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 ITALIA - ITALIA - Eutanasia. Spot dei Radicali per riappropriarsi della parola
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8 novembre 2010 19:31
 
Riappropriarsi della parola 'eutanasia, tabu' per la politica e dimenticata' anche se 'vicina al vissuto delle persone', e chiedere 'semplicemente il rispetto delle scelte individuali'. Questo il senso della nuova 'provocazione' dei Radicali, uno spot 'pro-eutanasia che sara' presentato domani, come spiega Marco Cappato, segretario dell'associazione radicale Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica..
'E' uno spot molto rispettoso e molto dignitoso - dice Cappato - in cui un malato terminale racconta la sua esperienza e chiede al governo che sia rispettata la sua scelta'.
Scelta che e' 'non di una morte 'buona' o 'dolce', ma di una morte 'opportuna', quando si sente che le condizioni di vita non sono piu' sostenibili'. Eutanasia, aggiunge, 'non e' una parola che le persone legano a questa o quella forma giuridica, ma che e' vicina al loro vissuto'. Mentre la politica 'ha bisogno di giocare con le parole, riempendo il tema di formalismi, facendo distinzioni da clerici del diritto su quello che e' o non e' terapia. Cosi' si possono interrompere le terapie ma non si puo' chiedere un'inziezione letale, anche se il risultato e' lo stesso'.
Pur continuando a 'batterci in Parlamento perche' escano leggi 'meno peggiori' possibile - conclude Cappato - ora vogliamo riprendere la bandiera di questa parola, che per noi e' parte integrante del diritto alla salute, come tutte le scelte sul fine vita, e poi vedere quello che succede'.
Lo spot, intanto, sara' anche 'una raccolta fondi per pianificare una vera e propria campagna nazionale a partire da gennaio, contando sul sostegno delle tv locali, come Telelombardia, che gia' ci hanno aiutato all'epoca del 'caso Welby''.

La 'provocazione' di uno spot sull'eutanasia, lanciato dai Radicali, 'rischia di diventare uno strumento utilizzato impropriamente da questa maggioranza per dire 'noi siamo pro vita, loro pro morte' rendendo ancora piu' difficile il percorso della legge sul testamento biologico che attende di essere calendarizzata alla Camera.
E' il commento all'iniziativa dei Radicali di Ignazio Marino che 'come uomo, come medico e ora anche come politico' esprime la sua 'assoluta opposizione all'eutanasia, ovvero a somministrare un veleno per fermare in un momento predeterminato la vita di un'altra persona'.
Per Marino, se 'il Parlamento decidesse di ricominciare a fare il Parlamento' e il presidente Gianfranco Fini 'traducesse in atti le parole tanto chiare e apprezzabili che ha ripetuto anche nei giorni scorsi' mettendo in calendario 'anche per lunedi'' il testo che aspetta il voto della Camera, il dibattito sull'eutanasia 'diventerebbe un problema davvero secondario e limitato a poche persone'.
Ma va risolta non solo 'la questione della liberta' di autodeterminazione laica della scelta delle terapie', ma anche quella del 'finanziamento offensivo della legge sulle cure palliative, che e' stata approvata' con 'solo un milione e mezzo di euro l'anno' di budget. 'In Germania - ricorda Marino - spendono per lo stesso progetto di ospedale e territorio senza dolore 150 milioni di euro l'anno'. Fino a quando c'e' 'una maggioranza 'pro cattiva morte' che non permette davvero l'assistenza per evitare di soffrire nelle fasi terminali della vita, e' comprensibile che ci siano gruppi che promuovono la discussione su quella che e' alla fine una uccisione, seppur compassionevole'.

Lo spot a favore dell'eutanasia promosso dai Radicali e' 'fuorviante' ed a rischio di 'strumentalizzazione e confusione'. Ad affermarlo e' il vicepresidente della Societa' europea di cure palliative Augusto Caraceni.
Si tratta, ha sottolineato l'esperto, di 'questioni private che attengono ad un ambito strettamente privato. Non si puo' fare di tali questioni attinenti al fine vita - ha aggiunto - interventi che hanno un carattere di impatto sul pubblico, come nel caso dello spot'. In questo modo infatti, secondo Caraceni, 'si ottiene solo confusione nell'opinione pubblica' e c'e', inoltre, 'un forte rischio di strumentalizzazione politica'.
Come societa' per le cure palliative, ha quindi spiegato l'esperto, 'sosteniamo invece una visione in cui la cura palliativa nel paziente in fase terminale non prevede l'eutanasia come possibile opzione. Ma anche in paesi dove l'eutanasia e' legalizzata, come l'Olanda - ha precisato - questa e' comunque concepita come una pratica che e' fuori dall'ambito medico'. La Societa' per le cure palliative promuove la cura in fase terminale 'ma anche l'autonomia del paziente, nel senso del rifiuto delle terapie stesse. Ma questo - ha concluso Caraceni - e' anni luce distante dal concetto di eutanasia come comunemente inteso'.

