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 ITALIA - ITALIA - Eutanasia. Radicali dialogano con ministro che vagamente si impegna
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12 agosto 2021 14:59
 
 "Chiedo tempi certi per l'attivazione delle procedure previste dalla sentenza Cappato della Corte costituzionale". Cosi' Mario, l'uomo rimasto completamente paralizzato dopo un incidente che ieri in una lettera aperta a 'La Stampa' chiedeva il diritto a una morte dignitosa, ha risposto al ministro della Salute, Roberto Speranza, che sullo stesso quotidiano si e' impegnato oggi a "lavorare in silenzio" per consentire l'applicazione della sentenza della Consulta. "Nel contempo", ha riferito Filomena Gallo, legale di Mario e segretario dell'Associazione Luca Coscioni, il paziente "si riserva di decidere ulteriori azioni"

A seguire il testo del ministro Speranza
"Caro Mario, desidero esprimerLe il mio profondo rispetto per la dignità con la quale sta affrontando la sua dolorosa condizione e sta cercando di ottenere una risposta dal sistema sanitario pubblico, nel pieno rispetto delle norme vigenti nell'ordinamento giuridico italiano". È con queste parole che inizia la lunga lettera con cui il ministro della Salute, Roberto SPERANZA, risponde sulle pagine del quotidiano 'La Stampa' a Mario, nome di fantasia, un uomo di 43 anni che da 10 vive paralizzato e allettato a causa di una lesione del midollo spinale in seguito ad un incidente. E che proprio in una missiva aveva raccontato la sua storia al giornale di Torino. SPERANZA scrive che "il fine vita è naturalmente uno di quegli argomenti su cui si confronta un pluralismo insuperabile di punti di vista etici, culturali, teorici, religiosi, che in un ordinamento democratico come il nostro non può che trovare la sua espressione politica anzitutto nel Parlamento. Sono personalmente convinto da tempo della necessità e dell'urgenza di un intervento legislativo in materia, da ministro ho mantenuto, pertanto, la posizione di principio che su materie come questa non ci possa essere alcuna iniziativa del governo che scavalchi o surroghi il ruolo del Parlamento".
Il ministro della Salute aggiunge inoltre che "come Lei sottolinea, tuttavia, la sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale, prendendo atto di uno stallo legislativo che si trascina da anni e pur auspicando una più organica regolazione della materia da parte del parlamento, ha introdotto un fatto nuovo, rendendo non più punibile, chi 'agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente'".
Nella lettera, SPERANZA prosegue poi spiegando che "in assenza di una regolazione legislativa più generale della materia, di cui pure ha ribadito la necessità, la Consulta ha stabilito che una persona, qualora ricorrano i quattro requisiti sopra riportati e che il comitato etico competente deve verificare, ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l'assistenza al suicidio medicalmente assistito".
L'esponente del Governo scrive ancora che "l'attesa e l'auspicio di una legge non possono perciò esimere tutti, quali che siano le diverse legittime posizioni su un tema così delicato, dal prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere ignorata. È un tema che riguarda le aziende sanitarie e ospedaliere locali, le Regioni, titolari della responsabilità della loro gestione e organizzazione, e il Governo, chiamato a garantire l'uniformità della garanzia di diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale".
Nella missiva è poi scritto che "è sulla base di questa convinzione che il ministero della Salute ha avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha l'obiettivo di superare due problemi che rischiano di ostacolare l'attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori. Il primo riguarda una ricognizione regione per regione sulla natura e sulla composizione dei comitati etici territoriali, per verificare la loro presenza e la loro adeguatezza a svolgere il delicato ruolo che la Consulta ha affidato loro, sottolineando la necessità di un organo collegiale terzo, munito delle adeguate competenze, il quale possa garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità. Il secondo riguarda l'opportunità di un'intesa fra Governo e Regioni, che possa consentire a queste ultime di fornire indicazioni chiare e univoche alle rispettive aziende sanitarie locali sulla procedura di applicazione del dispositivo della Consulta".
SPERANZA aggiunge infine che "la Sua lettera, per tante ragioni, meritava una risposta. Ora continueremo a lavorare in silenzio, per ciò che il Governo può fare nell'ambito delle sue competenze, per consentire l'applicazione più uniforme possibile, al di là di ogni legittima posizione politico-culturale, della sentenza della Corte Costituzionale, nel rigoroso rispetto dei requisiti molto chiari e stringenti che essa ha stabilito. Mi sembra anche il modo migliore di rispettare il lavoro del Parlamento, che alla Camera ha ripreso ad affrontare il tema, e più in generale di un dibattito etico e culturale che su questa materia è molto vivo nella società e che auspico possa trovare sintesi proprio nel dibattito parlamentare" conclude SPERANZA.

Replica di Radicali italiani
Ringraziando il ministro, precisano:
"E' il contenuto della risposta del ministro pero' a lasciarci scettici e dubbiosi: Speranza ribadisce che 'la sentenza della Consulta non puo' essere ignorata' da nessuno dei soggetti coinvolti (aziende sanitarie regionali, Regioni, Governo centrale) ma poi rimanda un intervento concreto alla 'ricognizione regione per regione sulla natura e sulla composizione dei comitati etici territoriali' e a 'un'intesa fra Governo e Regioni' per fornire 'indicazioni chiare e univoche sulla procedura di applicazione del dispositivo della Consulta'. Campa cavallo...". "Di fronte al vergognoso silenzio del Parlamento e alle lungaggini burocratiche di Ministero, Regioni e ASR - scrivono gli esponenti radicali - solo lo strumento del referendum, ancora una volta come nei passati cinquant'anni, puo' sbloccare la situazione e dare finalmente speranza ai tanti 'Mario' ignoti e senza voce. Per questo saremo in strada a raccogliere le firme anche a Ferragosto.
 
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