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 ITALIA - ITALIA - Italia. Scoperta una proteina-calamita per le staminali
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5 febbraio 2004 20:05
 
Esiste una proteina-calamita capace di attirare le staminali dove c'e' bisogno di loro, in modo che viaggiando nell'organismo arrivino al posto giusto per riparare lesioni e rigenerare tessuti danneggiati. L'ha scoperta il gruppo italiano dell'Istituto San Raffaele di Milano, coordinato dal biologo molecolare Marco Bianchi e pubblicato sulla rivista internazionale Journal of Cell Biology.
La proteina-calamita si chiama HMGB1 e funziona come un campanello di allarme, una specie di sirena molecolare che lancia un SOS ogni volta che una cellula muore. "E' la prima molecola in grado di dire alle cellule staminali dove andare", ha osservato Bianchi. E' possibile che quello individuato da questo studio non sia l'unico meccanismo di richiamo delle cellule staminali, ma di sicuro e' il primo finora scoperto.
Il risultato di questa ricerca, finanziata da Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), Telethon, ministeri della Salute e della Ricerca, e Organizzazione Parent Project per la Distrofia muscolare di Duchenne, risolverebbe cosi' uno dei grandi problemi delle terapie basate sulle cellule staminali: riuscire a indirizzarle tutte nel posto giusto, senza dispersioni. Iniettare la proteina-calamita dove c'e' la lesione da riparare vorrebbe dire avere a disposizione un amplificatore molecolare capace di richiamare tutte le staminali ed evitare dispersioni.
Cio', ha osservato Bianchi, si tradurrebbe in un beneficio gia' con le tecniche tradizionali, che consistono nel prelevare le cellule staminali dallo stesso paziente, coltivarle in laboratorio per farle moltiplicare e quindi reiniettarle nello stesso paziente. Una contemporanea iniezione della proteina HMGB1 potrebbe aumentare il successo dell'intervento, permettendo di utilizzate tutte le cellule.
Avere a disposizione un simile allarme puo' permettere di fare un passo in avanti: "invece di estrarre le cellule staminali, queste possono essere direttamente attratte iniettando la proteina HMGB1". "Iniettare quantita' aggiuntive della proteina-calamita, oltre a quella prodotta con la lesione, permetterebbe di avere "un segnale piu' forte, come se si alzasse il volume", ha aggiunto Bianchi.
Secondo i ricercatori questo meccanismo di richiamo potrebbe aprire nuove prospettive anche nella ricerca contro il cancro: essi sospettano infatti che il meccanismo di migrazione delle cellule staminali sia simile a quello con cui i tumori generano le metastasi. Se da una parte si potrebbe favorire la migrazione delle cellule staminali per la riparazione dei danni ai tessuti, dall'altra si potrebbe contrastare la formazione di metastasi con inibitori della proteina HMGB1. Ma, precisano gli esperti, saranno ancora da 3 a 10 anni prima che si possa arrivare alla sperimentazione di una terapia.
"Gia' due anni fa -ha rilevato Bianchi- avevamo scoperto che ogni volta che le cellule muoiono rilasciano all'esterno alcune proteine del nucleo". Tra queste sostanze c'e' la proteina-calamita. Due anni fa sembrava essere soltanto il "canto del cigno" delle cellule morenti. Si era scoperto che a questo messaggio le cellule reagiscono in modo diverso, a seconda della loro identita': alcune si muovono per andare a prendere il posto delle cellule morte, altre si dividono, altre ancora lanciano l'allarme e iniziano una reazione infiammatoria.
Adesso si e' scoperto che e' molto di piu': la sua presenza non segnala soltanto la morte di una cellula, ma mette in movimento le cellule staminali. Grazie a questa sostanza "le cellule immature migrano, proliferano e assumono l'identita' delle cellule da sostituire", ha aggiunto il ricercatore. Grazie alla proteina HMGB1 non sbagliano strada e raggiungono l'obiettivo.
 
 
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La proteina-calamita si chiama HMGB1 e funziona come un campanello di allarme, una specie di sirena molecolare che lancia un SOS ogni volta che una cellula muore. "E' la prima molecola in grado di dire alle cellule staminali dove andare", ha osservato Bianchi. E' possibile che quello individuato da questo studio non sia l'unico meccanismo di richiamo delle cellule staminali, ma di sicuro e' il primo finora scoperto.
Il risultato di questa ricerca, finanziata da Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), Telethon, ministeri della Salute e della Ricerca, e Organizzazione Parent Project per la Distrofia muscolare di Duchenne, risolverebbe cosi' uno dei grandi problemi delle terapie basate sulle cellule staminali: riuscire a indirizzarle tutte nel posto giusto, senza dispersioni. Iniettare la proteina-calamita dove c'e' la lesione da riparare vorrebbe dire avere a disposizione un amplificatore molecolare capace di richiamare tutte le staminali ed evitare dispersioni.
Cio', ha osservato Bianchi, si tradurrebbe in un beneficio gia' con le tecniche tradizionali, che consistono nel prelevare le cellule staminali dallo stesso paziente, coltivarle in laboratorio per farle moltiplicare e quindi reiniettarle nello stesso paziente. Una contemporanea iniezione della proteina HMGB1 potrebbe aumentare il successo dell'intervento, permettendo di utilizzate tutte le cellule.
Avere a disposizione un simile allarme puo' permettere di fare un passo in avanti: "invece di estrarre le cellule staminali, queste possono essere direttamente attratte iniettando la proteina HMGB1". "Iniettare quantita' aggiuntive della proteina-calamita, oltre a quella prodotta con la lesione, permetterebbe di avere "un segnale piu' forte, come se si alzasse il volume", ha aggiunto Bianchi.
Secondo i ricercatori questo meccanismo di richiamo potrebbe aprire nuove prospettive anche nella ricerca contro il cancro: essi sospettano infatti che il meccanismo di migrazione delle cellule staminali sia simile a quello con cui i tumori generano le metastasi. Se da una parte si potrebbe favorire la migrazione delle cellule staminali per la riparazione dei danni ai tessuti, dall'altra si potrebbe contrastare la formazione di metastasi con inibitori della proteina HMGB1. Ma, precisano gli esperti, saranno ancora da 3 a 10 anni prima che si possa arrivare alla sperimentazione di una terapia.
"Gia' due anni fa -ha rilevato Bianchi- avevamo scoperto che ogni volta che le cellule muoiono rilasciano all'esterno alcune proteine del nucleo". Tra queste sostanze c'e' la proteina-calamita. Due anni fa sembrava essere soltanto il "canto del cigno" delle cellule morenti. Si era scoperto che a questo messaggio le cellule reagiscono in modo diverso, a seconda della loro identita': alcune si muovono per andare a prendere il posto delle cellule morte, altre si dividono, altre ancora lanciano l'allarme e iniziano una reazione infiammatoria.
Adesso si e' scoperto che e' molto di piu': la sua presenza non segnala soltanto la morte di una cellula, ma mette in movimento le cellule staminali. Grazie a questa sostanza "le cellule immature migrano, proliferano e assumono l'identita' delle cellule da sostituire", ha aggiunto il ricercatore. Grazie alla proteina HMGB1 non sbagliano strada e raggiungono l'obiettivo.
 
 
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