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 RUSSIA - RUSSIA - Russia. Inizia la clonazione del mammut
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24 luglio 2003 16:58
 
Un frammento di tessuto sottocutaneo di una zampa di Mammut siberiano e' stata inviata in Giappone per tentare quello che non e' finora riuscito a nessuno: clonare il grande mammifero preistorico.
Il frammento di tessuto, che contiene cellule "vive", informa il Museo Nazionale del Mammut della repubblica autonoma russa della Yakuzia, e' stato inviato a Tokyo per essere poi trasferito ad un centro universitario dove avverra' l'esperimento.
I resti del giovane Mammut, morto circa 30 mila anni fa, erano stati trovati lo scorso anno da una spedizione russo-giapponese e subito era apparso chiaro che le zampe erano in ottime condizioni e potevano prestarsi alla clonazione. Poi erano intervenuti alcuni ostacoli burocratici ma infine il trasporto e' stato possibile.
Il mammut (elephas primegnius) e' un elefante di grandi dimensioni vissuto nel Quaternario in Europa, Asia e America meridionale. Dotato di folto e lungo pelo rossiccio raggiungeva sino a 5 metri di altezza, aveva un peso di 4-5 tonnellate ed era dotato di lunghissime zanne ricurve.

Akira Iritani, docente di biologia evolutiva all'universita' giapponese Kinki nella prefettura di Wakayama (400 km a sudovest da Tokio), insegue da anni il sogno di clonare un mammut. Da quando, in compagnia di ricercatori connazionali e russi, batte le piste della Siberia alla caccia di resti di mammut, nel tentativo di individuarne qualcuno in stato di conservazione tale da permettere l'incredibile progetto di clonare il gigantesco mammifero preistorico.
"Credo davvero -ha detto il docente nel rimirare i frammenti, arrivati finalmente dalla Siberia- che ce la faremo a resuscitare un mammut annullando la distanza siderale di 30.000 anni".
Il primo passo della complessa marcia verso la clonazione, sara' la conferma definitiva, attraverso l'esame del Dna, che i frammenti di tessuto sottocutaneo della zampa appartengono a un vero mammut. Il Museo naturale della Repubblica di Yakuzia ha gia' garantito che non ci sono dubbi. Ma la meticolosita' giapponese non ammette deroghe all'accertamento in loco. Poi si procedera' alla clonazione, inserendo i nuclei cellulari contenenti i geni del mammut in un ovulo non fecondato di elefantessa indiana.
Iritani e' convinto di fare un ottimo servizio al progresso della scienza. In linea con la visione totalmente laica della scienza, senza alcuna remora ideologica o religiosa, tipica dei giapponesi. Che sta consentendo, ad esempio, ad un gruppo di ricerca finanziato dal Governo a produrre, nonostante la lotta contro gli Ogm portata avanti dal ministero dell'agricoltura per difendere i produttori locali dallo strapotere delle multinazionali americane e dei Paesi grandi produttori agricoli, un tipo di riso geneticamente modificato che non ha bisogno dell'acqua. "Sara' una manna per l'intera umanita', vista la sempre piu' grave penuria d'acqua che affligge vaste zone del pianeta", ha annunciato con orgoglio il Giappone al Forum internazionale sull'acqua tenutosi lo scorso marzo a Kyoto.
 
 
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Il frammento di tessuto, che contiene cellule "vive", informa il Museo Nazionale del Mammut della repubblica autonoma russa della Yakuzia, e' stato inviato a Tokyo per essere poi trasferito ad un centro universitario dove avverra' l'esperimento.
I resti del giovane Mammut, morto circa 30 mila anni fa, erano stati trovati lo scorso anno da una spedizione russo-giapponese e subito era apparso chiaro che le zampe erano in ottime condizioni e potevano prestarsi alla clonazione. Poi erano intervenuti alcuni ostacoli burocratici ma infine il trasporto e' stato possibile.
Il mammut (elephas primegnius) e' un elefante di grandi dimensioni vissuto nel Quaternario in Europa, Asia e America meridionale. Dotato di folto e lungo pelo rossiccio raggiungeva sino a 5 metri di altezza, aveva un peso di 4-5 tonnellate ed era dotato di lunghissime zanne ricurve.

Akira Iritani, docente di biologia evolutiva all'universita' giapponese Kinki nella prefettura di Wakayama (400 km a sudovest da Tokio), insegue da anni il sogno di clonare un mammut. Da quando, in compagnia di ricercatori connazionali e russi, batte le piste della Siberia alla caccia di resti di mammut, nel tentativo di individuarne qualcuno in stato di conservazione tale da permettere l'incredibile progetto di clonare il gigantesco mammifero preistorico.
"Credo davvero -ha detto il docente nel rimirare i frammenti, arrivati finalmente dalla Siberia- che ce la faremo a resuscitare un mammut annullando la distanza siderale di 30.000 anni".
Il primo passo della complessa marcia verso la clonazione, sara' la conferma definitiva, attraverso l'esame del Dna, che i frammenti di tessuto sottocutaneo della zampa appartengono a un vero mammut. Il Museo naturale della Repubblica di Yakuzia ha gia' garantito che non ci sono dubbi. Ma la meticolosita' giapponese non ammette deroghe all'accertamento in loco. Poi si procedera' alla clonazione, inserendo i nuclei cellulari contenenti i geni del mammut in un ovulo non fecondato di elefantessa indiana.
Iritani e' convinto di fare un ottimo servizio al progresso della scienza. In linea con la visione totalmente laica della scienza, senza alcuna remora ideologica o religiosa, tipica dei giapponesi. Che sta consentendo, ad esempio, ad un gruppo di ricerca finanziato dal Governo a produrre, nonostante la lotta contro gli Ogm portata avanti dal ministero dell'agricoltura per difendere i produttori locali dallo strapotere delle multinazionali americane e dei Paesi grandi produttori agricoli, un tipo di riso geneticamente modificato che non ha bisogno dell'acqua. "Sara' una manna per l'intera umanita', vista la sempre piu' grave penuria d'acqua che affligge vaste zone del pianeta", ha annunciato con orgoglio il Giappone al Forum internazionale sull'acqua tenutosi lo scorso marzo a Kyoto.
 
 
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