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GLI ITALIANI SONO PER LA CLONAZIONE UMANA TERAPEUTICA. IL PAESE REALE E IL DIVARIO CON QUELLO LEGALE: UN ENNESIMO MONITO PER IL LEGISLATORE
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Comunicato 
8 settembre 2004 16:43
 

Firenze, 8 Settembre 2004. Secondo i dati Eurispes in seguito ad un'indagine su 1500 persone, il 64,2% degli italiani sarebbe favorevole alla clonazione terapeutica umana, cioe' all'uso di cellule staminali embrionali per la ricerca, allo scopo di trovare soluzioni a malattie degenerative quali il diabete, il Parkinson, l'Alzheimer, la Sla e altre.
Non e' la prima volta che ad un'indagine di mercato emergono dati di questo tipo. La stessa Eurispes, nel maggio del 2003 aveva rilevato una percentuale di favorevoli del 60,9. Secondo i dati del Monitor Biomedico 2003 del Censis (una mole di dati sugli italiani e l'uso delle biotecnologie) era emerso che rispetto alla ricerca con le cellule staminali embrionali, gli italiani erano favorevoli al 44%, contrari al 41,4% e non risposero il 14,6% (a nostro avviso le percentuali erano tali perche' la domanda dell'indagine non faceva capire di cosa si trattasse). Inoltre nel novembre del 2003 Eos Gallup Europe dava gli italiani favorevoli a questa ricerca con una percentuale del 65. Infine nel luglio 2003, un'indagine della Fondazione spagnola Bbva (Banco de Bilbao Vizcaya Argentaria) dava gli italiani favorevoli al 60%.
Tutti dati che risalgono ad un periodo successivo alla formazione dell'attuale Parlamento che, invece, in maggioranza e' contro questo tipo di ricerca. Ricerca di cui, al momento pre-elettorale e durante la campagna elettorale stessa eravamo in pochissimi a parlarne, per cui sicuramente il fatto che un futuro membro del Parlamento vi fosse o meno favorevole non ha contribuito alla scelta degli elettori. Ora le cose sono cambiate e, anche se siamo consapevoli che il consenso elettorale in Italia passa minimamente attraverso questi meccanismi, qualche sorpresa ci potrebbe essere, soprattutto con la non-partecipazione al voto.
Questo e' il quadro del nostro Paese in clima di battaglia per il diritto alla ricerca rigenerativa embrionale e per il diritto ad una fecondazione artificiale che non sia solo di facciata come l'attuale legge consente. Un Paese dove il reale e il legale sono nettamente separati. Non solo, ma il legale ha come bandiera da una parte un ministro, quello della Salute Girolamo Sirchia, che dicendo di non sapere come stanno le cose si mette al petto le medagliette dei successi della medicina italiana grazie alla violazione delle sue stesse leggi (il bimbo guarito dalla talassemia grazie alla diagnosi pre-impianto che ha consentito la nascita di un fratellino con cellule staminali cordonali perfettamente compatibili), e dall'altra un altro ministro, Carlo Giovanardi, che apostrofa, e lo dice urlando su dei manifesti per strada, come nazisti i sostenitori della nostra ricerca.
Noi crediamo che, tra numeri percentuali dei consensi, e reazioni dei contrari, tutto questo debba essere un monito per il legislatore.
Ma non perche' pretendiamo che chi crede nella sacralita' dell'embrione al momento della sua prima esistenza debba cambiare idea, ma un monito di fronte al fatto che stiamo solo chiedendo che gli embrioni sovrannumerari avanzati dalle tecniche di fecondazione assistita non finiscano nella spazzatura ma donati alla ricerca.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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Firenze, 8 Settembre 2004. Secondo i dati Eurispes in seguito ad un'indagine su 1500 persone, il 64,2% degli italiani sarebbe favorevole alla clonazione terapeutica umana, cioe' all'uso di cellule staminali embrionali per la ricerca, allo scopo di trovare soluzioni a malattie degenerative quali il diabete, il Parkinson, l'Alzheimer, la Sla e altre.
Non e' la prima volta che ad un'indagine di mercato emergono dati di questo tipo. La stessa Eurispes, nel maggio del 2003 aveva rilevato una percentuale di favorevoli del 60,9. Secondo i dati del Monitor Biomedico 2003 del Censis (una mole di dati sugli italiani e l'uso delle biotecnologie) era emerso che rispetto alla ricerca con le cellule staminali embrionali, gli italiani erano favorevoli al 44%, contrari al 41,4% e non risposero il 14,6% (a nostro avviso le percentuali erano tali perche' la domanda dell'indagine non faceva capire di cosa si trattasse). Inoltre nel novembre del 2003 Eos Gallup Europe dava gli italiani favorevoli a questa ricerca con una percentuale del 65. Infine nel luglio 2003, un'indagine della Fondazione spagnola Bbva (Banco de Bilbao Vizcaya Argentaria) dava gli italiani favorevoli al 60%.
Tutti dati che risalgono ad un periodo successivo alla formazione dell'attuale Parlamento che, invece, in maggioranza e' contro questo tipo di ricerca. Ricerca di cui, al momento pre-elettorale e durante la campagna elettorale stessa eravamo in pochissimi a parlarne, per cui sicuramente il fatto che un futuro membro del Parlamento vi fosse o meno favorevole non ha contribuito alla scelta degli elettori. Ora le cose sono cambiate e, anche se siamo consapevoli che il consenso elettorale in Italia passa minimamente attraverso questi meccanismi, qualche sorpresa ci potrebbe essere, soprattutto con la non-partecipazione al voto.
Questo e' il quadro del nostro Paese in clima di battaglia per il diritto alla ricerca rigenerativa embrionale e per il diritto ad una fecondazione artificiale che non sia solo di facciata come l'attuale legge consente. Un Paese dove il reale e il legale sono nettamente separati. Non solo, ma il legale ha come bandiera da una parte un ministro, quello della Salute Girolamo Sirchia, che dicendo di non sapere come stanno le cose si mette al petto le medagliette dei successi della medicina italiana grazie alla violazione delle sue stesse leggi (il bimbo guarito dalla talassemia grazie alla diagnosi pre-impianto che ha consentito la nascita di un fratellino con cellule staminali cordonali perfettamente compatibili), e dall'altra un altro ministro, Carlo Giovanardi, che apostrofa, e lo dice urlando su dei manifesti per strada, come nazisti i sostenitori della nostra ricerca.
Noi crediamo che, tra numeri percentuali dei consensi, e reazioni dei contrari, tutto questo debba essere un monito per il legislatore.
Ma non perche' pretendiamo che chi crede nella sacralita' dell'embrione al momento della sua prima esistenza debba cambiare idea, ma un monito di fronte al fatto che stiamo solo chiedendo che gli embrioni sovrannumerari avanzati dalle tecniche di fecondazione assistita non finiscano nella spazzatura ma donati alla ricerca.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
 
 
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