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 USA - USA - Usa. Arthur Caplan: se la bioetica diventa un'arma di propaganda elettorale
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Articolo di a cura di Rosa a Marca
13 maggio 2004 18:29
 
Epurazione nel Consiglio Etico. Calcolo elettorale e propaganda anziche' discussione e confronto di opinioni, ossia: come sono stati clonati i consiglieri biopolitici del presidente statunitense. Articolo apparso sul settimanale tedesco Die Zeit.
L'autore, Arthur L. Caplan, direttore del centro di bioetica alla University of Pennsylvania di Philadelphia, ha diretto il Comitato per la consulenza alle Nazioni Unite in tema di clonazione degli embrioni umani ed ha fornito pareri al Congresso e al Governo degli Stati Uniti.

Alcune settimane fa la Casa Bianca ha licenziato due membri del Consiglio di bioetica, nominato dallo stesso Presidente. I due, il teologo William May e la biologa Elizabeth Blackburn sono degli studiosi molto apprezzati. I loro successori sono due politologi conservatori poco noti e un neochirurgo. Il licenziamento e' stato un atto politico. I due estromessi avevano in precedenza affermato di non essere d'accordo con la maggioranza del Consiglio su punti controversi centrali, soprattutto sulla valutazione etica delle cellule staminali embrionali. Su questi e altri problemi di bioetica il Consiglio ha espresso una posizione marcatamente conservatrice fin dal suo insediamento, due anni fa. Evidentemente siamo arrivati al punto di mettere a tacere le poche voci contrarie. Il fatto ha suscitato le critiche di molti bioeticisti statunitensi, me compreso. Leon Kass, che e' bioeticista e presiede il Consiglio, ha risposto sul Washington Post: no, non c'e' stata nessuna epurazione, no, lui non ha nessuna idea delle opinioni dei nuovi membri sui temi piu' controversi, le loro opinioni personali sono "assolutamente sconosciute".
Queste affermazioni hanno avuto un respiro breve. Elizabeth Blackburn ha fatto subito sapere che secondo lei proprio di epurazione si era trattato e che Kass non sopporta le opinioni contrarie. La stampa -di destra e di sinistra- ha ben presto appurato che il punto di vista dei nuovi membri del Consiglio collima perfettamente con quello di Leon Kass e gli rimprovera di avere mentito.
Questo non e' un litigio qualunque. E' in gioco la credibilita' del Consiglio di bioetica degli Stati Uniti, che ha il compito d'informare l'opinione pubblica statunitense e internazionale.
A questo punto serve fare un passo indietro per avere un quadro d'insieme. Circa sette anni fa l'opinione pubblica venne a conoscenza della pecora Dolly. In trent'anni nessun altro evento di ricerca biomedica era riuscito a destare tanto interesse al di qua e al di la' dell'Atlantico. Purtroppo la nascita di Dolly e' stata subito accompagnata da bugie, inganni e paure, e da allora il dibattito e' scivolato sempre piu' in basso. Non certo per colpa della povera pecora. Ma per il modo vergognoso con cui hanno reagito, in tutto il mondo, i mezzi d'informazione, i Governi, le comunita' scientifiche e religiose.
A scatenare la bufera fu un giornaletto scozzese che ruppe il silenzio e racconto' la storia della nascita di Dolly. Anziche' essere comunicata in una conferenza stampa dagli stessi ricercatori, la notizia trapelo' di domenica, accompagnata da ogni sorta di false informazioni, esagerazioni, chiacchiere. Ai cittadini fu fatto credere che la nascita di Dolly volesse dire una sola cosa: la clonazione umana avrebbe ben presto bussato alla porta e sarebbe stato l'inizio della fine. La clonazione "alla Dolly" -cosi' si esprimevano i cosiddetti esperti-, avrebbe portato allo sfruttamento della forza lavoro o direttamente dei loro corpi, allo sfruttamento di una nuova sottoclasse clonata oppure dei nostri figli attraverso una superclasse di geni clonati, o ancora allo sfruttamento dei poveri e delle classi medie da parte di una manciata di nababbi felici di poter vivere in eterno grazie alla clonazione. Matti, imbroglioni e ciarlatani cominciarono ad apparire improvvisamente da ogni dove, loro si' come fossero dei cloni. Annunciavano che avrebbero fatto nascere bambini cloni e che nessuno al mondo avrebbe potuto impedirglielo. Ci sarebbero volute poche settimane, al massimo mesi, perche' chiunque -dittatore folle, ambizioso plutocrate, un qualsiasi personaggio storico a vostra scelta- sarebbe potuto essere clonato.
Malgrado l'assurdita' di tutto cio', i Governi si misero in moto. Gli Stati Uniti, per impedire che il denaro pubblico venisse usato per clonare bambini e, nel giro di un anno, una dozzina di Stati ne seguirono l'esempio. In Florida si tento' di proibire ogni forma di clonazione di qualsiasi essere vivente, poi qualcuno fece notare che un simile divieto avrebbe significato lo STOP a qualunque ricerca medica con colture cellulari, addirittura anche agli esperimenti agro-alimentari.
Si potrebbe sorridere di quei fatti, se non fosse per i danni che invece hanno causato al progresso scientifico. L'irragionevolezza con cui si e' reagito alla pecora Dolly ha compromesso la sperimentazione di nuove cure per malati e disabili gravi. Si sono diffuse le paure piu' assurde, come quella che degli scienziati senza scrupoli, rifugiati su isole deserte, avrebbero prodotto dei mostri. Cosi' si e' seminato la sfiducia nella tecnologia genetica, una sfiducia che non ci si puo' permettere in un mondo minacciato dal bioterrorismo e da malattie infettive che si trasmettono a grande velocita'.
