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 ITALIA - ITALIA - Tossicomane fugge da comunita'. Trovata morta a casa dello spacciatore
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4 febbraio 2018 13:42
 
È scappata da una comunità di recupero di Civitavecchia ed è arrivata a Roma, dove ha trovato la morte per overdose da metadone nell'appartamento di uno sconosciuto. È la drammatica storia di una diciassettenne originaria della Puglia,VR, nelle scorse settimane raccontata in un'aula di tribunale nel processo che vede alla sbarra per il reato di morte come conseguenza di un altro delitto, ovvero lo spaccio, un uomo di 44 anni, GT.
Teatro della tragedia, è un casa a Prati, dove nel maggio del 2014 la ragazza è stata ritrovata senza vestiti. Nessun segno di violenza sessuale: l'adolescente è morta per un'overdose di metadone trovata a casa dell'uomo.
Dipendente dalla droga, VR, in accordo con la famiglia, aveva deciso di riprendere la strada della vita. Ripulirsi da quella sostanza che la stava uccidendo: si stava disintossicando nella comunità di recupero "Il ponte", a Civitavecchia. Fino a due giorni prima del ritrovamento del suo corpo senza vita, VT stava lì: «Dalla comunità mi avevano detto che stava bene — ha raccontato in aula la madre della vittima — Certo, mi hanno avvertito quando non è tornata a dormire. ‘È scappata', mi hanno riferito. Qualcuno me l'ha portata via, invece. Non aveva nemmeno compiuto 18 anni».
Forse quel qualcuno, se esiste, l'ha convinta a fuggire. Forse VT era solo stanca di stare in comunità. Fatto sta che quel giorno ha preso il treno da Civitavecchia, direzione Roma. Quando è arrivata alla stazione Termini ha incontrato un uomo, GT, anche lui tossicodipendente. Questi l'ha invitata a seguirlo in casa sua, per trascorrere la notte insieme. La giovane l'ha seguito. Non sapeva dove dormire.
Quando sono arrivati in casa, il proprietario durante la notte le ha offerto del metadone "a più riprese". L'uomo ne aveva tanto nei suoi scaffali. Una serie di flaconi a suo nome, dato che era in cura presso un Sert, ma anche altri senza alcuna indicazione né del destinatario, e né della provenienza. VR l'ha accettato.
Era la prima volta che si faceva da quando era uscita dalla comunità. Il referto dell'autopsia è stato tranciante: «Intossicazione acuta letale da metadone». Troppa la sostanza assunta in un lasso di tempo così ristretto. Quando al mattino l'uomo si è accorto che la giovane non respirava è corso in strada in cerca di aiuto. Poi ha chiamato la polizia: «È stata lei a prendere il mio metadone», si è giustificato. Il fascicolo è finito subito sul tavolo del pm Fabio Santoni che, 10 mesi dopo, l'ha iscritto sul registro degli indagati. Poi ne ha chiesto il processo: per la procura è lui il responsabile indiretto di quella morte.
(La Repubblica, cronaca Roma del 4/2/18)
 
 
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È scappata da una comunità di recupero di Civitavecchia ed è arrivata a Roma, dove ha trovato la morte per overdose da metadone nell'appartamento di uno sconosciuto. È la drammatica storia di una diciassettenne originaria della Puglia,VR, nelle scorse settimane raccontata in un'aula di tribunale nel processo che vede alla sbarra per il reato di morte come conseguenza di un altro delitto, ovvero lo spaccio, un uomo di 44 anni, GT.
Teatro della tragedia, è un casa a Prati, dove nel maggio del 2014 la ragazza è stata ritrovata senza vestiti. Nessun segno di violenza sessuale: l'adolescente è morta per un'overdose di metadone trovata a casa dell'uomo.
Dipendente dalla droga, VR, in accordo con la famiglia, aveva deciso di riprendere la strada della vita. Ripulirsi da quella sostanza che la stava uccidendo: si stava disintossicando nella comunità di recupero "Il ponte", a Civitavecchia. Fino a due giorni prima del ritrovamento del suo corpo senza vita, VT stava lì: «Dalla comunità mi avevano detto che stava bene — ha raccontato in aula la madre della vittima — Certo, mi hanno avvertito quando non è tornata a dormire. ‘È scappata', mi hanno riferito. Qualcuno me l'ha portata via, invece. Non aveva nemmeno compiuto 18 anni».
Forse quel qualcuno, se esiste, l'ha convinta a fuggire. Forse VT era solo stanca di stare in comunità. Fatto sta che quel giorno ha preso il treno da Civitavecchia, direzione Roma. Quando è arrivata alla stazione Termini ha incontrato un uomo, GT, anche lui tossicodipendente. Questi l'ha invitata a seguirlo in casa sua, per trascorrere la notte insieme. La giovane l'ha seguito. Non sapeva dove dormire.
Quando sono arrivati in casa, il proprietario durante la notte le ha offerto del metadone "a più riprese". L'uomo ne aveva tanto nei suoi scaffali. Una serie di flaconi a suo nome, dato che era in cura presso un Sert, ma anche altri senza alcuna indicazione né del destinatario, e né della provenienza. VR l'ha accettato.
Era la prima volta che si faceva da quando era uscita dalla comunità. Il referto dell'autopsia è stato tranciante: «Intossicazione acuta letale da metadone». Troppa la sostanza assunta in un lasso di tempo così ristretto. Quando al mattino l'uomo si è accorto che la giovane non respirava è corso in strada in cerca di aiuto. Poi ha chiamato la polizia: «È stata lei a prendere il mio metadone», si è giustificato. Il fascicolo è finito subito sul tavolo del pm Fabio Santoni che, 10 mesi dopo, l'ha iscritto sul registro degli indagati. Poi ne ha chiesto il processo: per la procura è lui il responsabile indiretto di quella morte.
(La Repubblica, cronaca Roma del 4/2/18)
 
 
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