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 SVIZZERA - SVIZZERA - Svizzera. Pro e contro la legge sulla ricerca con le cellule staminali embrionali
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Notizia 
25 novembre 2004 16:47
 
All'approssimarsi delle votazioni del 28 novembre, il si' alla legge che regola la ricerca sulle cellule staminali embrionali e' meno netto: stando al secondo sondaggio -condotto dall'istituto Gfs di Berna su 1200 persone- per conto di SSR Idée Suisse, i favorevoli alla legge sono scesi nelle ultime tre settimane dal 60 al 52%. I no alla legge sulle staminali sono invece il 30%. Dall'ultimo sondaggio il fronte dei contrari ha guadagnato cinque punti percentuali. Gli indecisi sono il 18% (+3%). Grosse variazioni si sono riscontrate a livello di regioni linguistiche. Se tre settimane fa i si' alla legge erano nella Svizzera italiana ancora il 68%, adesso sono scesi al 56%. Anche nella Svizzera tedesca vi e' stata una flessione importante, dal 56 al 45%, mentre gli indecisi sono cresciuti dal 15 al 22%. Opposta l'evoluzione in Romandia dove i favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali embrionali sono saliti dal 61 al 68%. Anche la percentuale degli indecisi e' scesa: dal 24 al 10%.


Fondamentale, al fine di muovere gli indecisi e del formarsi di una opinione, e' il dibattito.
Swissinfo prende come due pareri da contrapporre quello della ricercatrice Marisa Jaconi e della teologa Ruth Baumann-Hölzle. Riportiamo alcuni stralci delle due interviste.
Marisa Jaconi, originaria di Lugano, lavora come ricercatrice al Laboratorio di biologia dell'invecchiamento dell'Universita' di Ginevra. Nel 2001 ha ottenuto il permesso d'importare cellule embrionali staminali umane dagli Usa, e dirige l'unico progetto di ricerca svizzero sulle staminali embrionali umane. Contemporaneamente continua a studiare le cellule animali. Il gruppo di ricerca elvetico e' parte di un network di collaborazioni internazionali.
"E' un tema che ha suscitato accesi dibattiti in tutto il mondo. Credo che ponga degli interrogativi fondamentali: Chi siamo? Cos'e' un embrione? Quando inizia la vita? Insomma, costringe le persone a confrontarsi con il proprio concetto di etica e di vita.
C'e' una specie di paradosso in tutto questo. Ci preoccupiamo di cosa fare di un embrione quando e' una pallina di cellule immature e viviamo in una societa' che autorizza l'aborto e la spirale.
E' importante parlare di queste cose, portandole ad un livello di discussione pluralista. Solo cosi' la nostra societa' potra' aumentare il suo grado di consapevolezza.
Porsi degli interrogativi etici su quello che si fa e' fondamentale. Anche se giustamente protetto, io penso che l'embrione non possa essere considerato alla stessa stregua di un essere umano gia' nato. L'embrione precoce, quello sul quale la legge autorizzerebbe la ricerca, anche se racchiude in se' la possibilita' di uno sviluppo, non presenta ancora delle strutture, degli organi, un inizio di sistema nervoso.
Bisogna poi aggiungere che noi non chiediamo di creare degli embrioni a scopo di ricerca, cosa chiaramente vietata dalla legge e che io sottoscrivo. Si tratta solo di autorizzare la ricerca scientifica a prelevare, alcune cellule da embrioni creati originariamente per la fecondazione assistita, ma non piu' utilizzabili a questo scopo.
Attualmente, la legge prevede che questi embrioni vengano distrutti. La questione che mi pongo io e' la seguente: "E' piu' etico distruggerli o studiarli per poter trovare nuove terapie?" Io rispondo chiaramente che e' meglio donarli per studiare delle cellule che buttarli nella pattumiera. Piuttosto che distruggerli, vedrei favorevolmente anche la possibilita' di darli in adozione ad un'altra coppia sterile, sempre, ben inteso, che i genitori naturali siano d'accordo. Purtroppo, la costituzione esclude questa possibilita' ed impone la distruzione degli embrioni soprannumerari.
