testata ADUC
 MONDO - MONDO - Mondo. Cellule staminali, questo e’ il futuro.
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
1 ottobre 2002 13:40
 
Un processo noto con il nome di angiogenesi, lo stesso che Judah Folkman (nella foto) dell'Harvard Medical School a Boston, Usa, sperimenta non per favorire ma per inibire il rifornimento di sangue al tumore e farlo morire per mancanza di nutrimento. Grazie alle sue ricerche pionieristiche ora sono note molte sostanze angiogeniche, capaci di creare nuovi vasi sanguigni, ma anche molti inibitori di questo processo. L'angiogenesi terapeutica, come viene chiamata, puo' essere usata, grazie all'avvento della terapia genica negli anni 90, per creare bypass naturali ad arterie occluse nel cuore o negli arti inferiori. Potenziali prospettive di cura aprono anche le cellule staminali, trasformiste e progenitrici di ogni altra cellula del corpo. Ricavate dall'adulto (midollo osseo o sangue) e quindi senza problemi di rigetto, si possono iniettare nel cuore dell'infartuato dove, differenziandosi, riparerebbero il muscolo cardiaco e creerebbero anche nuovi vasi. Le speranze in questa possibile rivoluzione nella terapia dell'infarto, che va sotto il nome di medicina rigenerativa, si sono accese da poco. Gli studi sulle potenzialita' delle staminali adulte si sono negli ultimi tempi moltiplicati. "Molti quelli pionieristici e privi di rilevanza scientifica" osserva Roberto Latini, capo del laboratorio di farmacologia cardiovascolare al Mario Negri. "Exploit isolati e non indagini comparative serie che mettessero a confronto i vari tipi di cellule staminali (endoteliali, muscolari, ematopoietiche) e il potenziale di crescita". E' di questi giorni la notizia, di uno studio clinico controllato pubblicato sulla rivista su Circulation . Un cardiologo di Düsseldorf ha isolato cellule staminali dal midollo osseo di dieci pazienti con infarto e le ha iniettate con catetere durante un'angioplastica nella zona del cuore danneggiata. Dopo tre mesi, rispetto ai dieci malati del gruppo di controllo, nei pazienti trattati i danni del tessuto cardiaco erano piu' circoscritti e il sangue irrorava meglio l'area. Diversi altri gruppi di ricerca in Europa e Usa stanno svolgendo esperimenti analoghi. L'ipotesi fatta dai ricercatori e' che le staminali possiedano funzioni trofiche che stimolano la crescita di nuovi vasi, come fanno i fattori di crescita che favoriscono l'angiogenesi locale. Il fascino di tutte queste tecniche si scontra con problemi di costi (elevati) e, ovviamente, di finanziamenti per la ricerca (scarsi). Gli ostacoli non sono solo scientifici. Nel 2003 si concludera' un'indagine internazionale, l'Inter-Heart, partita nell'aprile 2000, per valutare i fattori di rischio dell'infarto miocardico acuto in diversi gruppi etnici e zone geografiche, tenendo conto anche del profilo genetico. Coinvolgera' 25 mila persone in 52 paesi, non solo del mondo industrializzato. Disporre di un profilo genetico delle malattie cardiovascolari apre la strada suggestiva alla farmacogenomica, cioe' a quei farmaci mirati che funzionano su persone portatrici di specifici marcatori genetici. Non solo: quei pacchetti di geni, che esprimono fattori di rischio, si potrebbero modificare da un punto di vista biochimico con la terapia genica. Fra i tentativi riportati dalla letteratura scientifica, quelli per le malattie cardiovascolari sembrano promettenti. Qualche pioniere della terapia genica ci ha provato con l'ipercolesterolemia familiare, trasferendo il gene corretto per il recettore dell'Ldl nelle cellule del fegato di alcuni pazienti, ottenendo un successo parziale. Altri tentativi sono stati fatti su topi transgenici che presentano lesioni aterosclerotiche. Usando come vettore un virus, i ricercatori hanno trasferito nei topi il gene dell'apolipoproteina E, un trasportatore del colesterolo di cui questi topi sono carenti, e hanno osservato una riduzione quasi totale degli ateromi. Seguendo un metodo diverso, ricercatori italiani e californiani hanno cercato di utilizzare per la terapia genica il gene per l'apo A-1, proteina presente nel sangue, grazie alla quale sembra che gli abitanti di Limone, un paese del Garda, siano protetti dall'infarto. Terapia genica, medicina rigenerativa e angiogenesi terapeutica sono obiettivi importanti, per ora lontani tuttavia dalla pratica medica quotidiana.
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS
 
ADUC - Salute - Notizia - MONDO - Mondo. Cellule staminali, questo e’ il futuro.

