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 ITALIA - ITALIA - Italia. Le staminali cordonali, un convegno a Napoli
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1 aprile 2004 18:44
 
Per i bambini affetti da gravi patologie di natura oncologica, ematologica, immunologica e dismetabolica, il trapianto di cellule staminali ricavate dal sangue cordonale rappresenta in molti casi la loro unica speranza di vita. Le ultime frontiere raggiunte da questo settore della scienza medica e i risultati ottenuti in Campania, che vanta piu' di 300 donazioni di sangue placentare e 6 trapianti riusciti, sono state al centro di un convegno sul tema "Sangue del cordone ombelicale: raccolta, conservazione e uso clinico", tenutosi il 23 marzo prossimo, all'ospedale Fatebenefratelli di Napoli.
L'intervento piu' coinvolgente ' stato quello del racconto da parte di una mamma che e' riuscita a salvare la vita della sua prima figlia affetta da anemia di Fanconi grazie alle cellule staminali del cordone ombelicale della sua terzogenita. N.D., 30 anni, ha raccontato la sua storia per sensibilizzare altre donne alla donazione del cordone.
L'anemia di Fanconi, una grave malattia genetica che attacca le cellule del sangue e porta all'invecchiamento precoce delle ossa e in seguito alla morte, e' ereditaria e trasmissibile anche da portatori sani che spesso sono entrambi i genitori. N.D. ed il marito hanno avuto due bambine che dopo alcuni anni hanno manifestato problemi ematici: per salvare la vita di entrambe, i medici hanno consigliato il trapianto di midollo. "A quel punto abbiamo pensato di mettere al mondo un terzo figlio che, se fosse nato sano, avrebbe potuto attraverso il cordone ombelicale ridare la vita alle mie prime due figlie". Ma "Anche il terzo figlio era malato e, purtroppo, sono stata costretta ad interrompere la gravidanza perche' non avrei potuto salvare le mie prime due figlie e avrei condannato a morte anche il terzogenito".
"Ma la speranza ci ha fatto andare avanti, ed e' arrivata una quarta gravidanza che noi abbiamo voluto fortemente. Questa volta la bambina era sana. La sua nascita, non solo ha riempito la nostra casa di gioia, ma ha anche ridato la vita, con le cellule staminali sane, alla mia prima figlia ormai in gravi condizioni".

"L'Unita' di ostetricia e ginecologia del Fatebenefratelli -precisano il prof. Antonio Chiantera e il dott. Piero Iacobelli, presidente del convegno- ha accolto e seguito il 70% delle donazioni fatte in Campania. Il prelievo viene effettuato direttamente in sala parto subito dopo la chiusura e recisione del cordone ombelicale, quando il neonato e' gia' affidato alle cure del neonatologo. A placenta non ancora distaccata colleghiamo sterilmente il cordone ad un'apposita sacca in cui il sangue defluisce naturalmente, senza che la procedura comporti alla madre il minimo disagio o dolore. Nelle successive 24 ore la sacca viene inviata alla Ba.S.C.O. dell'ospedale Pausilipon". "Al momento tutte le donne, alle quali abbiamo proposto la donazione del cordone, hanno aderito", ha specificato il dott. Chiantera.
"Con poche risorse umane ed economiche -spiegano il prof. Corrado Perricone e la dott.ssa Anna Canazio, rispettivamente direttore del Servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del Santobono-Pausilipon e responsabile della Ba.S.C.O- stiamo portando avanti un progetto sanitario di alta specialita', grazie al quale i cittadini non sono piu' costretti a migrare in altre regioni per tutelare la propria salute".
L'evento e' stato organizzato dal Dipartimento materno-infantile dell'ospedale Fatebenefratelli, diretto dal prof. Antonio Chiantera, e dal Dipartimento di oncologia dell'azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon, diretto dal prof. Vincenzo Poggi, che da circa dieci anni lavorano in tandem, il primo come Centro pilota in Campania di raccolta di sangue di cordone ombelicale (C.Ra.S.C.O.), il secondo come sede regionale della Banca di sangue di cordone ombelicale (Ba.S.C.O.), dove confluiscono e vengono analizzate e conservate le unita' di sangue placentare prelevate nei tredici C.Ra.S.C.O. operativi sul territorio campano.
 
 
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