Un gruppo di ricercatori della UC Berkeley e del Salk Institute di San Diego, ha individuato una particolare proteina che sembra avere un grande impatto sulla velocita' di riproduzione delle cellule.
La proteina, chiamata Sonic Hedgehog, prende il nome da un popolare videogame proprio per la sua forma a riccio che velocizza tre volte di piu' rispetto al normale la divisione cellulare. Secondo il leader della ricerca David Shaffer, "Sonic hedghehog, a contatto con le staminali in vitro sembrava spronarle a correre e a dividersi; cosi' come, iniettata nel cervello dei topi, le staminali presenti nell'organismo si riattivavano subito e si moltiplicavano".
Shaffer ha spiegato che l'uso di questa proteina potrebbe rilevarsi utile per la rigenerazione dell'ippocampo, quella zona del cervello che controlla l'apprendimento e la memoria. In particolare potrebbe essere valido nella riabilitazione dei pazienti con l'Alzheimer o il Parkinson, o in quei malati di alcolismo cronico che hanno danneggiato irrimediabilmente le loro facolta' mnemoniche.
In pratica i ricercatori hanno prima isolato la proteina dal Dna di un topo; l'hanno clonata e immessa in un retrovirus innocuo che e' stato a sua volta iniettato nel cervello. Il retrovirus ha condotto la proteina verso le staminali, che a quel punto si sono moltiplicate e differenziate in neuroni attivi. "Fra qualche anno potremmo usare questa tecnica disponendo direttamente della staminali dei pazienti e potremmo anche allargarne il raggio d'azione verso i malati di depressione, cancro, o coloro che hanno ricevuto radiazioni nocive".

Un gruppo di ricercatori della UC Berkeley e del Salk Institute di San Diego, ha individuato una particolare proteina che sembra avere un grande impatto sulla velocita' di riproduzione delle cellule.
La proteina, chiamata Sonic Hedgehog, prende il nome da un popolare videogame proprio per la sua forma a riccio che velocizza tre volte di piu' rispetto al normale la divisione cellulare. Secondo il leader della ricerca David Shaffer, "Sonic hedghehog, a contatto con le staminali in vitro sembrava spronarle a correre e a dividersi; cosi' come, iniettata nel cervello dei topi, le staminali presenti nell'organismo si riattivavano subito e si moltiplicavano".
Shaffer ha spiegato che l'uso di questa proteina potrebbe rilevarsi utile per la rigenerazione dell'ippocampo, quella zona del cervello che controlla l'apprendimento e la memoria. In particolare potrebbe essere valido nella riabilitazione dei pazienti con l'Alzheimer o il Parkinson, o in quei malati di alcolismo cronico che hanno danneggiato irrimediabilmente le loro facolta' mnemoniche.
In pratica i ricercatori hanno prima isolato la proteina dal Dna di un topo; l'hanno clonata e immessa in un retrovirus innocuo che e' stato a sua volta iniettato nel cervello. Il retrovirus ha condotto la proteina verso le staminali, che a quel punto si sono moltiplicate e differenziate in neuroni attivi. "Fra qualche anno potremmo usare questa tecnica disponendo direttamente della staminali dei pazienti e potremmo anche allargarne il raggio d'azione verso i malati di depressione, cancro, o coloro che hanno ricevuto radiazioni nocive".