Si sono trovate delle cellule staminali anche negli adulti e nel cordone ombelicale. Perche' non concentrarsi su quest'ultime?
L'unica terapia attualmente disponibile con le cellule staminali adulte e' il trapianto di midollo osseo per curare la leucemia. Non sappiamo ancora come riprogrammare le cellule staminali adulte per poter ottenere tutti gli altri tipi di cellule. Lo impareremo solo studiando le staminali embrionali. Per questo e' importante continuare a studiare tutti i tipi di staminali, sia quelle adulte che quelle embrionali.
Saranno il tempo e la ricerca a dirci se le cellule staminali potranno essere usate per un'applicazione terapeutica. Le speranze comunque ci sono, ed e' giusto parlarne. Solo cosi' e' possibile far capire le ragioni di una ricerca che e' al centro di un dibattito etico mondiale.
Non si puo' stabilire quali saranno i campi d'applicazione di queste cellule prima di averle studiate. Bisogna fare attenzione a non fare false promesse. Nello stesso tempo, pero', occorre poter andare avanti con la ricerca fondamentale. [.]
Attualmente lei lavora con staminali embrionali provenienti dagli Stati uniti. Se la legge verra' accettata, vi lancerete nella creazione di linee cellulari svizzere?
Dipendera' molto dai fondi che verranno messi a disposizione. Non e' per niente facile isolare una linea cellulare a partire da embrioni umani. Per i topi, le linee di staminali embrionali sono numerose -la ricerca in questo campo e' attiva da una ventina d'anni- ma per quanto riguarda le cellule umane, sono a disposizione solo un centinaio di linee. Noi non abbiamo mai isolato una linea del genere e dovremmo imparare la tecnica dai laboratori che l'hanno fatto.
In un primo tempo, dunque, continueremmo a lavorare con cellule straniere. Certo mi auspico che vengano isolate delle linee anche in Svizzera e che i progetti di ricerca aumentino. Cosi' sara' piu' facile non disperdere i nostri sforzi.
Le cellule provenienti dagli USA sono vincolate da dei brevetti. Per ottenerle ho dovuto presentare un progetto di ricerca e l'istituto americano che ce le ha cedute ha il diritto di visionare le nostre future pubblicazioni. Non abbiamo quindi una liberta' assoluta di ricerca e pubblicazione. Con delle staminali embrionali isolate in Svizzera questo problema non si porrebbe.
Il progetto di legge esclude la possibilita' di brevettare delle linee cellulari umane. Del resto, i brevetti su del materiale vivente sono molto controversi. La proprieta' intellettuale di una determinata scoperta va pero' giustamente protetta. Lo si puo' fare brevettando i protocolli di ricerca o le tecniche che sono state messe a punto.


La teologa Ruth Baumann-Hölzle punta il dito contro una scienza colpevole, a suo avviso, di usare l'embrione come fosse un bene di consumo. L'esperta di etica respinge in modo deciso il testo di legge sulle cellule staminali embrionali in votazione a fine novembre. La sua esperienza, maturata in anni di attivita' nel campo dell'etica medica, l'ha portata alla conclusione che solo riconoscendo all'essere umano, anche non nato, un'autonomia e dei diritti, si puo' sperare in un progresso della societa'."A mio avviso, questo tipo di ricerca rappresenta un passo indietro nello sviluppo della nostra civilta'. Ci e' costato tempo e fatica arrivare alla conclusione che l'essere umano merita rispetto, che non deve essere considerato una cosa ne' strumentalizzato.
Con la ricerca sulle cellule embrionali, il concetto di dignita' umana ritorna ad essere solamente virtuale. La vita umana -perche' un embrione e' vita umana- viene sfruttata per servire degli interessi che le sono estranei. E' un atteggiamento che rispecchia il tipo di cultura utilitaristica in cui viviamo attualmente.