testata ADUC
 MONDO - MONDO - Mondo. Cellule staminali, questo e’ il futuro.
Scarica e stampa il PDF
Notizia 
1 ottobre 2002 13:40
 
Un processo noto con il nome di angiogenesi, lo stesso che Judah Folkman (nella foto) dell'Harvard Medical School a Boston, Usa, sperimenta non per favorire ma per inibire il rifornimento di sangue al tumore e farlo morire per mancanza di nutrimento. Grazie alle sue ricerche pionieristiche ora sono note molte sostanze angiogeniche, capaci di creare nuovi vasi sanguigni, ma anche molti inibitori di questo processo. L'angiogenesi terapeutica, come viene chiamata, puo' essere usata, grazie all'avvento della terapia genica negli anni 90, per creare bypass naturali ad arterie occluse nel cuore o negli arti inferiori. Potenziali prospettive di cura aprono anche le cellule staminali, trasformiste e progenitrici di ogni altra cellula del corpo. Ricavate dall'adulto (midollo osseo o sangue) e quindi senza problemi di rigetto, si possono iniettare nel cuore dell'infartuato dove, differenziandosi, riparerebbero il muscolo cardiaco e creerebbero anche nuovi vasi. Le speranze in questa possibile rivoluzione nella terapia dell'infarto, che va sotto il nome di medicina rigenerativa, si sono accese da poco. Gli studi sulle potenzialita' delle staminali adulte si sono negli ultimi tempi moltiplicati. "Molti quelli pionieristici e privi di rilevanza scientifica" osserva Roberto Latini, capo del laboratorio di farmacologia cardiovascolare al Mario Negri. "Exploit isolati e non indagini comparative serie che mettessero a confronto i vari tipi di cellule staminali (endoteliali, muscolari, ematopoietiche) e il potenziale di crescita". E' di questi giorni la notizia, di uno studio clinico controllato pubblicato sulla rivista su Circulation . Un cardiologo di Düsseldorf ha isolato cellule staminali dal midollo osseo di dieci pazienti con infarto e le ha iniettate con catetere durante un'angioplastica nella zona del cuore danneggiata. Dopo tre mesi, rispetto ai dieci malati del gruppo di controllo, nei pazienti trattati i danni del tessuto cardiaco erano piu' circoscritti e il sangue irrorava meglio l'area. Diversi altri gruppi di ricerca in Europa e Usa stanno svolgendo esperimenti analoghi. L'ipotesi fatta dai ricercatori e' che le staminali possiedano funzioni trofiche che stimolano la crescita di nuovi vasi, come fanno i fattori di crescita che favoriscono l'angiogenesi locale. Il fascino di tutte queste tecniche si scontra con problemi di costi (elevati) e, ovviamente, di finanziamenti per la ricerca (scarsi). Gli ostacoli non sono solo scientifici. Nel 2003 si concludera' un'indagine internazionale, l'Inter-Heart, partita nell'aprile 2000, per valutare i fattori di rischio dell'infarto miocardico acuto in diversi gruppi etnici e zone geografiche, tenendo conto anche del profilo genetico. Coinvolgera' 25 mila persone in 52 paesi, non solo del mondo industrializzato. Disporre di un profilo genetico delle malattie cardiovascolari apre la strada suggestiva alla farmacogenomica, cioe' a quei farmaci mirati che funzionano su persone portatrici di specifici marcatori genetici. Non solo: quei pacchetti di geni, che esprimono fattori di rischio, si potrebbero modificare da un punto di vista biochimico con la terapia genica. Fra i tentativi riportati dalla letteratura scientifica, quelli per le malattie cardiovascolari sembrano promettenti. Qualche pioniere della terapia genica ci ha provato con l'ipercolesterolemia familiare, trasferendo il gene corretto per il recettore dell'Ldl nelle cellule del fegato di alcuni pazienti, ottenendo un successo parziale. Altri tentativi sono stati fatti su topi transgenici che presentano lesioni aterosclerotiche. Usando come vettore un virus, i ricercatori hanno trasferito nei topi il gene dell'apolipoproteina E, un trasportatore del colesterolo di cui questi topi sono carenti, e hanno osservato una riduzione quasi totale degli ateromi. Seguendo un metodo diverso, ricercatori italiani e californiani hanno cercato di utilizzare per la terapia genica il gene per l'apo A-1, proteina presente nel sangue, grazie alla quale sembra che gli abitanti di Limone, un paese del Garda, siano protetti dall'infarto. Terapia genica, medicina rigenerativa e angiogenesi terapeutica sono obiettivi importanti, per ora lontani tuttavia dalla pratica medica quotidiana.
 
 
NOTIZIE IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS