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 FRANCIA - FRANCIA - Francia. Fine della vita: rifiutare i trattamenti inutili
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9 febbraio 2006 0:00
 
Molto attesi, i decreti attuativi della legge 22 aprile 2005 sul diritto dei malati e la fine della vita, sono apparsi sulla gazzetta ufficiale del 7 febbraio. Essi consentono oggi a 150.000-200.000 pazienti di rifiutare trattamenti inutili.
Il primo decreto da' la possibilita' a ogni persona maggiorenne di redigere anticipatamente indicazioni (valide per tre anni, revocabili in qualsiasi momento, ma rinnovabili) su cio' che desidera sia fatto o no quando arrivera' al termine della sua vita. Esse dovranno chiarire cio' che s'aspetta dai sanitari, soprattutto quando non fosse piu' in grado di esprimersi, per esempio, lo stop a certe procedure. "Ma queste direttive hanno valore indicativo, giacche' la responsabilita' ultima della decisione spetta al medico".
Il secondo decreto insiste "sull'obbligo del medico di rifiutare qualsiasi ostinazione irragionevole". L'autorizza, invece, nell'ambito di "una procedura collegiale", "ad assumere la decisione di limitare o sospendere dei trattamenti quando la persona malata non sia in condizione d'esprimere la propria volonta', e il proseguire con le cure si rivelasse un accanimento irragionevole".
Il dottor Regis Aubry, direttore del servizio di cure palliative a Besancon, ritiene che "questi decreti dovrebbero evitare che i pazienti siano tenuti indebitamente in vita". A condizione che s'intraprenda una solida opera pedagogica nei confronti di tutto il personale curante, incentrata sulla decisione di sospendere o proseguire la terapia. "Una situazione che concerne il 10% circa delle persone ricoverate in ospedale". Non dovrebbe insomma piu' accadere che il medico si ritrovi da solo a fronteggiare situazioni complesse di malati terminali. Con le nuove norme la decisione e' collegiale e sorretta da riferimenti solidi.
Adesso comincia un grosso impegno affinche' questi decreti, che contengono profonde modifiche nella prassi professionale, siano fatti conoscere il piu' possibile e soprattutto insegnati al personale sanitario. Secondo il dottor Aubry, sara' necessario un programma ministeriale che preveda l'istituzione di un comitato nazionale di sviluppo delle cure palliative.
Questi decreti, saranno in grado di alleviare le sofferenze della persona allo stadio terminale? "Si', se verranno applicati", precisa lo specialista, consapevole che i medici si muovono ancora nella cultura del fare piu' che in quella della riflessione sullo stato di ogni persona giunta alla fine della vita. Il non fare e' vissuto ancora da molti come una forma d'abbandono del malato. Ma grazie a questa legge, i medici potranno accompagnare il paziente che avra' deciso di rinunciare alle cure. Fermo restando l'obbligo di assicurargli tutto quanto e' necessario per lenire le sue sofferenze.
 
 
 
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