L'umanita' sembra voler raggiungere nuovi poteri snaturando gli embrioni. Ma quali sono questi poteri? Stiamo parlando di clonazione e d'intromissione nel processo di sviluppo della vita umana.
A questo punto dobbiamo domandarci se siamo davvero all'altezza di un tale potere d'azione. E poi, l'uomo ha davvero bisogno di subordinare anche quest'ultimo ambito della natura a degli interessi utilitaristici? Quanti danni abbiamo gia' provocato all'ambiente per seguire questo paradigma basato sul profitto?
Da qualche parte ho letto che un giorno sconfiggeremo le limitazioni imposte dalla vecchiaia, quando non addirittura la morte. Si tratta di un'illusione, sempre meno nascosta, che scaturisce da un paradigma di controllo assoluto, da una voglia di onnipotenza.
Io mi oppongo a queste idee. Non riusciremo a domare la natura, a sconfiggere la vecchiaia e la morte. Si dice che con le cellule staminali embrionali si potranno guarire malattie come l'Alzheimer, ma non e' che una promessa.
Se ritorniamo con la mente ai tempi delle discussioni sulla tecnologia genetica, ritroviamo le stesse speranze. Si sono fatte delle promesse di guarigione ai malati grazie alle terapie somatiche e poche, se non nessuna, di queste promesse sono state mantenute. Non trovo molto corretto il fatto che si utilizzino i malati a scopi elettorali, che si faccia della propaganda col loro dolore per strappare un si' alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Al di fuori dal corpo di una donna, questi embrioni sono condannati a morire. Ma non si puo' utilizzare questo argomento per giustificare la ricerca. Cosa succederebbe se lo estendessimo alle persone che stanno morendo? Il punto e' proprio questo, si minacciano le forme di vita piu' deboli ed indifese.
Abbiamo lottato e continuiamo a lottare perche' le persone morenti, o quelle che sono gia' morte, non vengano utilizzate per interessi di terzi, perche' non ci sia un espianto di organi senza autorizzazione, perche' non si faccia della ricerca su di loro senza che essi abbiano acconsentito.
Certo, l'embrione non puo' esprimere una volonta'. Ma il concetto di dignita' non deve dipendere dalle capacita' degli esseri umani. Altrimenti dovremmo tornare a domandarci come mai sia giusto riconoscere i diritti umani alle persone handicappate.
Non si puo' affermare scientificamente quando comincia la dignita' umana e quando finisce: si tratta di una dimensione che si sottrae a qualunque dimostrazione empirica. Ma nel dubbio, io mi pronuncio in favore della dignita', proprio perche' la ritengo un bene culturale prezioso.
E' una questione di principio di cui e' necessario discutere a fondo. Non si puo' ridurre il dibattito alle cellule staminali. Non sono in gioco "solo" gli embrioni soprannumerari. Da un punto di vista qualitativo si tratta di un passo nuovo che ci privera' in futuro di argomenti etici. Se lo accettiamo, come potremo opporci alla clonazione terapeutica e alle manipolazioni del patrimonio genetico? [.]
Dicendo no alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, la Svizzera potrebbe profilarsi a livello mondiale come paese che s'impegna a fondo in favore dei diritti e della dignita' umani".


Se la Neue Zuercher Zeitung si e' schierata prima a favore dell'approvazione della legge, e quindi della sua difesa con il referendum, con l'editoriale di Giancarlo Dillena, Il Corriere del Ticino, si posiziona a sostegno della legge sulle cellule staminali.
