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 USA - USA - Usa. Nelle cellule staminali la chiave per la cura del diabete
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1 ottobre 2002 13:21
 
Forse presto pazienti come Bob Marks potrebbero non aver piu' bisogno di iniezioni di insulina. Marck e' uno dei 100 fortunati arruolati in un nuovo trial clinico dell'Universita' della Pennsylvania per testare il trapianto di isolette pancreatiche. Prima di trovare un donatore compatibile, Mark ha dovuto attendere un anno. Attesa che ha pero' dato i suoi frutti. Sebbene ancor oggi debba iniettarsi insulina (circa tre quarti della dose precedente il trapianto) e prendere 18 pillole al giorno per prevenire il rigetto delle isolette trapiantate, la sua vita e' cambiata "posso concentrarmi meglio e la mia mente e' lucida perche' i livelli di zucchero non subiscono piu' gli sbalzi di prima". Come altri Mark attende ora un secondo trapianto che gli permetta di abolire la dipendenza dalle iniezioni di insulina. Purtroppo i donatori non sono sufficienti a coprire le necessita'. Solo negli Usa, le persone affette da diabete di tipi 1 sono 700 mila, mentre le donazioni di pancreas nel 2001 erano solo 6500, di cui 2500 si sono rivelate inutilizzabili.
Secondo Robert Goldstein, direttore scientifico della Juvenile Diabetes Research Foundation, quand'anche la Food and Drug Administration desse l'autorizzazione definitiva al trapianto d'isolette pancreatiche, cosa che comunque richiedera' almeno tre anni, questa opportunita' di cura resterebbe comunque limitata dal numero di organi disponibili, sufficiente a coprire lo 0,2-0,5% delle richieste. Il successo del trapianto di isolette pancreatiche e' comunque per Goldstein un importante traguardo, anche perche' "da' il fondamento clinico, fornisce la base per continuare la ricerca sulle cellule staminali, in modo da avere una fonte illimitata di materiale per il trapianto". Per Joe Habener, direttore del laboratorio di endocrinologia molecolare al Massachussatts General Hospital ed alla Harvard Medical School, "decidere chi debba essere il fortunato pone un problema etico". A dire il vero, per lui la soluzione ci sarebbe, anche se non nell'immediato futuro. "La soluzione e' creare le isolette pancreatiche in laboratorio". Lo scorso luglio, Habener ed i suoi colleghi hanno riferito che e' possibile ottenere cellule beta (il tipo cellulare presente nelle isolette e responsabile della produzione di insulina), e farle proliferare in vitro, trattando le cellule staminali contenute nel pancreas con un ormone intestinale. Purtroppo, questi risultati non sono stati riprodotti da altri ricercatori. Anche Fred Levine, docente alla California University di San Diego sta tentando lo stesso approccio "il problema e' che alle cellule piace fare una sola cosa delle due possibili: proliferare indefinitamente oppure differenziarsi in uno specifico tipo cellulare".
Nel frattempo, la Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF), che in quanto ente privato non sottosta' alle restrizioni poste dal Presidente Bush, ha finanziato vari progetti di ricerca basati sull'uso di cellule staminali embrionali. Studi che sono ancora in una fase iniziale, ma ritenuti molto promettenti dagli esperti.
 
 
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Forse presto pazienti come Bob Marks potrebbero non aver piu' bisogno di iniezioni di insulina. Marck e' uno dei 100 fortunati arruolati in un nuovo trial clinico dell'Universita' della Pennsylvania per testare il trapianto di isolette pancreatiche. Prima di trovare un donatore compatibile, Mark ha dovuto attendere un anno. Attesa che ha pero' dato i suoi frutti. Sebbene ancor oggi debba iniettarsi insulina (circa tre quarti della dose precedente il trapianto) e prendere 18 pillole al giorno per prevenire il rigetto delle isolette trapiantate, la sua vita e' cambiata "posso concentrarmi meglio e la mia mente e' lucida perche' i livelli di zucchero non subiscono piu' gli sbalzi di prima". Come altri Mark attende ora un secondo trapianto che gli permetta di abolire la dipendenza dalle iniezioni di insulina. Purtroppo i donatori non sono sufficienti a coprire le necessita'. Solo negli Usa, le persone affette da diabete di tipi 1 sono 700 mila, mentre le donazioni di pancreas nel 2001 erano solo 6500, di cui 2500 si sono rivelate inutilizzabili.
Secondo Robert Goldstein, direttore scientifico della Juvenile Diabetes Research Foundation, quand'anche la Food and Drug Administration desse l'autorizzazione definitiva al trapianto d'isolette pancreatiche, cosa che comunque richiedera' almeno tre anni, questa opportunita' di cura resterebbe comunque limitata dal numero di organi disponibili, sufficiente a coprire lo 0,2-0,5% delle richieste. Il successo del trapianto di isolette pancreatiche e' comunque per Goldstein un importante traguardo, anche perche' "da' il fondamento clinico, fornisce la base per continuare la ricerca sulle cellule staminali, in modo da avere una fonte illimitata di materiale per il trapianto". Per Joe Habener, direttore del laboratorio di endocrinologia molecolare al Massachussatts General Hospital ed alla Harvard Medical School, "decidere chi debba essere il fortunato pone un problema etico". A dire il vero, per lui la soluzione ci sarebbe, anche se non nell'immediato futuro. "La soluzione e' creare le isolette pancreatiche in laboratorio". Lo scorso luglio, Habener ed i suoi colleghi hanno riferito che e' possibile ottenere cellule beta (il tipo cellulare presente nelle isolette e responsabile della produzione di insulina), e farle proliferare in vitro, trattando le cellule staminali contenute nel pancreas con un ormone intestinale. Purtroppo, questi risultati non sono stati riprodotti da altri ricercatori. Anche Fred Levine, docente alla California University di San Diego sta tentando lo stesso approccio "il problema e' che alle cellule piace fare una sola cosa delle due possibili: proliferare indefinitamente oppure differenziarsi in uno specifico tipo cellulare".
Nel frattempo, la Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF), che in quanto ente privato non sottosta' alle restrizioni poste dal Presidente Bush, ha finanziato vari progetti di ricerca basati sull'uso di cellule staminali embrionali. Studi che sono ancora in una fase iniziale, ma ritenuti molto promettenti dagli esperti.
 
 
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