inoltre, assicurare la cosiddetta continuita' territoriale, e cioe' garantire che l'individuo che ha affrontato la sua lotta con il cancro non sia abbandonato a se stesso proprio nel momento in cui scopre di essere vicino alla fine. E' necessario preparare e accompagnare la persona nel suo ultimo viaggio. E' per questo che il medico palliativista chiamato alla presa in carico del paziente anche durante il periodo in cui sono ancora in corso i trattamenti oncologici. Il ruolo dei servizi di Hospice domiciliari e residenziali e' fondamentale -conclude il primario dell'Umberto I- ma le strutture sono ancora decisamente poche".
 
 
 
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