"Nel voto della prossima fine settimana sulle cellule staminali non sono tanto in gioco questioni di ordine tecnico, come l'oggetto della nuova legge sembrerebbe lasciar intendere. Il problema posto alle cittadine e ai cittadini svizzeri riguarda una scelta di fondo: tra una speranza e la salvaguardia di un principio. La speranza e' quella di riuscire un giorno a sconfiggere malattie oggi incurabili (come il morbo di Parkinson o la sclerosi a placche), grazie alla nuova possibilita' offerta alla ricerca biomedica di utilizzare anche le cellule prelevate da embrioni di pochi giorni. Il principio e' quello che fissa al momento del concepimento l'inizio della vita umana e quindi la sua assoluta inviolabilita'. E', quest'ultima, la convinzione profonda di coloro che si riconoscono nella posizione referendista e quindi nel "no". In quest'ottica il divieto totale di qualsiasi ricerca sperimentale di questo tipo coincide con la tutela della "dignita' umana" in quanto tale. Una visione che puo' apparire assoluta e intransigente, ma che non puo' essere che tale, coerentemente con i riferimenti etici e religiosi cui si richiama. Ad essa i favorevoli al testo sostenuto dal Consiglio federale e dalla maggioranza parlamentare contrappongono una visione piu' pragmatica e sfumata. Essa non nega l'esigenza di precise limitazioni, volte a scongiurare possibili derive (per questo la legge prevede tutta una serie di rigorose restrizioni), ma mette l'accento sulle prospettive positive che queste ricerche dischiudono. Anche sul piano della miglior tutela della dignita' umana, se riferita a coloro che oggi risentono pesantemente delle sofferenze e delle costrizioni imposte da talune gravi malattie. Certo la ricerca non e' in grado di offrire a priori la "garanzia" che la sperimentazione sulle staminali condurra' a risultati precisi. Ma cio' e' nella sua natura. E se anche questa via dovesse rivelarsi meno efficace di quanto oggi si possa ritenere, e' solo percorrendola che potremo rendercene eventualmente conto. Con queste premesse il ricorso ad embrioni non ancora impiantati nell'ovulo e comunque destinati ad essere distrutti (si tratta infatti di quelli prodotti per la fecondazione assistita e rimasti inutilizzati) appare un passo misurato e ragionevole, anche per chi si pone giustamente la questione dei limiti etici della ricerca. La posta concreta e', alla fine, una speranza in piu' per chi soffre. Per negarla bisogna essere davvero convinti fino in fondo che l'affermazione di un principio (o meglio di una certa interpretazione di un principio) valga piu' di ogni altra cosa".
 
 
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All'approssimarsi delle votazioni del 28 novembre, il si' alla legge che regola la ricerca sulle cellule staminali embrionali e' meno netto: stando al secondo sondaggio -condotto dall'istituto Gfs di Berna su 1200 persone- per conto di SSR Idée Suisse, i favorevoli alla legge sono scesi nelle ultime tre settimane dal 60 al 52%. I no alla legge sulle staminali sono invece il 30%. Dall'ultimo sondaggio il fronte dei contrari ha guadagnato cinque punti percentuali. Gli indecisi sono il 18% (+3%). Grosse variazioni si sono riscontrate a livello di regioni linguistiche. Se tre settimane fa i si' alla legge erano nella Svizzera italiana ancora il 68%, adesso sono scesi al 56%. Anche nella Svizzera tedesca vi e' stata una flessione importante, dal 56 al 45%, mentre gli indecisi sono cresciuti dal 15 al 22%. Opposta l'evoluzione in Romandia dove i favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali embrionali sono saliti dal 61 al 68%. Anche la percentuale degli indecisi e' scesa: dal 24 al 10%.


Fondamentale, al fine di muovere gli indecisi e del formarsi di una opinione, e' il dibattito.
Swissinfo prende come due pareri da contrapporre quello della ricercatrice Marisa Jaconi e della teologa Ruth Baumann-Hölzle. Riportiamo alcuni stralci delle due interviste.
Marisa Jaconi, originaria di Lugano, lavora come ricercatrice al Laboratorio di biologia dell'invecchiamento dell'Universita' di Ginevra. Nel 2001 ha ottenuto il permesso d'importare cellule embrionali staminali umane dagli Usa, e dirige l'unico progetto di ricerca svizzero sulle staminali embrionali umane. Contemporaneamente continua a studiare le cellule animali. Il gruppo di ricerca elvetico e' parte di un network di collaborazioni internazionali.
