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Conta piu' la volonta' di mia madre o quella del medico?
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Lettera 
29 dicembre 2007 0:00
 
Spettabile associazione.sono una cittadina italiana residente in svizzera dal 1978.Ora il mio grande dramma e`questo : mia madre di 88 anni e`stata colpita lo scorso 19 novembre da un ictus molto esteso con coma irreversibile.dopo quattro giorni di degenza ospedaliera e`stata dimessa con la diagnosi di poche ore di vita. Ora a distanza di piu`di un mese mia madre e`ancora in vita ma sempre in uno stato vegetativo. al momento della dimissione e nei primi giorni successivi e`stato concordato tra noi dieci figli e il medico di base(responsabile anche dell`adi di cui abbiamo chiesto il supporto medico infermieristico)una linea terapeutica non di accanimento ma di accompagnamento, che consisteva nella somministrazione di circa 1lt di liquidi nelle 24 h.(tramite un catetere suclavia impiantato in ospedale prima della dimissione.) da tre settimane circa mia madre e`andata incontro a diverse infezioni urinare tamponate dal medico con l`uso di antibiotici, aumento dei liquidi (con l`aggiunta del glucosio al 5% 500 ml.) +l`introduzione dei diuretici. Puo`il medico curante in questo contesto decidere di suo? e che presa di posizione possiamo avere noi figli dal momento che il paziente non puo` esprimersi.noi non siamo d`accordo sul procedere ma ci viene risposto che dal momento che abbiamo chiesto l`aiuto dell`adi le decisioni terapeutiche le deve prendere solo il medico. in caso contrario non ci resta che chiudere il supporto dell`adi. ma e`proprio cosi? ripeto non abitando in italia faccio fatica ad essere informata sui codici vigenti nel territorio italiano. vorrei che mia madre come da suo desiderio (purtroppo non esiste un testamento biologico)potesse andarsene nel piu breve tempo possibile senza inutili accanimenti e sofferenze. cosa possiamo fare noi familiari per evitarle tutto questo? puo` aiutarmi a capire la prego mi risponda. la ringrazio fin d`ora per la sua preziosa collaborazione.

Risposta:
purtroppo, far rispettare la volonta' del malato in Italia e' cosa molto difficile, specialmente se non e' cosciente. Non esiste legge sul testamento biologico, e anche ove sua madre ne avesse fatto uno, non necessariamente sarebbe seguito dai medici (piu' che altro perche' temono eventuali sanzioni penali e disciplinari, oltre ad eventuali condanne e gogne mediatico-ecclesiastiche). Potra' pero' aiutare i medici a scegliere in maniera piu' rispettosa se lei puo' convincerli che:
1. sua madre non avrebbe voluto tutto questo (porti anche testimonianze di amici, familiari, etc.);
2. che tutti i familiari piu' prossimi sono d'accordo con la sospensione dei trattamenti (questo per tranquillizzare il medico che eventualmente non somministra un trattamento che non vi saranno persone che in futuro lo accuseranno di omicidio).
Altrimenti, le strade da intraprendere se cio' non funziona:
1. Cambiare medico
2. diffidare il medico a non somministrare terapie che sua madre non avrebbe voluto: clicca qui
3. Porti sua madre in qualsiasi Paese europeo che non sia l'Italia. Le sue volonta', anche se non scritte, saranno rispettate dai medici.
4. Potrebbe adire il giudice tutelare per farsi nominare tutore legale (e cosi' poter decidere in sua vece). Ma i tempi della giustizia, nonche' l'ignavia di molti giudici, rendono potenzialmente lungo questo ricorso, il cui probabile risultato sara' una non decisione.
 
 
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