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 GRAN BRETAGNA - GRAN BRETAGNA - Gb. Oltre il 60% dei medici potrebbe "accorciare" la vita dei pazienti
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Notizia 
8 marzo 2006 0:00
 
Quasi due terzi (62%) dei medici crede che i colleghi somministrino intenzionalmente farmaci antidolorifici che potrebbero accelerare il processo di morte dei propri pazienti. Questi i risultati di una sondaggio condotto su 200 medici da Dignity in Dying, una associazione che si batte per la legalizzazione dell'eutanasia.
Il principio alla base dell'impiego di antidolorifici e' chiamato il "doppio effetto", che permette ai medici di somministrare farmaci potenzialmente letali come gli oppiacei sempre che l'intenzione sia quella di alleviare il dolore. Ma secondo "Dignity in Dying", questo principio non funziona, in quanto possono prender corpo situazioni in cui i medici rischiano il carcere per fornire cure palliative. E' il caso della dottor Howard Martin, assolto dopo esser stato accusato di aver ucciso tre pazienti con una overdose di morfina, quando il suo intento era solo quello di alleviarne la sofferenza.
"Questa ricerca conferma quanto spesso i medici siano intimamente coinvolti con le decisioni del fine vita, e quanto tenue sia la distinzione su quali intenzioni abbia un medico e cio' che effettivamente conosce, ma non ha intenzione di fare quando somministra antidolorifici. La legge e' cosi' ambigua che i medici rischiano continuamente di essere incriminati", ha dichiarato Deborah Annetts, direttrice di "Dignity in Dying".
Ma la British Medical Association non e' d'accordo: "C'e' una netta distinzione morale e legale fra il sapere che un trattamento potrebbe essere pericoloso e avere l'intenzione di uccidere un paziente. Se le intenzioni di un medico sono chiaramente quelle di alleviare la pena e lo stress, questo non sara' fuori dalla legge".
 
 
 
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Quasi due terzi (62%) dei medici crede che i colleghi somministrino intenzionalmente farmaci antidolorifici che potrebbero accelerare il processo di morte dei propri pazienti. Questi i risultati di una sondaggio condotto su 200 medici da Dignity in Dying, una associazione che si batte per la legalizzazione dell'eutanasia.
Il principio alla base dell'impiego di antidolorifici e' chiamato il "doppio effetto", che permette ai medici di somministrare farmaci potenzialmente letali come gli oppiacei sempre che l'intenzione sia quella di alleviare il dolore. Ma secondo "Dignity in Dying", questo principio non funziona, in quanto possono prender corpo situazioni in cui i medici rischiano il carcere per fornire cure palliative. E' il caso della dottor Howard Martin, assolto dopo esser stato accusato di aver ucciso tre pazienti con una overdose di morfina, quando il suo intento era solo quello di alleviarne la sofferenza.
"Questa ricerca conferma quanto spesso i medici siano intimamente coinvolti con le decisioni del fine vita, e quanto tenue sia la distinzione su quali intenzioni abbia un medico e cio' che effettivamente conosce, ma non ha intenzione di fare quando somministra antidolorifici. La legge e' cosi' ambigua che i medici rischiano continuamente di essere incriminati", ha dichiarato Deborah Annetts, direttrice di "Dignity in Dying".
Ma la British Medical Association non e' d'accordo: "C'e' una netta distinzione morale e legale fra il sapere che un trattamento potrebbe essere pericoloso e avere l'intenzione di uccidere un paziente. Se le intenzioni di un medico sono chiaramente quelle di alleviare la pena e lo stress, questo non sara' fuori dalla legge".
 
 
 
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