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 USA - USA - Usa. Il ruolo attivo delle staminali fra fusione e differenziazione
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22 luglio 2004 17:55
 
Tra le possibili applicazioni delle cellule staminali adulte presenti nel midollo, quelle riguardanti la rigenerazione del fegato sono le piu' difficili da comprendere. Gli scienziati spesso si chiedono se le staminali si fondono con l'ambiente in cui vengono immesse, o se invece svolgono un vero e proprio lavoro di ricostruzione generale e di stimolo di crescita.
I ricercatori della Oregon Health & Science University hanno svolto uno studio su questo problema, in particolare sui pazienti affetti da tirosinemia ereditaria di tipo 1, una malattia metabolica genetica che si associa a problemi epatici nel periodo dell'infanzia. Dall'analisi e' emerso che vi sono due tipi di cellule presenti nel midollo, che si fondono letteralmente con le cellule epatiche aiutandole a sopravvivere. Secondo Marcus Grompe inoltre, direttore dell'Oregon Stem Cell Centre, "l'iniezione di queste cellule non richiede un trapianto completo di midollo, che e' una procedura piuttosto invasiva per i pazienti".
"L'idea", prosegue Grompe, "e' quella di avere delle staminali sane da far fondere con quelle malate, di modo che si riprogrammi il Dna per le generazioni successive. Ma questa procedura diventa valida anche per le altre malattie genetiche come la distrofia muscolare". Il dibattito pero' e' aperto. Occorre ricordare che le staminali si differenziano, e questo e' un fattore che potrebbe intralciare le terapie basate sul concetto di fusione. "E' un problema spinoso che solo il tempo e la ricerca snoderanno".
 
 
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I ricercatori della Oregon Health & Science University hanno svolto uno studio su questo problema, in particolare sui pazienti affetti da tirosinemia ereditaria di tipo 1, una malattia metabolica genetica che si associa a problemi epatici nel periodo dell'infanzia. Dall'analisi e' emerso che vi sono due tipi di cellule presenti nel midollo, che si fondono letteralmente con le cellule epatiche aiutandole a sopravvivere. Secondo Marcus Grompe inoltre, direttore dell'Oregon Stem Cell Centre, "l'iniezione di queste cellule non richiede un trapianto completo di midollo, che e' una procedura piuttosto invasiva per i pazienti".
"L'idea", prosegue Grompe, "e' quella di avere delle staminali sane da far fondere con quelle malate, di modo che si riprogrammi il Dna per le generazioni successive. Ma questa procedura diventa valida anche per le altre malattie genetiche come la distrofia muscolare". Il dibattito pero' e' aperto. Occorre ricordare che le staminali si differenziano, e questo e' un fattore che potrebbe intralciare le terapie basate sul concetto di fusione. "E' un problema spinoso che solo il tempo e la ricerca snoderanno".
 
 
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