"E' un tema che ha suscitato accesi dibattiti in tutto il mondo. Credo che ponga degli interrogativi fondamentali: Chi siamo? Cos'e' un embrione? Quando inizia la vita? Insomma, costringe le persone a confrontarsi con il proprio concetto di etica e di vita.
C'e' una specie di paradosso in tutto questo. Ci preoccupiamo di cosa fare di un embrione quando e' una pallina di cellule immature e viviamo in una societa' che autorizza l'aborto e la spirale.
E' importante parlare di queste cose, portandole ad un livello di discussione pluralista. Solo cosi' la nostra societa' potra' aumentare il suo grado di consapevolezza.
Porsi degli interrogativi etici su quello che si fa e' fondamentale. Anche se giustamente protetto, io penso che l'embrione non possa essere considerato alla stessa stregua di un essere umano gia' nato. L'embrione precoce, quello sul quale la legge autorizzerebbe la ricerca, anche se racchiude in se' la possibilita' di uno sviluppo, non presenta ancora delle strutture, degli organi, un inizio di sistema nervoso.
Bisogna poi aggiungere che noi non chiediamo di creare degli embrioni a scopo di ricerca, cosa chiaramente vietata dalla legge e che io sottoscrivo. Si tratta solo di autorizzare la ricerca scientifica a prelevare, alcune cellule da embrioni creati originariamente per la fecondazione assistita, ma non piu' utilizzabili a questo scopo.
Attualmente, la legge prevede che questi embrioni vengano distrutti. La questione che mi pongo io e' la seguente: "E' piu' etico distruggerli o studiarli per poter trovare nuove terapie?" Io rispondo chiaramente che e' meglio donarli per studiare delle cellule che buttarli nella pattumiera. Piuttosto che distruggerli, vedrei favorevolmente anche la possibilita' di darli in adozione ad un'altra coppia sterile, sempre, ben inteso, che i genitori naturali siano d'accordo. Purtroppo, la costituzione esclude questa possibilita' ed impone la distruzione degli embrioni soprannumerari.
Si sono trovate delle cellule staminali anche negli adulti e nel cordone ombelicale. Perche' non concentrarsi su quest'ultime?
L'unica terapia attualmente disponibile con le cellule staminali adulte e' il trapianto di midollo osseo per curare la leucemia. Non sappiamo ancora come riprogrammare le cellule staminali adulte per poter ottenere tutti gli altri tipi di cellule. Lo impareremo solo studiando le staminali embrionali. Per questo e' importante continuare a studiare tutti i tipi di staminali, sia quelle adulte che quelle embrionali.
Saranno il tempo e la ricerca a dirci se le cellule staminali potranno essere usate per un'applicazione terapeutica. Le speranze comunque ci sono, ed e' giusto parlarne. Solo cosi' e' possibile far capire le ragioni di una ricerca che e' al centro di un dibattito etico mondiale.
Non si puo' stabilire quali saranno i campi d'applicazione di queste cellule prima di averle studiate. Bisogna fare attenzione a non fare false promesse. Nello stesso tempo, pero', occorre poter andare avanti con la ricerca fondamentale. [.]
Attualmente lei lavora con staminali embrionali provenienti dagli Stati uniti. Se la legge verra' accettata, vi lancerete nella creazione di linee cellulari svizzere?
Dipendera' molto dai fondi che verranno messi a disposizione. Non e' per niente facile isolare una linea cellulare a partire da embrioni umani. Per i topi, le linee di staminali embrionali sono numerose -la ricerca in questo campo e' attiva da una ventina d'anni- ma per quanto riguarda le cellule umane, sono a disposizione solo un centinaio di linee. Noi non abbiamo mai isolato una linea del genere e dovremmo imparare la tecnica dai laboratori che l'hanno fatto.
In un primo tempo, dunque, continueremmo a lavorare con cellule straniere. Certo mi auspico che vengano isolate delle linee anche in Svizzera e che i progetti di ricerca aumentino. Cosi' sara' piu' facile non disperdere i nostri sforzi.
