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Il caso Welby e' stato strumentalizzato
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Lettera 
29 giugno 2007 0:00
 
Il 20 dicembre 2006 verso le ore 23.45 Piergiorgio Welby e' morto per arresto cardiocircolatorio, sotto sedazione, dopo che gli e' stato staccato il respiratore, secondo la sua volonta'. Il dottor Mario Riccio, anestesista strutturato presso l'Ospedale di Cremona, ha confermato durante una conferenza stampa, tenutasi il 21 dicembre del 2006, di averlo aiutato a morire, alla presenza di Mina (la moglie), Carla (la sorella), e i compagni radicali dell'Associazione Luca Coscioni, Marco Pannella , Marco Cappato e Rita Bernardini. Welby ha impiegato circa 40 minuti per morire da quando gli e' stato staccato il respiratore. Il Dottor Riccio a mezzo stampa ha piu' volte dichiarato che mai piu' si presterebbe a procurare la morte di un paziente, forse perche' si e' reso conto di essere andato al di la' delle sue competenze (www.lastampa.it 28/12/2006: "Pentito per Welby? No, ma non lo rifarei"). E' di pochissimi giorni poi la notizia che il Gip romano dell'inchiesta sulla morte di Welby, Renato La Viola ha chiesto il rinvio a giudizio del Dottor Mario Riccio sostenendo che "La morte di Piergiorgio Welby e' stata determinata da una sorta di eutanasia passiva", respingendo la richiesta di archiviazione della posizione di Mario Riccio. Infine e' gia' pronto il nuovo caso Welby, che risponde al nome di Giovanni Nuvoli, l'ex arbitro di Sassari di 53 anni, affetto da sei anni dalla sclerosi laterale amiotrofica, che, parlando con i giornalisti, vicino agli infermieri e di fronte alla moglie, ha annunciato di aver trovato, finalmente, il medico disponibile ad interrompere le cure normali di ventilazione. Cio' significa che presto l'equipe del "primario"radicale Marco Cappato, gia' operativa negli ultimi istanti di vita di Piergiorgio Welby, e' nuovamente pronta per mettere in pratica il "protocollo di uscita" per un'altra persona viva, malata ma non terminale. Da tutto cio' mi viene spontaneo chiedere se la vicenda di Piergiorgio Welby non sia stata strumentalizzata all'inverosimile per rafforzare anche a livello mediatico una mentalita' favorevole alla applicazione dell'eutanasia mediante la consueta pubblicizzazione del caso pietoso, protocollo operativo gia' utilizzato in passato da Partito Radicale: infatti il Dottor Riccio non era affatto il medico curante di Welby e viaggio' appositamente da Cremona a Roma su invito del Partito Radicale per interrompere la ventilazione al malato: non si e' trattato dunque di una mera omissione di cure, ma di eutanasia passiva. Inoltre mi chiedo se non vi siano responsabilita' anche a carico delle persone tutte e dei Politici Parlamentari presenti al momento della morte di Piergiorgio Welby, non tanto per omissione di soccorso ma soprattutto per un concorso in omicidio premeditato, alla luce delle dichiarazioni rilasciate anche dal Segretario dei Radicali, Rita Bernardini che su La Repubblica dichiaro' prima della morte di Piergiorgio Welby: "come in ogni azione di disobbedienza civile, abbiamo predisposto tutto, nel momento in cui Piergiorgio Welby stabilira' che e' giunto il momento, al di la' di ogni pronunciamento noi interverremo". Tutto questo per evitare che altri casi umani disperati, come Giovanni Nuvoli, vengano accompagnati alla morte per una "indegna" qualita' di vita a detta degli esperti radicali, contro il principio di salvaguardia della vita umana. Con osservanza.
Eraldo (Movimento per la vita)

Risposta:
La ringraziamo della sua lettera che pubblichiamo su Cara Aduc e su Vivere & Morire. Prima di risponderle, vorremmo richiamare alla sua attenzione quanto scritto all'art. 32 della Costituzione della Repubblica italiana: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana." Noi riteniamo, insieme alla stragrande maggioranza della dottrina e giurisprudenza, che un cittadino (in fin di vita o meno) abbia il diritto di rifiutare le cure, e quindi anche di chiederne la sospensione. Welby ha fatto quella richiesta, ed evidentemente i suoi medici non hanno ritenuto di dover ascoltare la volonta' (costituzionalmente protetta) del loro paziente, anteponendo ad essa il loro giudizio professionale, etico o religioso. Un altro medico, il dott. Riccio, ha ritenuto di poter/dover intervenire in assenza di medici disposti a rimuovere gli ostacoli all'esercizio di un diritto costituzionale (per altro riconosciuto da numerosi trattati internazionali, tra cui alcuni sottoscritti e vincolanti per l'Italia). E per questo, sta pagando di persona. Noi riteniamo che questo sia un atto medico legittimo ed anche doveroso, cosi' come lo e' gia' nella quasi totalita' dei Paesi democratici occidentali (Usa, Germania, Francia, Spagna, Gb, Olanda, Belgio, Austria, Svizzera, Australia, Canada, etc.). Per quanto riguarda la "strumentalizzazione", questa c'e' da tutte le parti. Ma le possiamo assicurare che e' esattamente cio' che Welby voleva. Egli poteva ottenere il distacco se avesse scelto la strada della clandestinita', ma ha preferito lottare per ottenere un diritto alla luce del sole e non per la concessione di un favore. Egli, esponente politico, ha deciso di fare della sua vita e del suo corpo terreno di dibattito e battaglia politica. Se i "radicali" ed il "primario" Cappato non facessero quello che fanno, tradirebbero innanzitutto Welby. Per quanto riguarda l'incriminazione imposta dal Gip, e ripetutamente non voluta dalla Procura, riteniamo che vi sara' assoluzione piena, fornendo ulteriore base giuridica molto piu' importante di una gia' esemplare richiesta di archiviazione della Procura romana. In ogni caso siamo d'accordo con lei che nel contempo, tutti coloro che hanno partecipato alla vicenda dovrebbero essere incriminati (incluso chi le scrive, gia' autodenunciatosi). Se non e' cosi' e' probabilmente perche' il Gip in fondo non e' poi cosi' certo di cio' che dice. Infine, ci permetta di farle un appunto, in quanto esponente di un movimento (Movimento per la vita) che evidentemente si batte per un esito opposto del dibattito rispetto al nostro e a quello di Welby. "Noi" siamo qui a chiedere la liberta' di ognuno di decidere sul proprio corpo (anche di rimanere in vita artificialmente fino all'ultimo istante possibile), "voi" a voler imporre una vostra "verita'" su tutti i malati. Senza scendere in banali generalizzazioni, le dobbiamo confessare che quest'ultimo aspetto costituisce oggi l'ostacolo insormontabile che ci divide e ci impedisce di dialogare, perche' contrariamente a "voi", noi siamo costretti a difendere la nostra liberta' individuale da coloro che vogliono imporre le proprie legittime scelte su tutti gli altri.
 
 
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