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 USA - USA - Usa. Scoperti i meccanismi dei movimenti delle staminali
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8 luglio 2004 19:23
 
Grazie al loro fiuto infallibile per l'aria viziata, cellule staminali si muovono senza perdersi nei meandri dell'organismo e vanno a riparare danni ai tessuti. A scoprire la loro tattica e le molecole che fungono da richiamo nella sede del danno e' stata l'équipe di Geoffrey Gurtner, della New York University School of Medicine.
Imitando i meccanismi molecolari scoperti, spiegano gli scienziati sulla rivista Nature Medicine, il comportamento naturale delle cellule riparatrici potrebbe essere intensificato al punto da incrementare l'efficienza della riparazione endogena messa in atto dal nostro corpo dopo un danno, per esempio in seguito a un trauma, un infarto o un ictus.
Il loro viaggio, spiega Gurtner, inizia quando in prossimita' della lesione avviene un danno ischemico, ossia una carenza di ossigeno. Questo ambiente malsano induce l'attivazione di una molecola che si chiama "fattore 1 indotto da ipossia" (HIF-1), la quale a sua volta ha il compito di attivare altre molecole.
Tra queste, una e' gia' nota agli esperti perche' nel midollo osseo orchestra il reclutamento di staminali circolanti della linea del sangue, il fattore SDF-1. Il gruppo di Gurtner ha osservato che il comportamento delle staminali indotto dal fattore SDF-1 nel midollo e nella regione colpita dall'ischemia e' del tutto corrispondente. Le staminali accorrono nella zona danneggiata richiamate dallo SDF-1, che funziona come un'esca, sia quando si tratta di riparare un danno sia quando e' necessario sostituire cellule del sangue.
Gli scienziati ritengono che debba esistere un meccanismo capace di attivare tutto l'ingranaggio, partendo dalla stimolazione del fattore HIF-1. Il traguardo finale potrebbe essere riuscire a manipolare il fattore HIF-1 fino a ottenere un'autoriparazione completa della lesione.
Giorgio Zamboni, esperto di genetica ed etica dell'Universita' di Verona, sentito dal quotidiano La Stampa, suggerisce prudenza. "Dalla rozza constatazione che le cellule staminali possono avere moltissimi effetti, fra i quali la riparazione di tessuti malati, ora la ricerca si indirizza verso i meccanismi biologici e i vari fattori che giustificano questa azione". Molti scienziati che stanno lavorando a questi progetti, in tutto il mondo. Ma quanto tempo ci vorra' prima che le conoscenze acquisite possano avere un'applicazione pratica? "Passeranno anni. E' evidente che, a questo punto, ogni piu' piccola scoperta viene reclamizzata dalle varie équipe che hanno bisogno di continuare a ricevere fondi per proseguire nei loro studi. Del resto, l'utilizzo delle staminali e' senz'altro il futuro della medicina. Naturalmente, dalla visione che si ha in laboratorio all'applicazione pratica, passa sempre molto tempo. Anche perche', certe scoperte che si fanno in vitro, purtroppo, non sempre trovano corrispondenza nell'applicazione in vivo".
 
 
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Imitando i meccanismi molecolari scoperti, spiegano gli scienziati sulla rivista Nature Medicine, il comportamento naturale delle cellule riparatrici potrebbe essere intensificato al punto da incrementare l'efficienza della riparazione endogena messa in atto dal nostro corpo dopo un danno, per esempio in seguito a un trauma, un infarto o un ictus.
Il loro viaggio, spiega Gurtner, inizia quando in prossimita' della lesione avviene un danno ischemico, ossia una carenza di ossigeno. Questo ambiente malsano induce l'attivazione di una molecola che si chiama "fattore 1 indotto da ipossia" (HIF-1), la quale a sua volta ha il compito di attivare altre molecole.
Tra queste, una e' gia' nota agli esperti perche' nel midollo osseo orchestra il reclutamento di staminali circolanti della linea del sangue, il fattore SDF-1. Il gruppo di Gurtner ha osservato che il comportamento delle staminali indotto dal fattore SDF-1 nel midollo e nella regione colpita dall'ischemia e' del tutto corrispondente. Le staminali accorrono nella zona danneggiata richiamate dallo SDF-1, che funziona come un'esca, sia quando si tratta di riparare un danno sia quando e' necessario sostituire cellule del sangue.
Gli scienziati ritengono che debba esistere un meccanismo capace di attivare tutto l'ingranaggio, partendo dalla stimolazione del fattore HIF-1. Il traguardo finale potrebbe essere riuscire a manipolare il fattore HIF-1 fino a ottenere un'autoriparazione completa della lesione.
Giorgio Zamboni, esperto di genetica ed etica dell'Universita' di Verona, sentito dal quotidiano La Stampa, suggerisce prudenza. "Dalla rozza constatazione che le cellule staminali possono avere moltissimi effetti, fra i quali la riparazione di tessuti malati, ora la ricerca si indirizza verso i meccanismi biologici e i vari fattori che giustificano questa azione". Molti scienziati che stanno lavorando a questi progetti, in tutto il mondo. Ma quanto tempo ci vorra' prima che le conoscenze acquisite possano avere un'applicazione pratica? "Passeranno anni. E' evidente che, a questo punto, ogni piu' piccola scoperta viene reclamizzata dalle varie équipe che hanno bisogno di continuare a ricevere fondi per proseguire nei loro studi. Del resto, l'utilizzo delle staminali e' senz'altro il futuro della medicina. Naturalmente, dalla visione che si ha in laboratorio all'applicazione pratica, passa sempre molto tempo. Anche perche', certe scoperte che si fanno in vitro, purtroppo, non sempre trovano corrispondenza nell'applicazione in vivo".
 
 
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