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 ITALIA - ITALIA - Italia. Augias su Repubblica: "Ho comprato il kit per l'eutanasia"
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Notizia 
10 marzo 2006 0:00
 
Oggi sul quotidiano La Repubblica e' stata pubblicata una lettera di Corrado Augias, che riportiamo integralmente.

"Caro direttore, qualche giorno fa nel mio programma Le Storie su Raitre ho dato la notizia che sto per acquistare il kit della "Buona morte" in vendita a Bruxelles e credo anche in Olanda. Il prezzo e' contenuto, meno di cento euro, possono comprarlo i medici sotto la loro responsabilita' per un uso professionale deontologicamente appropriato. Come sai, sono stato a Bruxelles cinque anni e conservo parecchie conoscenze. Vedo ora che la notizia ha avuto qualche eco e credo di dover spiegare meglio che cosa intendessi e le ragioni di questa scelta indubbiamente grave.
Prima pero' di scrivere devo fare una doppia premessa. So bene che l'eutanasia, comunque motivata, e' nel nostro paese un reato. Sono anche consapevole che non solo nel paese ma nella stessa comunita' di Repubblica coesistono sull'argomento sensibilita' diverse. D'altronde si tratta della decisione piu' grave che un essere umano possa essere chiamato a prendere e dunque dubbi personali, conflitti di tipo religioso, tentazioni di opposta natura, sono giustificati e piu' che comprensibili. Perche' dunque? Recenti esperienze che non esito a definire tragiche di persone a me vicine mi hanno messo a contatto diretto con l'infamia di una morte troppo a lungo rimandata. In quel povero corpo straziato nulla era piu' rimasto di umano, se per umanita' intendiamo il controllo di se', la consapevolezza del proprio essere, la possibilita' di comunicare con i nostri simili, quell'attivita' cerebrale, anche minima, che sola ci distingue dagli altri essere viventi. La povera creatura aveva di tanto in tanto intermittenti pause di lucidita' durante le quali capiva il baratro nel quale era precipitata e piangeva dirottamente, in silenzio, senza singhiozzi. Ho immaginato che potendo ci avrebbe chiesto perche' non interrompevamo il suo strazio, quale ferocia, quale vilta' ci impedisse di farlo. Aveva ragione Epicuro quando esortava a non temere la morte perche', scriveva: "Quando c'e' lei non ci sei tu, quando ci sei tu non c'e' lei". Infatti non e' della morte che dobbiamo preoccuparci, una condizione inevitabile, la sola certezza che abbiamo; l'abbandono della vita, li' s'annida il problema. Non inquieta l'oltretomba, l'Ade, il Purgatorio o comunque si voglia immaginare (sperare) un'esistenza oltre la morte, la questione e' la soglia, la linea di confine che separa questo da quello e che puo' diventare intollerabile e spaventosa.
Caro direttore, per farla breve, vorrei essere sicuro di poter morire con dignita'. Si racconta che la sera prima della fatali idi di marzo, Cesare fosse andato a cena da Decimo Albino. A un certo punto il padrone di casa gli chiese con aria di sfida: "Qual e' per te la morte migliore, Cesare?". Nel gelo improvviso della sala si udi' la voce di Cesare, ferma, pacata, gia' lontana: "Non vorrei una morte lenta. La morte migliore e' la meno attesa". C'e' nel suicidio consapevole responsabilmente esercitato (perche' anche il suicidio puo' diventare una futilita') una traccia della virtu' romana antica. Il desiderio di restare padroni di se', di congedarsi dalla vita senza doversi vergognare".

"Apprezzo la provocazione, sullo stile del compianto Indro Montanelli, che diceva di conoscere il medico che al momento opportuno lo avrebbe aiutato, ma sul piano pratico e' poco utile e, su quello politico, rischia di essere controproducente", e' il commento di Silvio Viale, medico di Exit-Italia. "Sul piano politico servono proposte di legge e bisogna stare attenti a non alimentare le strumentali affermazioni di chi sostiene che in Belgio, Svizzera ed Olanda l'eutanasia sia praticata con pochi controlli, con facilita', quasi per capriccio. Come Exit siamo gia' stati oggetto di una inchiesta, non ancora archiviata dopo anni, sul presunto aiuto che avremmo dato a persone che si sarebbero rivolte all'estero. Cosa non vera, anche se tutti sanno che le nostre associazioni gemelle in Svizzera, in Belgio ed in Olanda sono impegnate nell'assistenza al suicidio assistito ed all'eutanasia. Proprio in questi giorni, l'impegno di Exit-Italia e' stato riconosciuto dell'esecutivo della World Federation of the Right to Die Societes, che ha assegnato all'Italia l'organizzazione della Conferenza Mondiale del 2010 a Roma. Tornando sulla provocazione di Augias, e' praticamente impossibile potere avere un Kit belga, che non e' in vendita e che, a meno di ricorsi giudiziari specifici, non puo' essere ordinato da un medico italiano. La provocazione, pero', solleva la questione dell'eutanasia "clandestina", dei "suicidi-omicidi" e delle morti inspiegate o anticipate, a domicilio e negli ospedali. Infatti, piuttosto che andare in Belgio, e' molto piu' facile procurarsi i farmaci necessari per un'overdose di barbiturici, di oppiacei e via dicendo, senza contare tutte le sostanze che sono a disposizione sugli scaffali dei supermercati. La cronaca di questi anni, compresi i casi di italiani trattati in Svizzera, sono l'epifenomeno di come sia necessaria una legge che regolamenti l'eutanasia, gli interventi di "fine vita" e conceda il "diritto di morire con dignita'". Purtroppo, anche se apprezziamo la provocazione di Augias, dobbiamo registrare come solo poche settimane fa, a Torino, vi sia stata una reazione bigottamente scandalizzata alla proiezione di un film sul "suicidio assistito" in un liceo, con pochissime voci che si sono levate a difesa, emancipandosi in modo laico da una visione cattolica della sofferenza e della morte".
 
 
 
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