Le cellule provenienti dagli USA sono vincolate da dei brevetti. Per ottenerle ho dovuto presentare un progetto di ricerca e l'istituto americano che ce le ha cedute ha il diritto di visionare le nostre future pubblicazioni. Non abbiamo quindi una liberta' assoluta di ricerca e pubblicazione. Con delle staminali embrionali isolate in Svizzera questo problema non si porrebbe.
Il progetto di legge esclude la possibilita' di brevettare delle linee cellulari umane. Del resto, i brevetti su del materiale vivente sono molto controversi. La proprieta' intellettuale di una determinata scoperta va pero' giustamente protetta. Lo si puo' fare brevettando i protocolli di ricerca o le tecniche che sono state messe a punto.


La teologa Ruth Baumann-Hölzle punta il dito contro una scienza colpevole, a suo avviso, di usare l'embrione come fosse un bene di consumo. L'esperta di etica respinge in modo deciso il testo di legge sulle cellule staminali embrionali in votazione a fine novembre. La sua esperienza, maturata in anni di attivita' nel campo dell'etica medica, l'ha portata alla conclusione che solo riconoscendo all'essere umano, anche non nato, un'autonomia e dei diritti, si puo' sperare in un progresso della societa'."A mio avviso, questo tipo di ricerca rappresenta un passo indietro nello sviluppo della nostra civilta'. Ci e' costato tempo e fatica arrivare alla conclusione che l'essere umano merita rispetto, che non deve essere considerato una cosa ne' strumentalizzato.
Con la ricerca sulle cellule embrionali, il concetto di dignita' umana ritorna ad essere solamente virtuale. La vita umana -perche' un embrione e' vita umana- viene sfruttata per servire degli interessi che le sono estranei. E' un atteggiamento che rispecchia il tipo di cultura utilitaristica in cui viviamo attualmente.
L'umanita' sembra voler raggiungere nuovi poteri snaturando gli embrioni. Ma quali sono questi poteri? Stiamo parlando di clonazione e d'intromissione nel processo di sviluppo della vita umana.
A questo punto dobbiamo domandarci se siamo davvero all'altezza di un tale potere d'azione. E poi, l'uomo ha davvero bisogno di subordinare anche quest'ultimo ambito della natura a degli interessi utilitaristici? Quanti danni abbiamo gia' provocato all'ambiente per seguire questo paradigma basato sul profitto?
Da qualche parte ho letto che un giorno sconfiggeremo le limitazioni imposte dalla vecchiaia, quando non addirittura la morte. Si tratta di un'illusione, sempre meno nascosta, che scaturisce da un paradigma di controllo assoluto, da una voglia di onnipotenza.
Io mi oppongo a queste idee. Non riusciremo a domare la natura, a sconfiggere la vecchiaia e la morte. Si dice che con le cellule staminali embrionali si potranno guarire malattie come l'Alzheimer, ma non e' che una promessa.
Se ritorniamo con la mente ai tempi delle discussioni sulla tecnologia genetica, ritroviamo le stesse speranze. Si sono fatte delle promesse di guarigione ai malati grazie alle terapie somatiche e poche, se non nessuna, di queste promesse sono state mantenute. Non trovo molto corretto il fatto che si utilizzino i malati a scopi elettorali, che si faccia della propaganda col loro dolore per strappare un si' alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Al di fuori dal corpo di una donna, questi embrioni sono condannati a morire. Ma non si puo' utilizzare questo argomento per giustificare la ricerca. Cosa succederebbe se lo estendessimo alle persone che stanno morendo? Il punto e' proprio questo, si minacciano le forme di vita piu' deboli ed indifese.
Abbiamo lottato e continuiamo a lottare perche' le persone morenti, o quelle che sono gia' morte, non vengano utilizzate per interessi di terzi, perche' non ci sia un espianto di organi senza autorizzazione, perche' non si faccia della ricerca su di loro senza che essi abbiano acconsentito.
