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 MESSICO - MESSICO - Messico. Staminali nel cuore infartuato
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Notizia 
12 giugno 2003 14:49
 
Scienziati del Centro Medico Nazionale "20 de Noviembre", dell'Issste (Istituto di Sicurezza e Servizi Sociali per i Lavoratori dello Stato) Citta' del Messico, guidati dal dottor Abel Archundia, hanno realizzato per la prima volta nel Paese impianti di cellule staminali nel cuore di pazienti infartuati.
Archundia, capo del Reparto di Chirurgia Cardiovascolare, ha chiarito come l'obbiettivo di questa nuova tecnica sia di offrire un trattamento che ripari gradualmente i tessuti danneggiati e migliori la funzione cardiaca. Con un comunicato ha spiegato come la ricerca -che si trova ancora ad uno stato iniziale- gia' registra i suoi primi risultati positivi grazie al recupero importante della funzione del cuore, il che comporta migliori aspettative di vita per i pazienti.
Inoltre, in futuro, questo potrebbe rappresentare un'alternativa al trapianto nel caso in cui si dimostrasse la sua validita' a lungo termine, aprendo un nuovo scenario nella chirurgia cardiovascolare. Mentre le attuali tecniche chirurgiche, fondamentalmente sono correttive o sostitutive attraverso i trapianti, questa nuova strada e' concentrata sulla "riparazione" dei tessuti danneggiati.
"Stiamo lavorando alla ricerca di una alternativa per il trattamento del cuore che in parte viene distrutto e a cui, ad oggi, si offre come unica opzione quella di realizzare un trapianto", ha spiegato Archundia nel descrivere come le ricerche in medicina biomolecolare, in poco tempo, hanno portato alla possibilita' di estrarre cellule dallo stesso paziente, che poi hanno la capacita' di trasformarsi nel tessuto in cui vengono impiantate.
Nonostante l'applicazione del protocollo di questo studio sia iniziato da poco, "si e' osservato nei pazienti che le cellule impiantate hanno la capacita' di migliorare la contrazione del ventricolo sinistro del cuore in maniera molto significativa". Quello che ora dobbiamo dimostrare, ha concluso Archundia, e' che la tecnica sia effettiva da un punto di vista statistico, e che i suoi risultati proseguano nel tempo.
 
 
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Archundia, capo del Reparto di Chirurgia Cardiovascolare, ha chiarito come l'obbiettivo di questa nuova tecnica sia di offrire un trattamento che ripari gradualmente i tessuti danneggiati e migliori la funzione cardiaca. Con un comunicato ha spiegato come la ricerca -che si trova ancora ad uno stato iniziale- gia' registra i suoi primi risultati positivi grazie al recupero importante della funzione del cuore, il che comporta migliori aspettative di vita per i pazienti.
Inoltre, in futuro, questo potrebbe rappresentare un'alternativa al trapianto nel caso in cui si dimostrasse la sua validita' a lungo termine, aprendo un nuovo scenario nella chirurgia cardiovascolare. Mentre le attuali tecniche chirurgiche, fondamentalmente sono correttive o sostitutive attraverso i trapianti, questa nuova strada e' concentrata sulla "riparazione" dei tessuti danneggiati.
"Stiamo lavorando alla ricerca di una alternativa per il trattamento del cuore che in parte viene distrutto e a cui, ad oggi, si offre come unica opzione quella di realizzare un trapianto", ha spiegato Archundia nel descrivere come le ricerche in medicina biomolecolare, in poco tempo, hanno portato alla possibilita' di estrarre cellule dallo stesso paziente, che poi hanno la capacita' di trasformarsi nel tessuto in cui vengono impiantate.
Nonostante l'applicazione del protocollo di questo studio sia iniziato da poco, "si e' osservato nei pazienti che le cellule impiantate hanno la capacita' di migliorare la contrazione del ventricolo sinistro del cuore in maniera molto significativa". Quello che ora dobbiamo dimostrare, ha concluso Archundia, e' che la tecnica sia effettiva da un punto di vista statistico, e che i suoi risultati proseguano nel tempo.
 
 
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