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 USA - USA - Usa. Le staminali e la politica
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Articolo di Cinzia Colosimo
5 agosto 2004 18:12
 
Negli Usa occorre stare attenti a parlare di staminali in questo periodo. Le elezioni ne hanno fatto il perfetto tiro alla corda, gli scienziati ne parlano con precisione millimetrica per evitare qualsiasi mistificazione della faccenda; i politici tirano fuori l'argomento come il coniglio dal cappello quando hanno finito il trinomio guerra-tagli alle tasse-riforme sociali.
La Convention Democratica e' stata un'occasione importante per discutere della faccenda e non solo: in questi giorni sono molti i politici e gli scienziati, che prendendo spunto dall'avvenimento, intraprendono la campagna di sensibilizzazione con una consapevolezza e impegno maggiori. Ad esempio, il democratico Daniel Mongiardo, candidato per il Senato, medico e chirurgo presso l'Appalachian Regional Medical Center di Hazard. Mongiardo ha dichiarato: "Ho perso mia madre quando lei aveva 47 anni per colpa del cancro. Come me migliaia di persone hanno dovuto subire un dolore indicibile causato da tali perdite: se possiamo fare qualcosa per alleviare questo dolore e' giusto che lo facciamo". Mongiardo sta "correndo" contro l'attuale senatore Jim Bunning, un repubblicano convinto che esprime le sue posizioni sulle staminali solo tramite il suo manager... "Il Sen. Bunning si dichiara contrario alla ricerca su embrioni ed esorta gli scienziati a non allarmarsi troppo e a proseguire le loro ricerche sulle staminali adulte". Al che Mongiardo risponde: "Posizioni estremiste e ideologiche. La politica dell'estremo diritto piuttosto che della scienza rischia di diventare un fardello insostenibile per la speranza dei milioni di malati".
Ma non e' il solo caso. Alla convention, dopo i nomi di Reagan e Kerry, altre personalita' importanti si sono unite al coro unito. Tra queste la senatrice Hillary Clinton, il deputato Jim Langevin, quadriplegico con posizioni molto delicate sul tema della protezione della vita. Si dichiara infatti favorevole alla ricerca su embrioni ma condanna una certa noncuranza generale sul tema dell'aborto. Langevin ha un'opinione che apparentemente potrebbe sembrare discordante, ma che in realta' e' comprensibile dal punto di vista etico. Egli sostiene infatti che la ricerca su embrioni e' anti etica nel momento in cui si toglie ad un embrione sano la possibilita' di vivere a prescindere, cosi' come avviene per l'aborto. Ma nella maggior parte dei casi gli embrioni utilizzati in laboratorio sono comunque destinati ad essere distrutti, e il loro utilizzo scientifico in quest'ottica diventa spiegabile.
D'altra parte, in questa discussione stiamo assistendo a due modi opposti di valutare i problemi e analizzare le soluzioni. In un articolo pubblicato sul Rocky Mountain News, Roger Pielke, direttore del Center for Science and Technology Policy Research, spiega come un tema del genere riguardi infatti tre fattori estremamente importanti: la vita, la sofferenza umana ed il futuro. Pielke spiega: se prendiamo il presidente Bush da una parte e il candidato Kerry dall'altra e analizziamo le loro posizioni su questo problema, sara' possibile notare che: Bush, pur riconoscendo i benefici della ricerca non e' disposto a compromettere i propri principi, indipendentemente dalla grandezza delle potenzialita'. Kerry al contrario, senza sminuire il fattore vita, da' piu' spazio all'incognita futuro. La ricerca infatti potrebbe diminuire i costi sociali della Sanita', oltre ai costi emotivi e fisici in termini di dolore. Le potenzialita' giustificano il rischio controllato.
 
 
 
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