Certo, l'embrione non puo' esprimere una volonta'. Ma il concetto di dignita' non deve dipendere dalle capacita' degli esseri umani. Altrimenti dovremmo tornare a domandarci come mai sia giusto riconoscere i diritti umani alle persone handicappate.
Non si puo' affermare scientificamente quando comincia la dignita' umana e quando finisce: si tratta di una dimensione che si sottrae a qualunque dimostrazione empirica. Ma nel dubbio, io mi pronuncio in favore della dignita', proprio perche' la ritengo un bene culturale prezioso.
E' una questione di principio di cui e' necessario discutere a fondo. Non si puo' ridurre il dibattito alle cellule staminali. Non sono in gioco "solo" gli embrioni soprannumerari. Da un punto di vista qualitativo si tratta di un passo nuovo che ci privera' in futuro di argomenti etici. Se lo accettiamo, come potremo opporci alla clonazione terapeutica e alle manipolazioni del patrimonio genetico? [.]
Dicendo no alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, la Svizzera potrebbe profilarsi a livello mondiale come paese che s'impegna a fondo in favore dei diritti e della dignita' umani".


Se la Neue Zuercher Zeitung si e' schierata prima a favore dell'approvazione della legge, e quindi della sua difesa con il referendum, con l'editoriale di Giancarlo Dillena, Il Corriere del Ticino, si posiziona a sostegno della legge sulle cellule staminali.
"Nel voto della prossima fine settimana sulle cellule staminali non sono tanto in gioco questioni di ordine tecnico, come l'oggetto della nuova legge sembrerebbe lasciar intendere. Il problema posto alle cittadine e ai cittadini svizzeri riguarda una scelta di fondo: tra una speranza e la salvaguardia di un principio. La speranza e' quella di riuscire un giorno a sconfiggere malattie oggi incurabili (come il morbo di Parkinson o la sclerosi a placche), grazie alla nuova possibilita' offerta alla ricerca biomedica di utilizzare anche le cellule prelevate da embrioni di pochi giorni. Il principio e' quello che fissa al momento del concepimento l'inizio della vita umana e quindi la sua assoluta inviolabilita'. E', quest'ultima, la convinzione profonda di coloro che si riconoscono nella posizione referendista e quindi nel "no". In quest'ottica il divieto totale di qualsiasi ricerca sperimentale di questo tipo coincide con la tutela della "dignita' umana" in quanto tale. Una visione che puo' apparire assoluta e intransigente, ma che non puo' essere che tale, coerentemente con i riferimenti etici e religiosi cui si richiama. Ad essa i favorevoli al testo sostenuto dal Consiglio federale e dalla maggioranza parlamentare contrappongono una visione piu' pragmatica e sfumata. Essa non nega l'esigenza di precise limitazioni, volte a scongiurare possibili derive (per questo la legge prevede tutta una serie di rigorose restrizioni), ma mette l'accento sulle prospettive positive che queste ricerche dischiudono. Anche sul piano della miglior tutela della dignita' umana, se riferita a coloro che oggi risentono pesantemente delle sofferenze e delle costrizioni imposte da talune gravi malattie. Certo la ricerca non e' in grado di offrire a priori la "garanzia" che la sperimentazione sulle staminali condurra' a risultati precisi. Ma cio' e' nella sua natura. E se anche questa via dovesse rivelarsi meno efficace di quanto oggi si possa ritenere, e' solo percorrendola che potremo rendercene eventualmente conto. Con queste premesse il ricorso ad embrioni non ancora impiantati nell'ovulo e comunque destinati ad essere distrutti (si tratta infatti di quelli prodotti per la fecondazione assistita e rimasti inutilizzati) appare un passo misurato e ragionevole, anche per chi si pone giustamente la questione dei limiti etici della ricerca. La posta concreta e', alla fine, una speranza in piu' per chi soffre. Per negarla bisogna essere davvero convinti fino in fondo che l'affermazione di un principio (o meglio di una certa interpretazione di un principio) valga piu' di ogni altra cosa".
 
 
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