testata ADUC
Ricerca staminali embrionali in Francia. Il malessere del CCNE
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
10 dicembre 2010 20:33
 
Non si affrontano mai senza qualche passione le questioni relative all'embrione umano. E' cosi' per l'interruzione volontaria di gravidanza. E' altrettanto vero con la fecondazione in vitro, una distruzione o un suo possibile uso a fini scientifici. I muri e gli addobbi del numero 35 di rue Saint-Dominique -sede parigina del Comité consultatif national d’éthique pour les sciences de la vie et de la santé (CCNE)- conserveranno per molto tempo la violenza dei dibattiti per redarre la nota che questa prestigiosa istituzione ha pubblicamente diffuso, col numero 112, sotto il titolo “Una riflessione etica sulla ricerca con le cellule staminali di origine embrionale umana, e la ricerca sull'embrione umano in vitro”.
Si tratta di un documento cespuglioso di cinquantotto pagine piu' una, sobriamente intitolata “Riserve espresse da undici dei quaranta membri del CCNE”, che hanno scelto lo scisma e intendono farlo sapere. E' il sintomo eclatante delle opposizioni radicali (raramente espresse in modo cosi' esplicito in Francia) tra partigiani e avversari della ricerca sull'embrione umano, tra partigiani e avversari dell'uso che puo' essere fatto di questi embrioni che si ritiene che siano, a seconda degli schieramenti, delle “potenziali persone” o delle “potenzialita' di persone”.
Riassumiamo al meglio le “riflessioni etiche” del CCNE cosi' come sono congiuntamente riportate dal biologo Jean-Claude Ameisen (esegeta di Darwin) e l'ispettore generale delle finanze Alain Cordier, che non ha mai fatto mistero della propria fede cattolica. La novita' che rappresenta questo evento: una riflessione, a differenza della quasi totalita' delle note diffuse dal CCNE a partire dal 1983, che non porta ad una serie di raccomandazioni indirizzate al potere pubblico. I “saggi” del CCNE hanno, questa volta, “scelto di non scegliere”. Essi si limitano a fissare un “quadro generale di riflessione” che possa servire ad elaborare “le migliori risposte possibili” e servire alla revisione della legge bioetica del 2004. Questione altamente sensibile che, in questo fine anno del 2010, registra uno scontro frontale tra i membri del CCNE.
Per ben comprendere occorre sapere che in questo ambito tutto si gioca prima che ne emerga, nel nome dell'etica, l'inquadramento legislativo progressivo delle attivita' mediche e scientifiche. Il conferimento del Premio Nobel 2010 sulla medicina a Robert Edwards, il padre della fecondazione in vitro, ha consentito di ricordarlo. Dopo il 1978 (la nascita del primo bimbo dalla provetta) tutto e' andato molto veloce. La produzione massiccia di embrioni umani per combattere la sterilita' e' progredita. Numerose équipe mediche si sono prese la liberta' -per aumentare le possibilita' di successo delle coppie coinvolte- di congelare centina e poi migliaia di embrioni.
Corollario: molti di questi ultimi embrioni son divenuti “orfani” (non rientrando piu' in un “progetto famigliare”) e si e' quindi posto il problema del loro futuro. All'inizio c'erano due possibilita': distruggerli (che piu' pudicamente si dice “metter fine al loro status di congelamento”) o donarli a coppie impossibilitate a concepire, anche attraverso la fecondazione in vitro. In Francia (dove sono circa 150.000 ad essere congelati) la legge prevede una durata massima di conservazione di almeno cinque anni in assenza di coppie o di loro volonta' di tenerli ancora. Dopo e' comparsa una terza possibilita': farli oggetto di ricerche con l'obiettivo sia di migliorare le tecniche dell'assistenza medica alla procreazione che per costituire linee di cellule staminali a fini terapeutici.
Il legislatore francese ha scelto di vietare ogni forma di ricerca sugli embrioni “orfani” (che vengono chiamati sovrannumerari), Divieto a cui e' affiancato un sistema di deroghe accordate o meno dall' Agence de biomédecine. La legge dispone che;
“«(…) les recherches peuvent être autorisées sur l’embryon et les cellules embryonnaires lorsqu’elles sont susceptibles de permettre des progrès thérapeutiques majeurs et à la condition de ne pouvoir être poursuivies par une méthode alternative d’efficacité comparable en l’état des connaissances scientifiques; (…) la décision est prise en fonction de la pertinence scientifique du projet de recherche, de ses conditions de mise en œuvre au regard des principes éthiques et de son intérêt pour la santé publique.”.