 
 
 
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Riappropriarsi della parola 'eutanasia, tabu' per la politica e dimenticata' anche se 'vicina al vissuto delle persone', e chiedere 'semplicemente il rispetto delle scelte individuali'. Questo il senso della nuova 'provocazione' dei Radicali, uno spot 'pro-eutanasia che sara' presentato domani, come spiega Marco Cappato, segretario dell'associazione radicale Luca Coscioni per la liberta' di ricerca scientifica..
'E' uno spot molto rispettoso e molto dignitoso - dice Cappato - in cui un malato terminale racconta la sua esperienza e chiede al governo che sia rispettata la sua scelta'.
Scelta che e' 'non di una morte 'buona' o 'dolce', ma di una morte 'opportuna', quando si sente che le condizioni di vita non sono piu' sostenibili'. Eutanasia, aggiunge, 'non e' una parola che le persone legano a questa o quella forma giuridica, ma che e' vicina al loro vissuto'. Mentre la politica 'ha bisogno di giocare con le parole, riempendo il tema di formalismi, facendo distinzioni da clerici del diritto su quello che e' o non e' terapia. Cosi' si possono interrompere le terapie ma non si puo' chiedere un'inziezione letale, anche se il risultato e' lo stesso'.
Pur continuando a 'batterci in Parlamento perche' escano leggi 'meno peggiori' possibile - conclude Cappato - ora vogliamo riprendere la bandiera di questa parola, che per noi e' parte integrante del diritto alla salute, come tutte le scelte sul fine vita, e poi vedere quello che succede'.
Lo spot, intanto, sara' anche 'una raccolta fondi per pianificare una vera e propria campagna nazionale a partire da gennaio, contando sul sostegno delle tv locali, come Telelombardia, che gia' ci hanno aiutato all'epoca del 'caso Welby''.

La 'provocazione' di uno spot sull'eutanasia, lanciato dai Radicali, 'rischia di diventare uno strumento utilizzato impropriamente da questa maggioranza per dire 'noi siamo pro vita, loro pro morte' rendendo ancora piu' difficile il percorso della legge sul testamento biologico che attende di essere calendarizzata alla Camera.
E' il commento all'iniziativa dei Radicali di Ignazio Marino che 'come uomo, come medico e ora anche come politico' esprime la sua 'assoluta opposizione all'eutanasia, ovvero a somministrare un veleno per fermare in un momento predeterminato la vita di un'altra persona'.
Per Marino, se 'il Parlamento decidesse di ricominciare a fare il Parlamento' e il presidente Gianfranco Fini 'traducesse in atti le parole tanto chiare e apprezzabili che ha ripetuto anche nei giorni scorsi' mettendo in calendario 'anche per lunedi'' il testo che aspetta il voto della Camera, il dibattito sull'eutanasia 'diventerebbe un problema davvero secondario e limitato a poche persone'.
Ma va risolta non solo 'la questione della liberta' di autodeterminazione laica della scelta delle terapie', ma anche quella del 'finanziamento offensivo della legge sulle cure palliative, che e' stata approvata' con 'solo un milione e mezzo di euro l'anno' di budget. 'In Germania - ricorda Marino - spendono per lo stesso progetto di ospedale e territorio senza dolore 150 milioni di euro l'anno'. Fino a quando c'e' 'una maggioranza 'pro cattiva morte' che non permette davvero l'assistenza per evitare di soffrire nelle fasi terminali della vita, e' comprensibile che ci siano gruppi che promuovono la discussione su quella che e' alla fine una uccisione, seppur compassionevole'.

Lo spot a favore dell'eutanasia promosso dai Radicali e' 'fuorviante' ed a rischio di 'strumentalizzazione e confusione'. Ad affermarlo e' il vicepresidente della Societa' europea di cure palliative Augusto Caraceni.
Si tratta, ha sottolineato l'esperto, di 'questioni private che attengono ad un ambito strettamente privato. Non si puo' fare di tali questioni attinenti al fine vita - ha aggiunto - interventi che hanno un carattere di impatto sul pubblico, come nel caso dello spot'. In questo modo infatti, secondo Caraceni, 'si ottiene solo confusione nell'opinione pubblica' e c'e', inoltre, 'un forte rischio di strumentalizzazione politica'.
Come societa' per le cure palliative, ha quindi spiegato l'esperto, 'sosteniamo invece una visione in cui la cura palliativa nel paziente in fase terminale non prevede l'eutanasia come possibile opzione. Ma anche in paesi dove l'eutanasia e' legalizzata, come l'Olanda - ha precisato - questa e' comunque concepita come una pratica che e' fuori dall'ambito medico'. La Societa' per le cure palliative promuove la cura in fase terminale 'ma anche l'autonomia del paziente, nel senso del rifiuto delle terapie stesse. Ma questo - ha concluso Caraceni - e' anni luce distante dal concetto di eutanasia come comunemente inteso'.

 
 
 
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