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 USA - USA - Usa. Ricercatori Harvard: non abbandonare ricerca su cellule staminali embrionali
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Articolo di Redazione
3 gennaio 2008 15:10
 
L'Universita' di Harvard ha annunciato che continuera' a sviluppare e studiare le cellule staminali embrionali derivate da embrioni umani clonati. Lo rivela il quotidiano Boston Globe.
Qualche settimana fa, alcuni ricercatori americani e giapponesi avevano annunciato di aver sviluppato una tecnica per riprogrammare le cellule adulte della pelle in staminali quasi embrionali -un metodo che potrebbe sostituire il metodo attuale, contestato dai gruppi religiosi e conservatori perche' deriva la materia prima da embrioni. (1).
All'epoca del clamoroso annuncio, molti scienziati si dissero convinti che la nuova tecnica, chiamata Ips (o cellule staminali pluripotenziali indotte), avrebbe sostituito le cellule staminali embrionali.
Ma i ricercatori di Harvard -considerata da molti il piu' importante centro per la ricerca con le staminali al mondo con i suoi 750 ricercatori e 119 laboratori- temono che la corsa verso le nuove cellule sia un rischio che la medicina non puo' permettersi di correre.
Per prima cosa, non e' ancora certo se la nuova tecnica di riprogrammazione possa effettivamente dimostrarsi utile per futuri progressi; soprattutto, queste cellule rimangono troppo pericolose per essere impiegate nell'uomo, spiegano gli scienziati.
"Per fare ricerca base sulle cellule umane, le Ips come metodo hanno vinto", dice George Q. Daley, ricercatore al Children's Hospital di Boston. "Ma per quanto riguarda l'obiettivo finale, ovvero di impiantarle nel paziente, ancora non siamo sicuri. Queste cellule potrebbero non divenire mai utili a fini terapeutici".
Il motivo e' che la tecnica di riprogrammazione, ideata dallo scienziato giapponese Shinya Yamanaka, utilizza alterazioni genetiche per far regredire le cellule ordinarie in staminali allo stato neutro (blank state).
Quattro potenti geni regolatori sono inseriti nella cellula adulta per indurre la riprogrammazione. Ma questo produce anche tutta una serie di difetti nelle cellule, come fossero trappole -rendendo le cellule riprogrammate troppo imprevedibili per essere usate come trattamento sull'uomo. Inoltre, alcuni dei geni utilizzati per stimolare la riprogrammazione sono noti agenti cancerogeni nei mammiferi.
Ma quello che sembra ancora piu' rischioso e' che il processo utilizza dei retrovirus per trasportare i geni nelle cellule. Questi virus alterano il normale funzionamento del Dna e possono anche dar vita a cellule cancerogene.
Per alcuni sostenitori del metodo della riprogrammazione questi problemi sono puramente tecnici e facilmente superabili. Ma altri ricercatori sono scettici sul fatto che tali cellule possano essere approvate per uso clinico. "Introdurre queste cellule in un paziente non sara' mai autorizzato [dall'Agenzia del farmaco]", dice il biologo Douglas A. Melton, codirettore del Harvard Stem Cell Institute. "I retrovirus possono essere cavalli di Troia che portano ogni tipo di problema".
Questo e' il motivo per cui Harvard, con un fondo per la ricerca sulle staminali di oltre 60 milioni di dollari ogni anno, vuole continuare a fare ricerca sulle cellule staminali derivate da embrioni umani (clonati, oppure crioconservati). Anche perche' gran parte della ricerca sulle staminali embrionali nel mondo utilizza parte di 42 linee cellulari create proprio da Harvard.
L'ateneo comunque non ignora la nuova tecnica, che infatti e' studiata in diversi suoi laboratori. Proprio a Harvard sono state fatte alcune importanti scoperte in questo ambito.
Ma l'opinione degli scienziati di Harvard e' la stessa di molti ricercatori Usa. "Siamo ancora agli inizi", sostiene Christopher Scott, direttore del Program on Stem Cells and Society della Stanford University. "Sarebbe follia abbandonare altre strade di ricerca per seguire in massa una nuova direzione, anche se promettente".

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