A molti osservatori dev'essere sfuggito il compiacimento maligno con cui alcuni Stati hanno accolto la decisione di Paesi scientificamente piu' avanzati, come Stati Uniti o Germania, di rinunciare alla clonazione di embrioni umani per fare ricerca con le cellule staminali, lasciando ad altri un ruolo di primaria importanza. Ci si deve pur chiedere: in quale altro campo della politica, i Governi avrebbero preso sul serio un mucchio di matti in tuta spaziale? E invece, dall'Unione Europea alle Nazioni Unite ai Governi locali, regionali, nazionali, il modo con cui tutti questi soggetti trattano la clonazione rispecchia un misto di paura e d'ignoranza. Come si spiega altrimenti che il dibattito pubblico sulla clonazione non consideri alcune questioni essenziali -ad esempio, perche' finora non sono stati prodotti cloni di primati? O perche' finora nessuna azienda e' stata in grado di esibire successi commerciali tramite la clonazione di animali a scopo farmaceutico o nutrizionale?
Dopo Dolly si e' affermata l'idea, senza quasi contraddittorio, che la clonazione di uomini sia inevitabile e che rappresenti un rischio altissimo per il bene comune. Due sciocchezze. Finora i tentativi "alla Dolly" di clonare un primate sono falliti. Per tacere del fatto che negli ultimi sette anni non si e' visto nessun clone umano nonostante tutti gli annunci fatti da pseudoscienziati. E anche se un simile clone venisse prodotto, il rischio per l'umanita' sarebbe zero. Un clone non sarebbe altro che un modo inusuale di creare una persona, non piu' rischioso dei gemelli monozigoti, i quali altro non sono che cloni.
Questa forma di isteria ha dato modo al presidente Bush di nominare un Consiglio Etico. Ma l'isteria e' stata alimentata da un carburante molto speciale: l'intramontabile dibattito sull'aborto. Nel primo discorso alla Nazione, George Bush non parlo' di terrorismo, bensi' del rifiuto della ricerca con le cellule staminali. Il 9 agosto 2001, il presidente spiego' all'opinione pubblica che lui, dopo molte preghiere, riflessioni, colloqui privati con due bioeticisti -uno di questi era Leon Kass- era giunto alla conclusione che distruggere embrioni a scopo di ricerca fosse un male. All'inizio di aprile 2002 si spinse a chiedere a Kass di presiedere il Consiglio Etico. Ma poiche' Bush non poteva aspettare il parere di quel consesso, alla fine dello stesso mese avanzava la richiesta del divieto assoluto di clonazione di embrioni umani, sia per scopi riproduttivi sia di ricerca. Non fu percio' una sorpresa per nessuno quando, un anno dopo, il Consiglio Etico disse che il presidente aveva deciso nel modo giusto.
L'interesse principale di queste persone non e' pero' la clonazione. Il loro scopo e' piu' politico. Se il Congresso si allineasse al Presidente e proibisse la clonazione di embrioni umani a scopo terapeutico con la motivazione che si uccide una vita umana, allora gli antiabortisti avrebbero finalmente una legge federale su cui basarsi, che assegna all'embrione uno stato giuridico e una posizione legale. Una simile legge darebbe il via libera al divieto assoluto di aborto in Usa. Questo e' il vero obiettivo perseguito dal Governo Bush e dai suoi sostenitori al Congresso, anche se si nasconde dietro al clamore della clonazione. Si tenga presente che il Presidente non ha ritenuto necessario pronunciarsi sulla produzione e la distruzione di embrioni provenienti dalla fecondazione in vitro. Nemmeno il Consiglio Etico lo ha fatto. Dopo un primo chiassoso tira e molla, la Commissione presieduta da Leon Kass all'inizio dell'anno ha reso noto un rapporto sulle tecniche riproduttive in cui si chiede di vietare una serie di tecniche che pero' interessano solo un esiguo gruppo di ricercatori; stranamente, pero', il rapporto tace sulla distruzione o il congelamento degli embrioni provenienti dalla fecondazione assistita. Perche'? Perche' manca la volonta' politica di immischiarsi di problemi di sterilita'. E' vero che anche in questo caso degli embrioni potrebbero venire distrutti, ma sono pratiche gia' definite pro-life e Bush e i suoi consulenti sono ben consapevoli di quanto siano popolari in Usa i trattamenti contro l'infertilita'.
Tutto cio' porta ad un'unica conclusione: si batte il tasto della clonazione, ma in realta' si pensa al diritto d'aborto. La bioetica negli Stati Uniti e' politicizzata e non c'e' possibilita' di ritorno. Bush non vuole inimicarsi la propria base conservatrice e il rifiuto dell'aborto e' per questo tipo d'elettorato un punto cruciale. Se in novembre Bush sara' rieletto, nel Consiglio Etico ci potra' essere uno scontro su temi marginali della ricerca biomedica, come l'allungamento della vita, la manipolazione del cervello umano, i farmaci che potenziano le prestazioni. Non c'e' da aspettarsi, invece, che il Consiglio sia un tramite affidabile e onesto di un dialogo bioetico utile a tutti i cittadini statunitensi. In realta' esso e' diventato un'arma della politica di parte, finanziata dallo Stato.
 
 
 
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