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 SPAGNA - SPAGNA - Spagna. I primi 100 giorni della ministra Salgado
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Articolo di Donatella Poretti
5 agosto 2004 17:39
 
La ministra alla Sanita' e Consumo Elena Salgado festeggia i suoi primi 100 giorni al Governo di José Luis Zapatero realizzando una delle misure su cui i socialisti avevano fatto campagna elettorale: rendere piu' semplice l'accesso alle tecniche di fecondazione in vitro e restituire al medico la responsabilita' di decidere le modalita' caso per caso.
Grazie al Real Decreto approvato il 23 luglio dal Consiglio dei ministri viene cosi' a cadere la norma del limite dei tre ovuli da fecondare per ciascun ciclo di fecondazione. O meglio la norma resta cosi' come voluta dalla precedente maggioranza popolare quando lo scorso novembre aveva riformato la legge sulla Riproduzione assistita, ma con il decreto governativo sono state elencate le "eccezioni" al limite dei tre ovuli da fecondare per cui il medico potra' fare altrimenti. Un limite posto dal Governo di Aznar per risolvere il problema degli embrioni congelati sovrannumerari per il futuro, visto che per quelli passati la riforma prevedeva la possibilita' di utilizzarli per la ricerca scientifica.
Il decreto specifica che in alcuni casi il limite dei tre ovuli obbligava la donna "a soffrire nuovamente il doloroso processo di stimolazione ovarica se la procedura non avesse dato risultato positivo" e quindi non si fosse avuta una gravidanza. "Con la lista di eccezioni del decreto si eliminano praticamente il 90% delle restrizioni. L'obbiettivo dei medici e' di fare sempre la cosa migliore per i propri pazienti, e con la limitazione di fecondare solo tre ovuli non si sarebbe potuto fare", spiega Alberto Romeu, presidente della Societa' Spagnola per la Fertilita' e membro della commissione di esperti del Governo.
La lista delle eccezioni comprende nei casi di sterilita' maschile problemi di secrezione o di eiaculazione, o la cattiva qualita' dello sperma e "altre patologie seminali". Tra quelle di sterilita' femminile si comprendono malattie dell'apparato riproduttore, "sterilita' di origine non conosciuta", obesita' o "miseri risultati in cicli precedenti".
Il decreto poi mantiene il limite dell'impianto di tre embrioni per ciclo, che e' gia' la pratica abituale, per evitare gravidanze multiple. Per i restanti si prevede il congelamento "per un tempo equivalente alla vita fertile della donna" perche' possano essere usati in futuro per nuovi cicli di fecondazione nel caso fallisca il primo, o nel caso in cui la coppia voglia altri figli.
Soddisfazione e' stata espressa dall'Associazione Nazionale di Aiuto alla fertilita' Ceres, Maria José Gonzalez che ha colto l'occasione per ricordare come ogni anno in Spagna sono oltre 35 mila le coppie che accedono a programmi di fecondazione in vitro, di queste il 35% sceglie centri pubblici e il 65% cliniche private.
A fronte delle critiche che le "troppe eccezioni" avrebbero fatto aumentare il numero degli embrioni sovrannumerari, la ministra Salgado ha tenuto a chiarire come le tecniche di fecondazione assistita "hanno come finalita' la riproduzione" e che gli embrioni sono tutelati "da uno specialista che non e' direttamente interessato nel far si' che avanzino embrioni che in seguito possano essere destinati alla ricerca". "Qui' c'e' una divisione che noi vogliamo fare ancora piu' netta: vogliamo separare di piu' le attivita' di riproduzione da quelle della ricerca".
La ministra Salgado ha inoltre chiuso la vertenza con la Generalitat Valenciana in merito alle prime linee di staminali embrionali create in Spagna e il cui annuncio aveva suscitato non poche polemiche visto che non erano state rispettate le leggi e le autorizzazioni necessarie. Il ministero e l'amministrazione valenciana si sono accordate per darsi appuntamento a settembre e sottoscrivere un accordo come quello gia' stipulato con la Comunidad andalusa e quella catalana: 9 milioni di euro dall'amministrazione centrale e altri 9 da quella locale per istituire a Valencia un centro per la medicina rigenerativa e la ricerca con le cellule staminali. Il terzo dopo Siviglia e Barcelona.
L'accordo ha praticamente bloccato sul nascere una polemica per certi versi gia' vista nella legislatura precedente tra le amministrazioni locali a maggioranza socialista, in particolare l'Andalusia, e quella centrale popolare, sulle staminali embrionali. La Generalitat valenciana e' governata dal Partido Popular. Il rischio era di rinfacciarsi motivazioni di partito per scelte politiche di finanziamenti alle ricerche.
Intervistata dal quotidiano La Vanguardia la Salgado spiega la posizione sua e del Governo in merito alla clonazione terapeutica. "Le posizioni dei Paesi dell'Unione Europea sono divergenti. Ci sono Paesi che non hanno avuto problemi nell'autorizzarla e altri che l'hanno proibita espressamente. Cio' che non vogliamo fare e' di avere una posizione militante che metta sullo stesso piano la clonazione terapeutica e la clonazione riproduttiva, perche' non e' cosi'. Esiste un limite che e' l'impianto del risultato di un trasferimento nucleare nell'utero umano, e questo limite non verra' superato". "In questo momento, autorizzare il trasferimento nucleare, sarebbe andare troppo di fretta. I ricercatori dicono che per ora ci sono molte linee possibili di ricerca senza che sia necessaria l'utilizzazione di questa tecnica. Pertanto, dal punto di vista del ministero, la posizione piu' prudente e' quella di dire che faremo una legge che permetta di fare quelle ricerche che gli scienziati considerano necessarie per i prossimi anni. Mentre andremo avanti, vedremo se sara' necessario modificare questa legge.".
Ottima l'impostazione della ministra, anche se occorre registrare che in realta' non sono pochi gli scienziati spagnoli che chiedono che la clonazione terapeutica venga regolamentata e autorizzata nella nuova legge in cantiere sulla ricerca scientifica. In primis e da tempo Bernat Soria, ma anche il presidente del Comitato Scientiico della Societa' Internazionale di Bioetica, Marcelo Palacios.
 
 
 
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