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 ITALIA - ITALIA - Italia. Milano. Chiude centro terapie antidolore del San Raffaele
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Notizia 
18 marzo 2006 0:00
 
Il centro specializzato in terapie antidolore del San Raffaele di Milano, diretto dal neurologo Paolo Marchettini, e' stato chiuso. La decisione e' stata presa dalla direzione ospedaliera, anche a fronte dei tagli della Regione Lombardia.
Sono gia' numerose le proteste, in primis quella dei pazienti del centro che gia' cominciano ad essere trasferiti in altri centri regionali. Temendo la sospensione delle cure, hanno minacciato di costituire un comitato per riaprire la struttura.
Anche le associazioni dei medici hanno condannato la decisione del San Raffaele. "In un contesto nazionale che prevede la crescita e la nascita di nuovi centri di terapia del dolore il San Raffaele decide di fare marcia indietro. Una decisione incomprensibile, assurda". Questo il commento di Cesare Bonezzi, responsabile dell'unita' di terapia del dolore della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia e presidente della societa' scientifica Federdolore. "Il dolore non si vede, non fa rumore, e' interno alle persone. E quindi non fa notizia. E il San Raffaele puo' decidere di non occuparsene per preferire altri investimenti forse piu' spettacolari... Il grido di dolore di chi soffre in modo atroce troppo spesso non viene ascoltato. E' un problema culturale che non tutti accettano".
Il direttore della comunicazione del San Raffaele risponde cosi' alle critiche: "I pazienti in cura non verranno abbandonati. In nessun caso. La terapia del dolore continuera' reparto per reparto. La chiusura del centro di Medicina del dolore e' una scelta strategica dell'ospedale. Non e' una scelta strettamente economica. Nella stessa struttura c'e' la palazzina che cura i pazienti con Aids, che in termini di rimborso perde anche di piu', ma non viene chiusa. Si e' preferito rafforzare altre aree, come la neurologia generale e la psichiatria".
Ma i pazienti non ci credono: "Falso. Nei reparti non sara' piu' possibile eseguire impianti complessi come quelli che venivano realizzati nella sala operatoria del centro. Ci dicono che se vogliamo proseguire le cure dobbiamo farlo privatamente. Pagando. Ma e' impensabile. Sono macchine costosissime quelle di cui abbiamo bisogno. Come potra' fare la povera gente?"
 
 
 
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Il centro specializzato in terapie antidolore del San Raffaele di Milano, diretto dal neurologo Paolo Marchettini, e' stato chiuso. La decisione e' stata presa dalla direzione ospedaliera, anche a fronte dei tagli della Regione Lombardia.
Sono gia' numerose le proteste, in primis quella dei pazienti del centro che gia' cominciano ad essere trasferiti in altri centri regionali. Temendo la sospensione delle cure, hanno minacciato di costituire un comitato per riaprire la struttura.
Anche le associazioni dei medici hanno condannato la decisione del San Raffaele. "In un contesto nazionale che prevede la crescita e la nascita di nuovi centri di terapia del dolore il San Raffaele decide di fare marcia indietro. Una decisione incomprensibile, assurda". Questo il commento di Cesare Bonezzi, responsabile dell'unita' di terapia del dolore della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia e presidente della societa' scientifica Federdolore. "Il dolore non si vede, non fa rumore, e' interno alle persone. E quindi non fa notizia. E il San Raffaele puo' decidere di non occuparsene per preferire altri investimenti forse piu' spettacolari... Il grido di dolore di chi soffre in modo atroce troppo spesso non viene ascoltato. E' un problema culturale che non tutti accettano".
Il direttore della comunicazione del San Raffaele risponde cosi' alle critiche: "I pazienti in cura non verranno abbandonati. In nessun caso. La terapia del dolore continuera' reparto per reparto. La chiusura del centro di Medicina del dolore e' una scelta strategica dell'ospedale. Non e' una scelta strettamente economica. Nella stessa struttura c'e' la palazzina che cura i pazienti con Aids, che in termini di rimborso perde anche di piu', ma non viene chiusa. Si e' preferito rafforzare altre aree, come la neurologia generale e la psichiatria".
Ma i pazienti non ci credono: "Falso. Nei reparti non sara' piu' possibile eseguire impianti complessi come quelli che venivano realizzati nella sala operatoria del centro. Ci dicono che se vogliamo proseguire le cure dobbiamo farlo privatamente. Pagando. Ma e' impensabile. Sono macchine costosissime quelle di cui abbiamo bisogno. Come potra' fare la povera gente?"
 
 
 
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