In altri termini: un vero puzzle di regolamenti, scientifico e filosofico. Una delle domande della prossima revisione legislativa e' per sapere se si manterra' l'attuale regime di divieto con deroghe o se la Francia adottera' un regime di autorizzazioni regolamentate. Che e' quello che rivendica la maggior parte dei biologi che operano in questo ambito, evidenziando come la legislazione attuale sia incomprensibile per gli investitori, che preferiscono finanziare lavori in quei Paesi (come il Regno Unito o i Paesi asiatici) che non impongono tali limiti.
“Divieto con deroghe” o “autorizzazioni regolamentate”? La questione puo' sembrare di poca importanza, Ma non lo e' agli occhi di tutti coloro che (per ragioni filosofiche o religiose) si oppongono a queste ricerche. Questi ritengono che il cambio di regime sia una nuova e irreversibile tappa verso la banalizzazione e la strumentalizzazione dell'embrione umano. Il campo avverso fa notare che, piuttosto di distruggerli, sarebbe meglio utilizzare gli embrioni sovrannumerari a fini medici e scientifici. 
A dire il vero la questione non e' cosi' semplice, come evidenzia la nota del CCNE. Perche' bisogna distinguere due situazioni molto differenti dal punto di vista etico. La prima e' quella dei ricercatori sulle cellule staminali condotta dopo la distruzione (accettata dalla coppia dei genitori) dell'embrione. La seconda e' quella delle ricerche condotte su embrioni “viventi”. E' questa ultima situazione che, per il CCNE, “pone di per se' un problema etico”:
“En soumettant à un même régime juridique un embryon humain vivant se développant in vitro avant sa destruction et des cellules issues d’un embryon détruit, le législateur n’a prévu aucune limite temporelle aux recherches qui pourraient être entreprises sur un embryon humain vivant.”.
Tutto sarebbe quindi possibile. Frankenstein incluso.
E siccome qui non e' niente semplice, occorre aggiungere una terza dimensione in cui si finisce -con la relativa ipocrisia con cui ci si interroga sul “futuro” dell'embrione inizialmente progettato per divenire vita- per accettare la creazione (sempre attraverso la fecondazione in vitro) di embrioni umani direttamente destinati alla ricerca scientifica e medica. Queste creazioni sono notoriamente autorizzate in Gran Bretagna dove, vigendo il pragmatismo, si considera che l'embrione in vitro non sia niente (in termini di diginita' e rispetto) prima del 14mo giorno. Di conseguenza, la creazione di embrioni al solo scopo di ricerca, non solleva alcun problema etico, con l'unica condizione che questi embrioni siano distrutti prima di questa data. Perche' il 14mo giorno? Perche' e a questo stadio, cosi dicono gli studiosi di embrioni, che si manifestano le prime cellule che daranno vita al proprio sistema nervoso.
Nel 1986, tre anni dopo la propria istituzione, il CCNE scriveva (avis n.8);
“L'embrione umano, al momento della fecondazione, appartiene all'ordine dell'essere e non dell'avere, della persona e non della cosa o dell'animale. Esso deve eticamente essere considerato come un soggetto potenziale, come un'alterita' di cui non si puo' disporre senza limite a la cui dignita' conferisce le decisioni su se stesso al potere o a decisioni altrui (...). Queste considerazioni devono prevalere rispetto ai vantaggi che potrebbero risultare, per il progresso delle conoscenze o il miglioramento delle terapie, da una riduzione alla condizione di oggetto della persona umana”.
I tempi sono cambiati al punto che questi argomenti avrebbero perduto tutto il loro valore? L'ipotesi non puo' essere esclusa. Ed e' precisamente in questo contesto che undici dei quaranta membri del CCNE hanno scelto di fare la secessione.
............
(articolo di Jean-Yves Nau *, pubblicato il 09/12/2010 su Slate.fr)
* giornalista e dottore in medicina, e' stato per 30 anni responsabile delle questioni mediche, biologiche e bioetiche per il quotidiano “Le Monde”
 
 
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS